LXXXVIII Cineforum - Il primo giorno della mia vita di Paolo Genovese

Ondine

Logopedista nei sogni
Ho visto il film e l'ho trovato pretenzioso.
L'unico momento autentico e di una bellezza vera e spontanea per me è stato l'incontro tra Sara Serraiocco e Lino Guanciale dove, senza bisogno di frasi sul senso della vita e di insegnamenti espressi dall'alto di una cattedra, ho percepito un piccolo istante di felicità. Davvero emozionante nella sua apparente semplicità.
 

isola74

Lonely member
L'idea di base del film non è una novità e pecca forse un po' di buonismo però a me è piaciuto.
E confermo che una delle scene migliori è quella delle luci della gente felice, che si accendono e spengono velocemente: la felicità in fondo è un attimo.
 

isola74

Lonely member
Un film bellissimo che rientra a pieno titolo fra i miei preferiti, ho aperto la voce in piccola cineteca con la recensione.

Vedere la vita senza di noi è doloroso sempre e non perché è bella o brutta, ma perché va avanti, va avanti comunque.

Questa frase, che nel film si riferisce all'idea di vedere coloro che restano dopo che ce ne siamo andati, si può applicare anche solitudine, ed è vero che fa male sentire che il mondo va avanti anche se tu sei rimasto indietro, bloccato come in una palude da cui non riesci a uscire, e anche quei pochi che ti vedono spesso non riescono a vedere quanto sia difficile uscirne, per quanto ci provi. E quando ti svegli ed è un nuovo giorno sai che la vita va avanti, e la tua immensa sofferenza che ti schiaccia è invisibile a tutti gli altri, la senti solo tu, come se non fossi davvero parte di questo mondo e non esistesse modo di tornare a camminare e vivere la vita come tutti gli altri.
Quoto tutto!!
 

rita esaù

New member
Cara Pathurnia, all'inizio quando ho letto il tuo commento ho pensato: ecco un'altra che si è infrollito il cervello votandosi al buonismo. Mah, sarà l'età.:rolleyes:
Poi però mi sono rammentata di quanto sai essere subdola. Devo proprio ricordarti l'ultima recensione che hai fatto a proposito di un certo libro giallo, dove hai terminato il discorso dicendo : "E' da leggere? E perché no?" Il che, detto da una vipera come te, vuol dire "Se avete tempo da perdere e avete finito i sudoku, potete anche leggere questo giallo, in fondo non fa vomitare".
Allora, se tu dici "sono riuscita a vedere il film. Ne sono contentissima", può voler dire le seguenti cose:
1) intendevi ringraziare chi te l'ha passato;
2) volevi - una volta tanto - smettere di essere ipercritica, perché hai quasi stroncato la casa dei libri e qualche altro che adesso non mi viene in mente;
3) volevi dire e non dire, Infatti non affermi che il film è bello, attenzione, ma dici "Sono riuscita a vedere il film. Ne sono contentissima". Per come ti conosco, potresti star dicendo che hai passato un periodo di melma e che un po' di giulebbe ti ci voleva.
Secondo me ti riconosci perfettamente nei commenti di @qweedy e di @Ondine. Il film forse è anche ben confezionato, ma non poteva non essere superficiale, altrimenti sarebbe stato Ingmar Bergman, non coso, come si chiama il regista. Vabbè ci siamo capiti. Ma forse non sei tu sola ad aver passato un'estate di melma, forse è il periodo storico (?) che stiamo attraversando che è così, allora un film che ti dica che la felicità è questione di saper cogliere l'attimo può essere utile. Utile, eh? non artistico, o profondo, o interessante.
Quindi, quando dici "Grazie per questo momento", se ben ti conosco, stai dicendo "Grazie per il cioccolatino".
E' vero o no?:cool:
 
