Iniziato ieri,
sono abbastanza indietro, non ho nemmeno finito il I capitolo.
Però l'ho già letto anni fa, e posso dire, da quel che ricordo, che non ci sono colpi di scena tali da sconvolgere e quindi, per quanto mi riguarda, posso leggere tutti i post, anche quelli dei lettori più veloci.
Prime impressioni:
molte analogie con la Metamorfosi, primo per l'assurdità dell'evento, che non ha spiegazione, anche se è meno incredibile del ritrovarsi trasformati in insetto.
E poi anche per alcune somiglianze fra i protagonisti. Come Gregor, K. è un uomo dedito al lavoro, preciso, monotono, forse ancora più "quadrato", senza particolari sentimenti (almeno Gregor aveva un grande amore per la sorella e delle aspettative su di lei).
Sicuramente antipatico, sicuro di sè.
Almeno lui comunque si dibatte un po' di più di Gregor di fronte a quello che succede e alle palesi assurdità di molte cose.
Ma sembra anche piano piano farsene una ragione, entrare nel meccanismo, accettarle e comportarsi di conseguenza.
Dunque, io Kafka me lo ricordo proprio così: cioè non si deve cercare una logica nei suoi racconti e romanzi, bisogna assolutamente sospendere ogni razionalità, e lasciarsi trasportare negli ingranaggi del racconti come vuole lui, come fanno i protagonisti.
Ed è quello che mi è sempre piaciuto (di Kafka oltre alla Metamorfosi, i racconti e Il processo, ho letto anche Il Castello), perchè si deve conservare lo schema del ragionamento logico (e tutti i personaggi fanno grandi ragionamenti, autoconsistenti, si fanno domande e danno risposte) ma nella realtà la premessa di ogni ragionamento non ha alcuna logica, perchè la vita non ne ha.
E' spiazzante e per me è un'esperienza di lettura profonda.
Lo stile, che per Germano è faticoso e forse anche "brutto", per me è proprio l'unico che può sostenere il contenuto, non ne saprei immaginare uno più efficace in questo.
Vado avanti,
mi sembra per ora di essere l'unica a cui il libro piace.
Francesca