Castelli... e le loro storie

Masetto

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BEWARE! Ghost





Il fantasma di Azzurrina nella rocca di Montebello



In un castello situato a Montebello, in provincia di Rimini, nella seconda metà del XIV secolo sparì misteriosamente una bambina che ancora oggi fa parlare di sé: si tratta di Guendalina Malatesta, conosciuta da tutti come il fantasma “Azzurrina”.
Guendalina era albina e aveva i capelli bianchi. L'albinismo, nel medioevo, era fonte di sospetto e paura, per cui i suoi genitori non le permettevano mai di uscire dal castello e le avevano tinto i capelli con una sostanza a base di erbe, ma che emanava dei riflessi azzurri. Così tutti iniziarono a chiamarla Azzurrina.
Ma la storia che viene tramandata da secoli riguarda la sua strana morte, avvenuta all'interno del castello. Si racconta che il 21 giugno 1375 durante un temporale Azzurrina stesse giocando con una palla fatta di pezza e spaghi. La palla rotolò giù per una scala che conduceva alla ghiacciaia e la bambina corse a recuperarla. Due soldati udirono un grido e si precipitarono a cercarla, ma ogni tentativo di ritrovarla fu inutile. Il castello e l’intero borgo furono setacciati per giorni e giorni... Azzurrina era scomparsa, come dileguata nel nulla.
Ogni cinque anni, il 21 giugno (solstizio d’estate), nel castello si sente la voce della bambina che ride o piange. Da tempo molti studiosi ed esperti stanno tentando di capire l’origine di questi suoni. Dal 1990 sono state effettuate anche delle registrazioni dell'evento, che vengono fatte ascoltare ai turisti che visitano il castello. In questi nastri, realizzati dalla RAI e dall'Università di Bologna, si sente una voce di bambina piangere sottovoce in mezzo ai rumori di un temporale. L’università di Bologna iniziò subito degli studi approfonditi e si riuscì, durante il solstizio nel 1995, a registrare anche il rumore della palla che rimbalzava, il rintocco di alcune campane e la voce più limpida di Azzurrina, tanto da capire che pronunciava la parola “mamma”. Oggi il castello di Montebello è visitato da centinaia di persone non solo per il suo valore storico-artistico, ma anche per il fantasma di Azzurrina.





Il “fantasma termico” del castello di Bardi



La leggenda
Nel quindicesimo secolo, momento di scontri frequenti fra piccoli e grandi feudatari, si consumò una intensa storia d’amore tra Soleste, figlia di un nobile alla corte dei Landi, e Moroello, comandante della guarnigione del castello.
Un giorno il coraggioso condottiero partì, alla testa delle sue truppe, per difendere la zona da un nemico..Passarono i giorni e le notti, con la giovane donna sempre in attesa sul grande mastio della fortezza.
Finché un giorno apparve all’orizzonte una moltitudine di cavalieri, ma con indosso le armature nemiche. Soleste si sentì perduta e, incapace di sopportare il dolore, si lanciò nel vuoto.
In realtà erano le truppe amiche che, in segno di spregio per lo sconfitto, ne avevano vestito l’armatura.
Moroello, accortosi del tragico equivoco e vinto dal rimorso per essere stato la causa della tragedia, si gettò anch’esso dall’alto del mastio.
L’antefatto
Girava voce negli ambienti paranormali che strane cose accadevano nel castello. Alcuni giuravano di aver udito suoni e canti, oppure un bisbiglio di voci in quella che fu l’antica locanda del castello o un rullare di tamburi e passi cadenzati nei percorsi della ronda. Altri avevano visto misteriose luci alla sommità del mastio e segnalato che cerchi di pietre si erano formati misteriosamente nella “Piazza d’Armi” durante la notte. Il personale rincarava la dose aggiungendo che grosse pietre ogni tanto si spostavano dalla loro sede naturale così come l’oggettistica nelle sale espositorie.
Il fatto
Così vennero chiamati Michele Dinicastro e Daniele Gullà, ex ricercatori del Centro Studi Parapsicologici di Bologna (CSP), probabilmente la più importante organizzazione italiana del settore, ed attualmente membri del Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica.
La loro accurata indagine raggiunse il suo momento più importante e spettacolare quando riuscirono a fotografare, all’interno del castello, un “qualcosa” apparentemente fuori dal comune.
Era il 16 ottobre 1999 ed uno dei trentuno scatti effettuati nell’arco di un ora da un apparecchio fotografico a raggi infrarossi (in termine tecnico, una termocamera) registrò una “macchia” dall’aspetto antropomorfo. Contemporaneamente, né i presenti né una macchina fotografica normale avevano evidenziato nulla di anomalo. La zona fotografata, una breve scalinata che conduce alla “Sala del Boia”, fu scelta per l’esperimento perché indicata insistentemente da due sensitive. Un giusto dosaggio di filtri applicati alla fotografia rese poi più chiara l’immagine di un uomo visto di profilo e a mezzo busto:

