Dostoevskij, Fedor - Il giocatore

isola74

Lonely member
Finito oggi di leggerlo! Libro piacevole, a tratti tragico e a tratti esilarante... non è così la vita in fondo??
 

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Forse uno dei suoi libri più belli perchè davvero lo rappresenta..il protagonista è Feodor stesso, divorato dia debiti di gioco, e la "famme Fatale" è tal Apollinaria- Susslova, donna per la quale si è giocato tutto ciò che aveva, di cui era innamorato ma che lui stesso ha definito come rovinosa...ed anche il casinò in cui è ambientato..Feodor è stato priprio lì...
Per quanto riguarda lo stile, io che ho avuto modo di leggerlo anche in originale, posso garantire che il suo stile è tutto tranne che raffinato...scriveva per pagarsi i debiti, acnhe quando non aveva voglia, non aveva idee, come poteva preoccuparsi dello stile...?:?
Ciò nonostante, a parte le memorie dal sottosuolo su cui stendo volentieri un velo pietoso, lo adoro..
 

empireofthesun

New member
Nella Roulettenburg, di Dostoevskij ho subito visto la cittadina tedesca di Baden Baden, conosciuta per le sue terme e casino', e spesso meta dei nobili russi, infatti esiste pure una chiesa ortodossa(russa). Sono andato su wikipedia e ho letto questo:

Siamo in Germania, in una fittizia città termale di nome Roulettenburg (probabilmente ispirata alla celebre cittadina renana Baden Baden) nella quale il casinò attira molti turisti.

C'é qualcun'altro che in Roulettenburg ci ha visto Baden Baden?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Nella Roulettenburg, di Dostoevskij ho subito visto la cittadina tedesca di Baden Baden, conosciuta per le sue terme e casino', e spesso meta dei nobili russi, infatti esiste pure una chiesa ortodossa(russa). Sono andato su wikipedia e ho letto questo:

Siamo in Germania, in una fittizia città termale di nome Roulettenburg (probabilmente ispirata alla celebre cittadina renana Baden Baden) nella quale il casinò attira molti turisti.

C'é qualcun'altro che in Roulettenburg ci ha visto Baden Baden?

sicuramente Dostoevskij ha voluto citare la città alla moda per i nobili spendaccioni del tempo, ricreandone l'ambiente e le abitudini
 

Apart

New member
Bellissimo. Uno dei miei preferiti. Fin dall'inizio del romanzo aleggia un'inquietudine che fa presagire qualcosa di grave, di drammatico, di catastrofico. La follia si percepisce nell'aria, cresce nel corso della vicenda narrata, fino a diventare palpabile nel finale. Con Il giocatore si assiste al materializzarsi della dipendenza da gioco. La ragione, nel tentativo assurdo di dominare il caso, diviene vittima della passione, fino al punto del non ritorno, l'irreversibile, dove la passione diventa possessione. La persona viene annientata, svuotata, ridotta in miseria. Assoggettata ormai al volere di un'entità diabolica superiore. Non c'è più via di scampo per il protagonista, ormai vittima di un disegno più grande di lui. Questo romanzo stupisce per la sua realtà, quando mostra in maniera lucida i pensieri, le inquietudini, le debolezze che portano una persona a perdersi nel gioco. Gli do il massimo dei voti.
Fa ridere la buffa compagnia al seguito del generale. Istrionici e divertenti i personaggi.
 

