Finito.. a parte i capitoli "stornati"
Insomma, vedo che alcuni battono la fiacca nel fine settimana...
Non io, che HO FINITO, al di là delle mie più rosee previsioni, non avrei mai detto che ce l'avrei fatta in così poco tempo.
Andiamo con ordine. Intanto commenti veloci, poi ci torno con più calma
1) capitolo zio Leni avvocato.
Ancora la figura dello zio Leni mi sembra divertente e ironica. Anche quella dell'avvocato.
Su K. che se la spassa con le donne, la cosa sembra chiarirsi al capitolo in cui revoca il mandato all'avvocato, quando l’avvocato gli dice che le donne trovano belli gli imputati.
2) Il pittore: un'altra figura divertente per certi versi.
Il capitolo però risulta davvero pesante con tutti i discorsi sia dell'avvocato che del pittore stesso, stancante.
Da questo capitolo in poi invece, tutto mi sembra precipitare nella cupezza. Cupo il capitolo nel duomo, con questo buio senza fine che viene sottolineato ad ogni paragrafo. La storia del guardiano e della Legge non sono riuscita a capirla bene, perchè come al solito, e come succede in tutto il romanzo, le spiegazioni successive dicono tutto e il contrario di tutto.
E alla fine vale la frase:
La gius¬ta com¬pren¬sione di una cosa e il frain¬tendi¬men¬to del¬la stes¬sa cosa non si es¬cludono del tut¬to a vi¬cen¬da
Così anche se la spiegazione di Germano mi sembra la più convincente, mi rimane qualcosa di incompreso, come se ci potesse essere una chiave che fa ribaltare tutto il significato, in quel chiedersi se il guardiano è o no anche lui ingannato e soprattutto chi èil protagonista della storia, il guardiano o l’uomo che chiede di entrare.
La fine lascia senza fiato, primo perché arriva senza nessuna preparazione, il romanzo si sa è incompiuto.
Quindi rimane la domanda: come si arriva alla sentenza, cosa aveva in mente Kafka per arrivarci.
Ma nemmeno sembra troppo strano, tutto il romanzo è così assurdo che sembra sempre che manchi qualcosa, quindi si riesce anche a digerire questo salto incredibile.
K. sembra accettare la sentenza come qualcosa di inevitabile.
Come è diverso il K dell’ultimo capitolo dal K. di tutto il romanzo e dall’inizio!
Fino alla sua visita in duomo se ne segue abbastanza bene l’evoluzione, si capisce che si sta trasformando, questo procedimento che ha addosso lo sta plasmando, lo rende diverso, ha stravolto tutte le sue priorità, ha minato le sue convinzioni.
Ma alla fine, è un uomo consumato e ormai senza più un briciolo di voglia di combattere quello su cui si abbatte la sentenza. Un uomo che già si intravedeva nelle parole miti e di messe che scambia con il cappellano delle carceri, un uomo ben diverso da quello ancora fiero e speranzoso che va per revocare l’avvocato e assiste alla scena con il commerciante Block.
Intanto butto giù queste cose, mi riaffaccio per le considerazioni finali.
E anche vi chiedo, ma voi avete letto anche i capitoli incompiuti, quelli tolti dal romanzo?
Io per ora no, comunque è mia intenzione.
Francesca
Insomma, vedo che alcuni battono la fiacca nel fine settimana...
Non io, che HO FINITO, al di là delle mie più rosee previsioni, non avrei mai detto che ce l'avrei fatta in così poco tempo.
Andiamo con ordine. Intanto commenti veloci, poi ci torno con più calma
1) capitolo zio Leni avvocato.
Ancora la figura dello zio Leni mi sembra divertente e ironica. Anche quella dell'avvocato.
Su K. che se la spassa con le donne, la cosa sembra chiarirsi al capitolo in cui revoca il mandato all'avvocato, quando l’avvocato gli dice che le donne trovano belli gli imputati.
2) Il pittore: un'altra figura divertente per certi versi.
Il capitolo però risulta davvero pesante con tutti i discorsi sia dell'avvocato che del pittore stesso, stancante.
Da questo capitolo in poi invece, tutto mi sembra precipitare nella cupezza. Cupo il capitolo nel duomo, con questo buio senza fine che viene sottolineato ad ogni paragrafo. La storia del guardiano e della Legge non sono riuscita a capirla bene, perchè come al solito, e come succede in tutto il romanzo, le spiegazioni successive dicono tutto e il contrario di tutto.
E alla fine vale la frase:
La gius¬ta com¬pren¬sione di una cosa e il frain¬tendi¬men¬to del¬la stes¬sa cosa non si es¬cludono del tut¬to a vi¬cen¬da
Così anche se la spiegazione di Germano mi sembra la più convincente, mi rimane qualcosa di incompreso, come se ci potesse essere una chiave che fa ribaltare tutto il significato, in quel chiedersi se il guardiano è o no anche lui ingannato e soprattutto chi èil protagonista della storia, il guardiano o l’uomo che chiede di entrare.
La fine lascia senza fiato, primo perché arriva senza nessuna preparazione, il romanzo si sa è incompiuto.
Quindi rimane la domanda: come si arriva alla sentenza, cosa aveva in mente Kafka per arrivarci.
Ma nemmeno sembra troppo strano, tutto il romanzo è così assurdo che sembra sempre che manchi qualcosa, quindi si riesce anche a digerire questo salto incredibile.
K. sembra accettare la sentenza come qualcosa di inevitabile.
Come è diverso il K dell’ultimo capitolo dal K. di tutto il romanzo e dall’inizio!
Fino alla sua visita in duomo se ne segue abbastanza bene l’evoluzione, si capisce che si sta trasformando, questo procedimento che ha addosso lo sta plasmando, lo rende diverso, ha stravolto tutte le sue priorità, ha minato le sue convinzioni.
Ma alla fine, è un uomo consumato e ormai senza più un briciolo di voglia di combattere quello su cui si abbatte la sentenza. Un uomo che già si intravedeva nelle parole miti e di messe che scambia con il cappellano delle carceri, un uomo ben diverso da quello ancora fiero e speranzoso che va per revocare l’avvocato e assiste alla scena con il commerciante Block.
Intanto butto giù queste cose, mi riaffaccio per le considerazioni finali.
E anche vi chiedo, ma voi avete letto anche i capitoli incompiuti, quelli tolti dal romanzo?
Io per ora no, comunque è mia intenzione.
Francesca