Per chi volesse “approfondire”:

http://www.centrostudifortiani.it/Bardi.htm





Il Castello dei Collalto a Susegana



Infine un “caso” delle mie parti (Treviso). Qui non ci sono “prove”, ma solo una graziosa leggenda.

Legata al vecchio castello che conserva il nome dei Collalto è la triste storia di Bianca, sussurrata con timore dai nostri padri, narrata da noti autori come Francesco Dall'Ongaro e Pasquale Negri intorno alla metà dell'Ottocento, portata sulle scene da Giuseppe Lorenzetti a Venezia (1865). Ecco come narrò la leggenda nel 1925 la Contessa Maria di Collalto:
<< Per porre fine ai secolari contrasti tra le potenti famiglie dei Collalto e dei Caminesi. il conte Tolberto chiese la mano di Chiara, la bella figlia dei Da Camino. Pace fatta? Certo, ma ... la donna era gelosa all'estremo. Così, se le relazioni pubbliche erano diventate ottimali, la tranquillità matrimoniale della coppia era offuscata dai continui sospetti, tanto che il Conte decise senza rammarico di partire per la guerra.
La figlia di un fedele servo dei Collalto, Bianca, graziosa e buona, era cameriera di fiducia della Contessa. Prima di partire, Tolberto, armato di tutto punto, si recò nella camera della moglie. Bianca stava per l'appunto pettinando la signora. Costei, che era dinanzi allo specchio, vide in esso come il Conte, dalla porta, salutasse con un gesto la sua cameriera e come costei avesse le lacrime agli occhi.
Tacque, ma appena il Conte fu lontano, ardendo di gelosia, fece rinchiudere la giovane nelle carceri sotterranee del castello e quindi, benché la disgraziata giurasse di non aver mai avuto una relazione amorosa con il padrone, la castellana diede ordine di murarla in una torre. Allorché Tolberto ritornò dalla guerra e apprese il tremendo caso, non si sentì di vivere al fianco della donna, che la passione aveva condotto a tanto delitto, e la cacciò dal castello.
Da allora la tradizione dei Collalto narra come il fantasma di Bianca appaia ai membri della famiglia, cui viva aveva portato tanto affetto, quand’è imminente una grande gioia o una sciagura. Coloro che affermavano di aver veduto il fantasma, narravo che è vestito di bianco e, se annuncia sventura, cela il viso sotto un velo nero. >>
 

Brethil

Owl Member
Masetto anche io ho visitato i castelli di Montebello e Bardi :)
Le leggende che sono ad essi legate sono veramente interessanti e lo sarebbero anche senza le "prove" da te citate.
Però che tristezza il negozio di souvenir a tema alla fine della visita guidata! :mrgreen:
 