Bacci

New member
Stupendo... L'ho finito di leggere da poco e già lo metto tra i mie preferiti. Il personaggio della vecchia e arzilla nonna è qualcosa di spettacolare, così come le miserie umane ritratte, come spesso capita in Dostoevskij, con grandissima abilità. Consigliatissimo :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
E' il secondo libro di Dosto che leggo e, vuoi per la sua brevità, vuoi perchè forse per me non era il momento giusto, non riesco a ritrovarvi la grandezza di "Delitto e castigo", anche se senz'altro è un romanzo notevole, condito da un'acuta caratterizzazione dei personaggi, strettamente legata alla nazionalità di ciascuno, e da uno spirito vivace che alleggerisce i drammi del protagonista, impedendo al lettore di vederli come tali poichè egli stesso sembra lasciarsi scivolare addosso tutto ciò che gli capita prendendo il tutto con filosofia, lasciando che prevalga il lato ironico o autoironico e muovendosi con disinvoltura in questa perfetta gabbia di matti. I meccanismi psicologici legati al vizio del gioco sono descritti in maniera sottile, in modo che chi legge si immedesimi alla perfezione in chi, per questa passione, è disposto a rinunciare a tutto, compreso l'amore per cui era pronto ad annullare se stesso fino a qualche tempo prima. L'adrenalina - che toglie la lucidità necessaria per giungere alla conclusione che chi è vittima del gioco è comunque un perdente - a tratti sembra quasi schizzare fuori dalle pagine, in particolare nella parte che riguarda l'esilarante nonna, che da sola vale la lettura del libro.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Libro sopravvalutato e titolo ingannevole.
Lo avrei intitolato piuttosto "Moine da corteggiamento" e non "Il giocatore": parla della roulette e della "malattia" del gioco per massimo due-tre paginette.
Deludente.
 

velvet

Well-known member
Ottimo libro! Dostoevskij ha la capacità di caratterizzare perfettamente i personaggi dalle loro riflessioni, parole ed azioni. La seconda metà, a partire dall'arrivo della nonna, è anche molto divertente e la descrizione della febbre del gioco è ben resa con serietà ed ironia insieme.
Molto bello anche il finale, fatto di consapevolezza e di inutile speranza e fiducia, per niente scontato visto che si tratta di un libro in parte autobiografico.
 

Spilla

Well-known member
L'ho trovato leggermente inferiore ai grandi capolavori di Dostoevskij, soprattutto nelle prime pagine dove la scrittura è frettolosa e un po' confusa. Ma verso la metà... ecco un mondo che si apre, è come un'epifania, Dostoeskij svela l'Uomo, costruisce archetipi, non personaggi. Una forza narrativa che secondo me non ha uguali.
 

Nerst

enjoy member
Attualissimo ritratto della dannazione che colpisce chi è ingoiato dal gioco d' azzardo.
La roulette ammalia tutti col suo fare vorticoso e i personaggi sono la pallina, che da essa, viene fatta saltare da una celletta numerata all' altra, decidendo la gioia e la rovina di chi è ipnotizzato a guardala.
Il protagonista a parer mio è stato fin troppo fortunato a vincere più volte, ma si ritroverà a passare momenti bui. La figura della nonna è indimenticabile nella sua tenerezza e le ultime pagine mi hanno fatto salire l' ansia per l' ultima giocata di Aleksej Ivànovic.
Consigliato.
 

madeline88

Member
Mi è difficile esprimere un giudizio netto su questo libro.

I primi capitoli non mi hanno entusiasmato e non ne ho apprezzato pienamente i dialoghi, a mio parere un pò confusi.
Tuttavia, ho trovato coinvolgente la descrizione del modo in cui il gioco si è impadronito totalmente della vita del protagonista, inducendolo a rinunciare a qualsiasi altro interesse, all'amore e persino ai suoi ricordi.

Oggi ricco, domani domestico per due soldi, il giorno dopo ancora pronto a partire per una nuova destinazione. Un modo di vivere superficiale agli occhi di tutti, in cui il proprio destino è affidato alla sorte e al denaro. Questo mi ha realmente colpito e dato modo di riflettere: il desiderio di certezza contrastato dalla passione incontenibile per il rischio, il rischio di perdere tutto da un momento all'altro. Ma quel brivido, quegli attimi che precedono la voce del croupier, sono gli unici per cui vale la pena vivere.

