Anche per me l'argomento del racconto è nato da fatti realmente accaduti, o almeno in parte.
- Lo spunto principale è nato da una conversazione con un sedicenne molto in gamba (e molto caruccio) che, nel descrivere il proprio disagio con
le femmine, mi ha detto "Il problema non è trovare una ragazza, anzi.."
Da quell'
anzi si è aperto tutto uno scenario che mi ha portata ad immaginare Marcello, un ragazzo che rifiuta i rapporti d'amore vissuti in chiave consumistica e/o di performance. Ovviamente il ragazzo della vita vera non è così assertivo, a sedici anni non è facile resistere alla mentalità del gruppo, ma mi piaceva pensare che esistesse un tipetto così.
E questa è la risposta al quesito di
@alessandra , la spiegazione del finale.
- L'inizio, invece, con la scena della tizia che ascolta casualmente i discorsi delle ragazze, riporta esattamente ciò che mi è accaduto qualche tempo fa e non è vero che io stessi origliando (come ha suggerito la perfida
@bouvard 
), ero completamente stecchita dall'affermazione "Ho fatto la buona"; non ho rivelato la mia presenza perché ero imbarazzata molto più delle fanciulle. Però la frase mi è rimasta impressa e mi ha fatto riflettere molto su ciò che le varie generazioni ritengono normale o trasgressivo, e sul mio esser stata una ribelle un tempo e preoccupata oggi.
E questo è il nocciolo del racconto.
- Poi ci sono miei ricordi di liceo: le ossidoriduzioni in chimica (che mi piacevano), le ore passate in bagno per non essere interrogata in greco, il compagno di classe che per attirare l'attenzione parlava sempre di suicidio, le ragazze emancipate che sbandieravano le proprie esperienze, sono altrettanti eventi della mia memoria.
- E poi c'è Tinder, che io non conoscevo prima di aver visto il documentario "Il truffatore di Tinder", in cui viene spiegato come funziona il meccanismo degli incontri. Ho pensato: se descrivo questo, è sicuro che non mi sgamano perché lo sanno tutti che non sono molto tecnologica. E forse ha funzionato.

- E poi.. mah, credo che tutto lo svolgimento dell'incontro fra i protagonisti sia stato un tentativo da parte mia di rimettere le cose a posto, infatti scriverlo mi è piaciuto molto, un po' come recuperare la dolcezza che non trovo nei ragazzi in carne ed ossa.
E questo spiega forse il mio entusiasmo per il racconto di Ayu: la preferenza per la funzione consolatrice o ripararatrice della letteratura. E forse spiega anche perché io non abbia commentato Macigni, che consolatorio non è affatto. Già.