Mizar

Alfaheimr
Beh, qui gli architetti han seguito un’altra strada, mescolando elementi eterogenei e "preconfezionati" (vari tipi di torri, ambienti “storici”, decorazioni wagneriane,…). Nel complesso secondo me sono riusciti a creare un’atmosfera fiabesca, almeno all’esterno, e infatti il castello è diventato famoso. Anche se a guardarlo con un po’ d’attenzione si vede quant’è strampalato, squilibrato ed eccessivamente colorato: sembra quasi un Lego! Ma se mai volessi apprezzare qualcosa di quest’edificio devi soprassedere un’attimo sui suoi difetti.
Poi riguardo agli interni non so, dalle sole foto è difficile farsi un’idea…
Strampalato, eccessivamente et. In somma ed in sintesi, come dicono qui a Napoli: un'Ammescafrancesca (fatta malissimo) :mrgreen:

Sì; stanze come queste sono assolutamente neobarocche:



Vero, infatti non si tratta degli interni di Neusch O_O

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Mi rivolgo a tutti ed anicole e Masettone in particolare: mi sapete dire qualcosa di castelli svedesi? ( Skokloster; Drottningholm etc...)
 
Scusate, non me ne ero acorta...:mrgreen:
Il sbaglio è tutto mio.:W....
A dire il vero, siccome sempre quando si parla del Ludivig II si nomina sempre solo il primo castello, non conoscevo fatto che lui ne ha fatto costruire anche altri... cosi, ho mischiato tutto insieme in un grande minestrone...:W
Riguardo i castelli svedesi, conosco Gripsholm (Gustavo I) e Orebro (costruito da Birger Jarl)...:)
 

Mizar

Alfaheimr
Scusate, non me ne ero acorta...:mrgreen:
Il sbaglio è tutto mio.:W....
A dire il vero, siccome sempre quando si parla del Ludivig II si nomina sempre solo il primo castello, non conoscevo fatto che lui ne ha fatto costruire anche altri... cosi, ho mischiato tutto insieme in un grande minestrone...:W)
L'avevo immaginato, nic. Infatti avevo riconosciuto il corridoio dell'Herren (copiato di sana pianta o quasi da VersailleS :W)
:wink:

Riguardo i castelli svedesi, conosco Gripsholm (Gustavo I) e Orebro (costruito da Birger Jarl)...:)
Me ne puoi parlare se ne sai qualcosa ?
Devo andare in Svezia *_*
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Nicole, l'Alhambra è un sogno, veramente stupenda, tanti anni fa ho alloggiato nel Parador che c'è all'interno, una vera e propria favola

paradorAlhambra.jpg
 
Heidelberg – Il fascino delle rovine





Fin dai tempi remoti, il famosissimo castello di Heidelberg e la pittoresca città vecchia hanno ispirato pittori, poeti, scrittori e compositori. Soprattutto i romantici tedeschi del XIX secolo come Goethe, Hölderlin o Eichendorff hanno trasfigurato Heidelberg in mito e città del romanticismo. Ogni anno, milioni di visitatori di tutto il mondo si fanno incantare da questa città giovane dalla storia antica. Ma anche la scienza ha sempre giocato un ruolo incisivo nella più antica città universitaria. Inoltre, Heidelberg è considerata una delle realtà economiche di spicco in Germania. Romantica e idilliaca, cosmopolita e dinamica: Heidelberg, fonde con grazia apparenti contraddizioni: il mito e la modernità.



Il castello di Heidelberg è noto in tutto il mondo. L’imponente rovina troneggia maestosa sul centro storico. Non sono da mancare assolutamente la corte del castello come anche la botte di vino più grande del mondo. “Sul sentiero dei filosofi”, innumerevoli poeti, pensatori e sapienti si lasciarono ispirare dal grandioso panorama sulla città e sulla vegetazione rigogliosa. La città vecchia fa rivivere il passato e, nelle piccole vie laterali, attendono il visitatore preziosità storiche e moderne. Da segnalare il ponte vecchio che attraversa magnificamente le acque del fiume Neckar.