Il mio voto è 3/5 perchè solo l'ultima parte del libro mi ha lasciato qualcosa.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Per me è stata una piacevole rivelazione, era una rilettura, ma non ricordavo più niente e temevo ci fosse troppa parte legata al gioco; forse in questo ha ragione Ger, il titolo può ingannare il lettore e fargli perdere la possibilità di deliziarsi con questo breve romanzo.
Anche io avrei messo un altro titolo, ma comunque simile: La giocatrice oppure I giocatori, visto che la nonna alla roulette è presente forse più del protagonista ed è assolutamente imperdibile.
Ho deciso di (ri)leggerlo dopo aver sentito qualcosa a riguardo dal prof Dorfles nel programma tv Per un pugno di libri, questa vecchietta mi ha incuriosita e poi incantata, è davvero esilarante nella sua smania di giocare alla sua età senza averlo mai fatto prima.
Il gioco è un vizio, lo so, e rispetto tutti coloro che ne sono stati coinvolti, ma si può anche sorridere di fronte a dei comportamenti esagerati senza sentirsi per forza in colpa... anche qui sta la grandezza del Dosto che ha saputo -attraverso la sua personale esperienza- trasmetterci le emozioni e le sensazioni provate dai personaggi presenti nell'opera, facendocele rivivere in maniera del tutto scorrevole e per niente noiosa.
 

Tanny

Well-known member
Il caro buon vecchio Dosto non delude mai ed è capace di descrivere in modo eccellente l'animo umano, nello specifico mette in risalto il problema del gioco d'azzardo che si impadronisce completamente della vita delle persone, una questione purtroppo molto attuale.
Voto 4/5
Consigliato
 

Trillo

Active member
Dopo aver appreso che Il giocatore è stato scritto da Dostoevskij in meno di 30 giorni in preda alla fretta e alla pressione di una scadenza che se non rispettata lo avrebbe mandato in rovina, ho cominciato la lettura di questo romanzo con il pregiudizio che dovesse rivelarsi una delusione, quasi un'opera da cancellare dalla memoria per non rovinare la reputazione del grande scrittore che è stato. Devo dire invece che mi ha piacevolmente sorpreso: è un libro intrigante, ricco di eventi e situazioni che si succedono senza soluzione di continuità creando un incessante senso di curiosità, attesa, sospensione e tensione. Complice di queste sensazioni è un protagonista che, per quanto colto ed intelligente, è completamente in balia degli eventi, all'oscuro dei sentimenti e delle intenzioni di chi lo circonda, totalmente perso e azzerato prima nell'amore per Polina, poi dal gioco della roulette che ne risucchia gli ultimi barlumi di ragionevolezza e lucidità.

Ho letto tra i commenti precedenti che il titolo non sembra accordarsi pienamente con la storia narrata, e durante la lettura ho avuto anch'io questa impressione. Ho provato inizialmente a giustificare il titolo pensando che l'appellativo del giocatore fosse da attribuire anche al modo in cui il protagonista Aleksej "gioca" le sue carte per conquistare Polina, ma poi ho dovuto ricredermi su tutto. Per rendere meglio l'idea di ciò che voglio dire e di ciò che ho provato alla fine del libro, mi è venuto in mente un concetto di psicologia, espresso da un test sull'attenzione selettiva abbastanza famoso, e che vi propongo nel link qui sotto, se non lo avete mai visto. Le istruzioni sono in inglese, ma sono molto semplici: dovete riuscire a contare quante volte i giocatori vestiti di bianco si passano la palla fra loro. Se non lo avete mai visto, vedete direttamente il video senza leggere prima i commenti o cercare informazioni a riguardo.