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Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Cara Pathurnia, all'inizio quando ho letto il tuo commento ho pensato: ecco un'altra che si infrollito il cervello votandosi al buonismo. Mah, sarà l'età.:rolleyes:
Poi però ho mi sono rammentata di quanto sai essere subdola. Devo proprio ricordarti l'ultima recensione che hai fatto a proposito di un certo libro giallo, dove hai terminato il discorso dicendo : "E' da leggere? E perché no?" Il che, detto da una vipera come te, vuol dire "Se avete tempo da perdere e avete finito i sudoku, potete anche leggere questo giallo, in fondo non fa vomitare".
Allora, se tu dici "sono riuscita a vedere il film. Ne sono contentissima", può voler dire le seguenti cose:
1) intendevi ringraziare chi te l'ha passato;
2) volevi - una volta tanto - smettere di essere ipercritica, perché hai quasi stroncato la casa dei libri e qualche altro che adesso non mi viene in mente;
3) volevi dire e non dire, Infatti non affermi che il film è bello, attenzione, ma dici "Sono riuscita a vedere il film. Ne sono contentissima". Per come ti conosco, potresti star dicendo che hai passato un periodo di melma e che un po' di giulebbe ti ci voleva.
Secondo me ti riconosci perfettamente nei commenti di @qweedy e di @Ondine. Il film forse è anche ben confezionato, ma non poteva non essere superficiale, altrimenti sarebbe stato Ingmar Bergman, non coso, come si chiama il regista. Vabbè ci siamo capiti. Ma forse non sei tu sola ad aver passato un'estate di melma, forse è il periodo storico (?) che stiamo attraversando che è così, allora un film che ti dica che la felicità è questione di saper cogliere l'attimo può essere utile. Utile, eh? non artistico, o profondo, o interessante.
Quindi, quando dici "Grazie per questo momento", se ben ti conosco, stai dicendo "Grazie per il cioccolatino".
E' vero o no?:cool:
Cara esau/rita (ad una attenta come te non sarà sfuggito che ho omesso l'accento sulla u), devo ammettere che un pochino ci hai preso, diciamo al 99%.
Sì, il mio non era un commento sul film ma su come mi sentivo dopo averlo visto. Come se per un attimo mi avessero restituito tante belle cose perdute, ad esempio la befana. Anche se poi per quest'ultima perdita non posso prendermela con nessuno, vedi, ero proprio io quella bimbetta che fingeva di dormire, la notte prima del 6 gennaio, mentre spiava il papà e la mamma che sistemavano sotto l'albero il triciclo rosso. Ma questa è un'altra storia.;)
Orbene, dicevamo del film. Sai quali sono i due personaggi che mi son piaciuti? Il padre del ragazzino influencer, l'attore Antonio Gerardi, così ottuso, venale, completamente disumanizzato ma così tristemente probabile. E Valerio Mastrandrea, il motivatore svuotato. Certo il primo era solo un cammeo; il secondo invece poteva essere approfondito, ma questo avrebbe sbilanciato l'equilibrio tra i vari personaggi. Eppure anche nella sua superficialità ha una sua coerenza. Proprio perché fa il motivatore, Napoleone conosce tutti gli appigli, tutti gli argomenti a favore della sopravvivenza, ma sa anche che quando la rete di certezze, speranze, illusioni, inganni, che ci tiene intrecciati alla vita si è lacerata, quando si è spezzato il filo di desiderio che ci fa andare avanti, allora si spalanca la voragine di quell'altra pulsione, la pulsione di morte.
E non è detto che questa sia sofferenza; gli altri soffrono e non capiscono che è il loro soffrire che li tiene legati all'esistenza. Lui non soffre, semplicemente si è allontanato, è già altrove e nemmeno il bimbo che sta per nascere può farlo tornare indietro.
Quindi il finale del film mi è sembrato intelligente.
Devo però confessare che per un attimo m sono illusa che si salvasse anche Napoleone, dopo aver visto in metropolitana il ragazzo che, pur di realizzare il proprio sogno di cantare, fa l'artista di strada. Il motivatore potrebbe pensare di essere stato bravo nel proprio lavoro, ma si limita ad un lievissimo sorriso. Come se dicesse a se stesso: non sono stato io, è lui che ha trovato la forza di realizzare i suoi sogni. Più sconsolato di così..
Il resto è consolatorio ma ben confezionato, si lascia vedere anche se uno ha ancora dei sudoku da finire.:)
Va meglio così?:p
 
Ultima modifica:

Dory

Reef Member
Allora... ci ho provato con molto entusiasmo, perché la trama mi ricordava il libro divertentissimo di Nick Hornby "Non buttiamoci giù".
Ma dopo mezz'ora stavo già per addormentarmi e l'ho interrotto. Non so se dare una seconda chance, forse mi aspettavo qualcosa di più frizzante. A parte le canzoncine in auto di Servillo... il resto, mah...
 

MaxCogre

Well-known member
Uh io ho visto il film tratto dal libro di NH, fichissimo. Purtroppo questo di genovese nn riesco a vederlo perché quando ci clicco mi manda su altri siti, per caritá, interessanti (sex&drugs&gambling) ma alla fine non me lo apre... ma grazie ai vostri commenti come l avessi giá visto lol. Direi che nonostante un po di 'moralismo dall alto' mi sarebbe piaciuto
 

MaxCogre

Well-known member
Mi sembra che sia gli entusiasti che i detrattori concordano che il film mette bene in evidenza la solitudine che accompagna queste situazioni, e credo che sia un buono spunto
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Mi sembra che sia gli entusiasti che i detrattori concordano che il film mette bene in evidenza la solitudine che accompagna queste situazioni, e credo che sia un buono spunto
Personalmente non vedrei tanto i detrattori ma al limite i critici :)
Come tu ben sai "critico" viene dal verbo greco krínō, ‘giudico’, ma anche "scelgo", "discrimino", e mi sembra che distinguere il cosiddetto messaggio dalla forma in cui è espresso sia quello che abbiamo fatto.
Comunque mi piace questa tua nuova veste diplomatica, direi quasi da "tessitore".
Non è che sei la reincarnazione di un certo Giulio?:unsure:;):)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
In fin dei conti mi è piaciuto abbastanza, chiudendo un occhio e forse anche metà dell'altro su un po' di retorica (eh sì, lo è anche la scena delle lucine, ma è così carina...) e sul modo decisamente edulcorato con cui è stato trattato l'argomento. Non basta un confronto con altri aspiranti suicidi e con uno strano individuo per decidere di non farlo più, ma credo che il regista lo sappia e abbia scelto di agire in modo leggero e un po' surreale, come è nel suo stile. La trama è scorrevole e i personaggi sono gradevoli, sebbene un po' stereotipati. Mi è piaciuta la trovata del bambino aspirante suicida, il cinismo di Napoleone (vai e fidati dei motivatori) e quello della ragazza interpretata dalla Serraiocco, attrice che non conoscevo.
Finale per me inatteso e soddisfacente.
 
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