Heidelberg dovrebbe essere una città all’interno di un micro stato, il Palatinato.
Dovrebbe, perché si tratta di un sogno. Costruita con mattoni, che messi insieme hanno creato un castello, un palazzo da principe delle fate, strade come nei racconti delle nonne, piazze pensate e costruite da architetti che avevano a cuore le sorti e la felicità degli uomini. Poi ci sono i giardini incantati e le fontane che neanche a immaginarle potrebbero essere più belle. Praticamente un falso. Invece è tutto vero. E incredibile, ma è così.
Infatti chi va a Heidelberg non riesce più a staccarsi e il pensiero corre di continuo a quelle strade, piazze, chiese, giardini, a quel castello. Come esseri animati continuano ad affacciarsi alla memoria, per ricordare che se forse il paradiso non esiste, un piccolo eden in terra sì. E c’è dell’altro: vi ricordate di Biancaneve e i sette nani di Walt Disney? Quelle casette così struggenti e impalpabili? O del cottage nel bosco, tutto delizie e fiori, in cui Paperino o Topolino si rifugiano di tanto in tanto? O delle abitazioni di alcuni personaggi di Cenerentola? Ebbene, secondo l’architetto Scatena i disegnatori della Disney si sono ispirati all’architettura altoatesina. In realtà la matrice è Heidelberg. Questo luogo, sopravvissuto alla morte degli incanti, perpetua il filo impalpabile e struggente di una dimensione onirica, eppure presente, che non si riesce a identificare. Una ragnatela di rugiada emotiva che invischia e lega inesorabilmente. Persino Goethe, che di viaggi se ne intendeva, non riuscì più a staccarsi da questo paese e fu “obbligato” a tornarvi periodicamente. Oggi è tutto rimasto come quattro secoli fa, fatta eccezione per l’indipendenza politica, perché questo microregno, chiamiamolo così, fu sottomesso nel 1620 e da allora ha perso la libertà e non è contato più nulla come stato autonomo. Smarrita potenza economica, ha conservato la dimensione del mito. E non soltanto per motivi architettonico-urbanistici.

Il fatto è che a Heidelberg si è verificata una serie di eventi straordinari. Qui è nata una storia d’amore che ha varcato la memoria dei secoli e simultaneamente è stata possibile la realizzazione di uno stato dove tutte le razze, religioni, ideologie politiche poterono convivere serenamente. In questo clima propizio di assoluta pace sociale sono fioriti studi umanistici e scientifici all’insegna non della concorrenza, ma della collaborazione attiva. Incredibile, ma vero. E come fu possibile? Per capirlo occorre addentrarci in una vicenda di passioni e di politica, di incantesimi e di intrighi, di mistero e di magia.