https://www.youtube.com/watch?v=IGQmdoK_ZfY

Nell'avviarmi verso la fine, e poi riflettendo a posteriori, mi sono reso conto che Dostoevskij non stava descrivendo la figura del giocatore in sé, quanto piuttosto il percorso ed i meccanismi che portano a diventare tale, inserendoli nella cornice di vicende quotidiane che, nel succedersi come un tornado, si portano in primo piano sollevando un polverone di elementi che noi lettori cerchiamo di cogliere e mettere insieme focalizzando su questi la nostra attenzione, senza badare a ciò che in realtà sta accadendo al protagonista. Come lo stesso Aleksej, anche noi non ci rendiamo conto della trasformazione che si sta sviluppando dentro di lui, sottovalutiamo la sua condizione di fragilità, di vulnerabilità, di instabilità, e i piccoli segnali del cambiamento in atto, mentre lentamente, passando pazientemente per gradi, la dipendenza dal gioco fa il suo corso e comincia a serpeggiare silenziosa nella mente e nell'animo del protagonista, fino ad impossessarsi completamente di lui. Il finale, quando la bufera degli eventi si disperde, il polverone svanisce e la trasformazione del protagonista si palesa ormai limpida e compiuta, mi ha lasciato di stucco e mi ha portato a capire che, come nel video sull'attenzione selettiva tendiamo a concentrarci sui passaggi della palla ignorando ciò che accade intorno, mentre leggiamo questo romanzo tendiamo a focalizzarci sulla storia, sugli sviluppi, sui personaggi, sulle loro intenzioni e sui loro comportamenti, perdendo però di vista alcuni importanti elementi di fondo (o per lo meno, per me è stato così). Nel video si trattava dell'invasione di campo del gorilla, del cambiamento di colore della tenda e dell'uscita di scena di un giocatore, nel romanzo si tratta della lenta e progressiva invasione di "mente" della dipendenza dal gioco, della conseguente trasformazione di colore della vita del protagonista e dell'uscita di scena di ogni pensiero, sentimento o prospettiva di vita che non coincidano con il gioco d’azzardo, che alla fine risucchia l’essenza stessa del protagonista e lo trascina sull'orlo del baratro. È così che alla fine sono rimasto spiazzato, sorpreso come quando il video ti chiede se hai notato il gorilla, la tenda e il giocatore e tu non ci hai fatto caso, ma ormai le cose hanno fatto il loro corso, e per quanto il romanzo lasci la conclusione in sospeso, non posso che essere pessimista a riguardo.

Non posso esprimere un parere più ampio e più critico non avendo ancora letto quelli che vengono considerati i capolavori di Dostoevskij. Il giocatore forse non si può considerare una sua opera maggiore, sarebbe certamente potuta essere ben più corposa e maggiormente sviluppata sotto il profilo psicologico, storico e sociale, ma a me è piaciuta, mi ha soddisfatto, l'ho trovata decisamente diversa e più interessante dei romanzi del suo primo periodo che ho avuto modo di leggere.
 

MadLuke

New member
Le diverse declinazioni dell'arrivismo

E' certamente una delle opere minori di Dostoevskij, eppure apprezzabile nella sua brevità, in quanto interamente dedicata a esplorare le dinamiche di uno dei vizi più comuni dell'animo umano, qual è l'arrivismo, oggi come e forse più di ieri. In prospettiva più etica rispetto al normale significato, chiamo "arrivismo" la smania di raggiungere una certa posizione sociale o economica, senza affrontare alcun percorso di crescita personale. Questa tendenza, comune a tutti i personaggi del romanzo, come suggerisce il titolo stesso, si esprime per la maggiore nell'ambizione di grandi e facili vincite al gioco d'azzardo. Ma attorno al "giocatore" protagonista e e altri compagni di sventura si muovono altri individui, altrettanto privi di amor proprio, che rinunciando perfino al rischio economico, cercano unicamente di sfruttare le ingenuità e debolezze degli altri per fini materiali personali.
Il fondo dell'animo umano, che il maestro sa ben scrutare, come ha dimostrato in ogni sua opera, viene impietosamente rivelato però solo nel finale, quando anche l'amore, per se stessi e degli altri, viene volgarmente calpestato per dar spazio al più insulso spirito di rivalsa.
 
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