un'idea d'accademia
Però… In effetti è un’idea…
Togliamo ogni sovrastruttura, puntiamo all’autenticità. Ci capita d’esser nervosi? Esplicitiamolo, senza mascherare, niente recite, perché non “regalare” all’interlocutore il nostro autentico io? Con tutta probabilità farà altrettanto naturalmente. I toni si alzeranno, chi sa fin dove, con costrutto ed esiti da analizzarsi, fruttuosi o meno non saprei, ma certamente veri, “nature”.
Non so… a me lascia perplesso questa tinta in negativo e per definizione deformante dell’essere o dell’agire, di ciò che è sovrastruttura al naturale, all’istinto, all’ontologico vitale. Le leggi? I costumi? Le parole? Il vivere civile? L’educato portarsi? L’urbanità dei modi? Fate voi.
Le sovrastrutture possono avere (e ben spesso hanno in verità) risvolti esiziali questo è fuor di dubbio. Neanche si discute. Fino alla completa falsatura del tutto e completa mutazione sovversiva del reale vero. Ma al solito, dipende essenzialmente dall’uso che si fa del mezzo.
L’idea insomma è accattivante assai, ma di scarsa, anzi nulla applicazione e rilevanza pratica. Da platonica accademia mi verrebbe da dire. Riusciamo davvero ad immaginare il nostro esistere senza parole? O, più in generale, senza sovrastrutture?
Perché in radice le sovrastrutture sono invece la modalità, il mezzo, con cui più esseri umani si mettono d’accordo su come relazionarsi, come entrare in reciproco contatto, quasi uno stabilire, in qualche modo un concordare la lingua con cui comunicare affinchè ci si possa intendere. Sono costruzioni di somma utilità, a mio modo di vedere. Di più. Necessarie ed ineliminabili.
Alterano? Falsano? Intrinsecamente introducono cesure? Forse. A volte sicuramente si.
Ma la risposta vera, in realtà è: “dipende”.
Dipende se 'si' oppure 'no', probabilmente di natura intrisecamente almeno un pochino 'si', e, infine quando 'si', in che misura.
Nulla è più convincente di un solido ed argomentato ragionamento pacatissimo ed a bassa voce.
Che si fa, esprimiamo ad istintivi gesti ciò che dobbiamo/vogliamo comunicare o utilizziamo il rischiosamente deformante strumento della parola?
Senza leggi (scritte) saremmo alle mani ed oltre ogni tre per due e sostanzialmente solo le muscolature più dotate avrebbero la meglio. Non mi sentirei peraltro d’affermare che il vero desiderio di ciascuno (mediamente) non sia il vivere, per quanto possibile, in armonia coi propri simili piuttosto che in una perenne giungla.
E così via...
Senza insomma, la vedo dura. Far a meno delle sovrastrutture (utilizzate a modo) intendo, anzi durissima. Ed alternativa pratica non saprei davvero immaginare. Senza, temo che al rango di bestie poco più poco meno saremmo rimasti, per semplice impossibilità di comunicare seriamente. Non necessariamente la filtratura relazionale introduce una reale ipocrisia, o, meglio un reale scostamento con la sostanza vera, dell’essere e/o dell’agire. Essa è in realtà la traduzione in una sorta di lingua comune, funzionale all'intendersi.
Perché lo scostamento, quello di sostanza ed inaccettabile, tipicamente è una sovrastruttura che provvediamo a mettere noi. Ben spesso con intenzione... ma questo va da sé.
Come va da sé che da noi dipende, ( e questo per pigrizia, ignavia ed umano limite è ben più difficile…) il non far diventare sostanza di noi ciò che è necessaria forma e propinare all'altro, nel comune linguaggio, non il linguaggio ma noi.