Nei primi anni del 1600 il re Giacomo di Inghilterra, nipote della grande Elisabetta, ha due figli, Enrico ed Elisabetta la giovane. Sono entrambi intelligenti, colti, curiosi e dotati di quella “brillantanza” di cui ho avuto modo di parlare. Tutto questo probabilmente è patrimonio genetico ereditato dalla loro grande zia. Come lei si interessano di esoterismo e di magia e come lei sono circondati da poeti, filosofi e letterati che conoscono tali discipline. Non a caso hanno contatti con Shakespeare, che da quando ha conosciuto Giordano Bruno, il mago, è diventato un altro uomo e ha votato se stesso alla divulgazione del sapere ermetico.
Ma di Shakespeare avremo modo di parlare in seguito. Insomma i due sono personaggi straordinari e tutte le forze europee contrarie agli odi di religione vedono in Enrico non solo il futuro re di Inghilterra, ma anche l’uomo che potrà evitare un gigantesco conflitto tra i paesi cattolici e quelli protestanti.
Peccato che Giacomo, il loro padre, sia poco più di un inetto e di un vigliacco. Irresoluto e timido nei confronti delle arroganti potenze cattoliche, si illude di poter rimanere neutrale in caso di conflitto globale dovuto ai fondamentalisti delle varie confessioni. Sia come sia, questo re, in tanta inettitudine riesce a prendere una decisione saggia. Una, ma buona. Dare in moglie sua figlia a Federico V del Palatinato. Un altro giovane colto e decisamente portato agli stessi interessi esoterici della promessa sposa. Inoltre Federico simpatizza subito con il futuro cognato, Enrico. L’amore-amicizia tra questi tre giovani è salutato da tutto il mondo tollerante come una benedizione del Signore. Loro sì che saranno in grado di fermare l’orrore della guerra. Sono forti, decisi, coraggiosi, illuminati, perché non sperare nel futuro? In un domani dove il mondo sia più tollerante?
Nel 1613 Federico giunge a Londra, le nozze sono imminenti nel tripudio generale. Un entusiasmo assoluto, senza precedenti. Ma Satana, il “senza madre”, ovvero l’escluso dal Femminile, ci mette la sua mano malata. Enrico, la speranza degli uomini ragionevoli, si ammala di una febbre comune e non viene curaro a dovere. Decede in poche ore.
Terribile. Il sogno europeo di pace e liberalità frantumato da un banale raffreddore. Ma c’è chi non si arrende agli eventi. Federico ed Elisabetta, assecondando l’ultimo desiderio di Enrico in fin di vita, si sposano ugualmente nella data stabilita. Poi partono per il Palatinato. È il 1613 e fino al 1620 assistiamo a Heidelberg al miracolo del regno del paradiso in terra. Qui accade quello che tutte le anime dolci hanno desiderato da sempre. Libertà di culto, di fede, di ricerca, di studi. A quell’epoca era un vero miracolo. In più era stata attuata una provvidenziale pace tra le classi e una assoluta integrazione razziale.
Insomma, la mitica età dell’oro rediviva.
Poi accade l’imprevisto. Muore Rodolfo re di Boemia, che già aveva compiuto una notevole apertura in direzione della tolleranza religiosa, e i suoi cittadini eleggono come erede proprio Federico V, già noto per la sua liberalità. Lui commette l’errore di accettare. È uno sbaglio, perché la liberalità in un paese piccolo come il Palatinato poteva essere tollerata dai fanatici religiosi, ma non nella Boemia, importante crocevia commerciale. Quelle idee di giustizia vera e applicata potrebbero diventare contagiose e nelle menti offuscate dalla devastazione fondamentalista non è neppure concepibile.
I cattolici con potenti eserciti muovono guerra contro la Boemia e il Palatinato. E il codardo Giacomo di Inghilterra non interviene a favore della figlia Elisabetta. Ah, se fosse staro vivo Enrico! Forse è destino dei sogni quello di sgretolarsi nelle tenebre. Le forze oscure dell’odio prendono fatalmente il sopravvento. Nella battaglia della Montagna Bianca Elisabetta e Federico vengono sconfitti. Da quel momento la Boemia e tutti i paesi limitrofi perdono la libertà per sempre. È il 1620 e coloro che non erano corsi in aiuto ai due sposi saranno travolti da una guerra immane. Forse la più catastrofica mai avvenuta in Europa. Gli storici la identificano come “guerra dei trent’anni”, perché durò tre lunghi decenni contraddistinti da stragi, saccheggi, pestilenze, roghi, torture, stupri e battaglie spietate che ridussero la popolazione europea di due terzi. Un’ecatombe che non è possibile paragonare nemmeno a quella della Seconda guerra mondiale. Un girone infernale in cui precipitarono tutti gli abitanti d’Europa, e ovviamente tutto questo fu giustificato in nome di Dio.
Comunque questa è la storia ufficiale. Adesso invece è importante leggerla attraverso il tessuto, tra i ricami invisibili della stoffa, per scoprire la trama del Femminile.



Brillantanza? Brillantanza.

...
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Masetto

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Poderoso, massiccio: una vera montagna di pietra. Cosi si presenta, al centro di Gand, Gravensteen, il “castello del conte”, fin dal IX secolo sede dei potenti conti di Fiandra, di cui fu per secoli il ‘mastino’ a controllo della città e dei suoi riottosi mercanti.

