Finito anch'io.
Come immaginavo, non ci ho capito niente.
Singolarmente preso, ogni racconto finisce senza concludersi veramente.
I rimandi da uno all'altro farebbero pensare a un filo rosso che li lega e ne spiega le parti più oscure, ma impossibile per me raccapezzarci qualcosa.
A proposito, ma i due famosi Peter Stillman che Quinn incontra all'inizio, identici ma uno messo male e uno tutto ben vestito... quando poi Quinn decide di seguire quello più trasandato, avranno un senso? Ho quasi pensato che lo Stillman che si incontra nell'ultimo racconto fosse quello messo bene.
Per un po', ne La stanza chiusa, ho pensato addirittura di essere davanti a qualcosa simile a L'uomo duplicato di Saramago e che il protagonista e Fanshawe fossero la stessa persona. Poi, preseguendo nella lettura, ho pensato che Sophie e il marito scomparso si fossero messi d'accordo per incastrare il protagonista e che alla fine Quinn sarebbe risaltato fuori.
Poi mi sono arresa e ho capito di aver sbagliato approccio: questi non sono racconti gialli, ne thriller polizieschi. Hanno a che fare con lo smarrimento della mente. Finita la lettura la sensazione è quella di aver attravarsato una casa degli specchi piena di gente, senza riuscire a capire veramente nè quale fossero le persone reali nè quali quelle specchiate o addirittura immaginate.
Ci provo a rimuginare ancora sù, ma temo che non troverò un senso, e forse nemmeno Auster ce l'aveva in mente.