Bello :) . Davvero "poderoso"
 
Ancora del Chateau de Chantilly:

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Petits appartaments.................. La Galerie des Actions de M. le Prince ........................ Grande Singerie



L'Antichambre............................................ Chambre de la duchesse................................. Le Salon de musique



Le Salon de Condé

http://www.domainedechantilly.com/clip.html
 
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Il castello di Eilean Donan

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Il castello di Eilean Donan è una delle immagini più simboliche della Scozia, famosa in tutto il mondo. Situato su un’isola alla confluenza di tre grandi laghi marini, e circondato da un paesaggio suggestivo, non c'è da meravigliarsi che il castello sia una delle attrazioni più visitate e importanti delle Highlands scozzesi.
Pur essendo stato abitato fin da circa il sesto secolo, il primo castello fortificato risale alla metà del tredicesimo secolo, edificato per proteggere le terre di Kintail. Da allora, sono state costruite e ricostruite almeno quattro diverse versioni del castello nel corso delle pluricentenaria storia feudale scozzese.
Parzialmente distrutto nel corso di una rivolta giacobita nel 1719, il castello in rovina rimane abbandonato per quasi 200 anni fino a quando il sottotenente colonnello John MacRae-Gilstrap acquista l’isola nel 1911 e riporta il castello al suo passato splendore. Dopo 20 anni di estenuanti lavori di ristrutturazione, il castello riapre i battenti nel 1932.

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LA STORIA - Il nome Eilean Donan, o isola of Donan, deriva in tutta probabilità dal nome di un santo irlandese del sesto secolo, il vescovo Donan, che raggiunse la Scozia intorno al 580 d.C. La zona in cui è situato il castello presenta numerose chiese dedicate a Donan che, a quanto sembra, avrebbe formato una piccola comunità sull’isola durante il tardo settimo secolo.
La prima struttura fortificata viene realizzata solo all’inizio del tredicesimo secolo al fine di proteggere le terre di Kintail dai Vichinghi che avevano saccheggiato, occupato e controllato gran parte del nord della Scozia e le isole occidentali tra il 800 e il 1266. Dalla metà del tredicesimo secolo, questa zona diventa il ‘regno di mare’ dei Lords of the Isles (I Signori delle isole), è raggiungibile essenzialmente dal mare, ed è controllata dai capiclan, il cui potere è rappresentato dal numero di uomini e galee o ‘birlinns’ che possiedono. Eilean Donan è la struttura difensiva perfetta.

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Col passare dei secoli, il castello subisce espansioni e riduzioni in grandezza. Il castello medievale era probabilmente il più grande, con le torri e un muro di cinta che racchiudeva quasi tutta l’isola. Il torrione principale si stagliava nel punto più alto dell’isola. Intorno alla fine del quattordicesimo secolo, l’area occupata dal castello si riduce a circa un quinto di quella originale e, anche se le motivazioni non sono ben chiare, questa riduzione è probabilmente correlata al numero di uomini richiesti per difendere la struttura. Entro il sedicesimo secolo viene aggiunta alla parete orientale una struttura a corona come piattaforma per la nuova arma da fuoco, il cannone.

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Eilean Donan è stato anche teatro delle rivolte dei Giacobiti nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, culminate nella distruzione del castello …
Nel 1719 il castello viene presidiato per i Giacobiti da una guarnigione di 46 soldati spagnoli, che allestiscono un deposito di polvere da sparo, in attesa dell'arrivo delle armi e del cannone dalla Spagna. Il governo inglese viene a conoscenza della rivolta programmata e manda tre fregate armate fino a denti: la Flamborough, la Worcester e la Enterprise, destinate ad appianare la situazione. Il bombardamento del castello dura tre giorni, anche se con scarso successo dato l'enorme spessore delle pareti del castello, che in alcuni punti supera i 4 metri. Alla fine dei tre giorni, il capitano Herdman della Enterprise manda i suoi uomini sulla terraferma e sconfigge i difensori spagnoli. Dopo la resa, le truppe governative scoprono il magazzino che contiene 343 botti di polvere da sparo, che utilizzano per distruggere i resti del castello…

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Per gran parte dei 200 anni successivi, le spoglie rovine del castello rimangono abbandonate per quasi due secoli, in balia delle intemperie, fino a fino a quando il tenente colonnello John MacRae-Gilstrap acquista l’isola nel 1911. Insieme al suo capomastro Farquar Macrae, dedica i successivi 20 anni della sua vita alla ricostruzione del castello di Eilean Donan, riportandolo al suo splendore originale. Il castello viene ricostruito rispettando la planimetria ancora disponibile delle fasi precedenti e la ricostruzione viene ultimata ufficialmente nel luglio 1932.

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http://eileandonancastle.com/informazioni.htm
 
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sergio Rufo

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Neuschwanstein– Il sogno di Ludwig II di Baviera






Il castello si erge su uno sperone vertiginoso che domina la gola del Pollat. La costruizione accentua questo senso di vertigine, di slancio verso il cielo. Le superbe torri, le numerose finestre, la disposizione apparentemente bizzarra suggeriscono l’idea di un luogo fatato, come di un sogno “atterrato” sulla roccia.



IL CASTELLO FIABESCO DI UN PRINCIPE SOGNATORE – Ludwig II di Wittelsbach divenne re di Baveri nel 1864 alla morte del padre Massimiliano II Guseppe. Grande appassionato del medioevo e delle opere di Wagner, inizio la costruzione del castello di Neuschwanstein nel 1869. Purtroppo non poté portarlo a compimento: dichiarato infermo di mente, nel 1886, fu deposto e pochi giorni dopo morì annegato nel lago di Starnberg, in misteriose circostanze.



INTROVERSO E SOLITARIO – Fin dall’infanzia Ludwig manifestò forti tendenze a rifiugarsi nel mondo dei sogni, un’inarrestibile pulsione verso il mondo irreale, e crescendo, verso le conoscenze occulte. Appassionato di storia medievale, e soprattutto influenzato dal significato nascosto delle opere di R. Wagner, Ludwig decide di farsi costruire un castello solitario, che rievocasse per lui il fascino dell’epoca della cavalleria. Scelta la località, scrisse entusiasta a Wagner: “Il luogo è uno dei più belli che si possa sognare, sacro e inaccessibile!”.



COSTRUZIONE SIMBOLICA – Neuschwanstein, con il suo aspetto fiabesco, corrispondeva perfettamente ai desideri del sovrano. La sua parte più importante è il grande palazzo, con la vertiginosa succesione di stanze sovrapposte. Gli ambienti sono improntati a un grande lusso: marmi, affreschi, oro, strutture architettoniche grandiose, grandi colone che impreziosiscono le vaste sale. Ma su tutto dominano i soggetti degli affreschi e delle sculture, con motivi ripetuti che si rifanno a conoscenze antiche e dimenticate. Questo era la tendenza dominante alla fine dell’Ottocento: recupero di stili del passato, uniti con elementi di modernità, in quello che sarà conosciuto come lo stile eclettico.




Tra gli ambienti più significativi è la cosiddetta “camera di lavoro”, decorata con gli afreschi ispirati al “Tannhauser” di Wagner. Accanto una stanza a forma di grotta, con stalattiti artificiali, funge da giardino d’inverno; in origine vi si trovava anche una piccola cascata.



La Sala dei Cantori: i dipinti richiamano alla legenda di Parsifal.



La Sala di soggiorno



La camera da letto, stile gotico fiammeggiante. I dipinti sono dedicati al poema Tristano e Isolda



La sala del trono è uno splendido ambiente disposto su due piani, che occupa tutta l’ala occidentale del palazzo e presenta decorazioni ispirate all’arte bizantina.


Il medaglione di Ludwig II

Visitato, bello ma irreale.
Che tipo quel Ludwig II. Roba da leggere la biografia.
 

sergio Rufo

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ah, la scozia.
Ci sono andato non so quante volte, due, tre...terra stupenda.
Terra affascinante.
Ci tornero'.

In queste pagine c'e' la foto del castello di Loch Ness...Usququarte,,,non ricordo bene il nome. Quello diroccato..sul lago.
Che posto!
 

Meri

Viôt di viodi
Qualche anno fa sono stata in Valle D'Aosta e sono rimasta affascinata da questa regione, sia x i resti di età romana sia x i castelli. Issogne del 1400, Verrès del 1500 e il castello da fiaba di Gressoney, sembrava che da un momento all'altro potesse uscire la Bella Addormentata. :wink:
 
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