Carcarlo
Nave russa, vaffanculo!
Tutti teniamo alla nostra reputazione, e pur di averne una buona, scendiamo a compromessi con l’ambiente e le persone che ci devono giudicare.
Quando parlo di scendere a compromessi, non parlo di alcuna falsità o ipocrisia, ma della semplice elasticità di carattere e buon senso di ognuno di noi.
Per fare un esempio, quando in una famiglia arriva il primogenito, i neo-genitori spesso si ritrovano a dover dare di se una nuova immagine, più rassicurante della precedente, di quando si andava in moto, si tornava tardi, si avevano due o più relazioni, si lasciavano qui e là le cartine, eccetera… e questo perché nonni e suoceri, più sono rassicurati, meno rompono le scatole.
Le madri, per rassicurare nonne e suocere, inconsciamente, arrivano persino a cotonarsi i capelli che sembrano Jacqueline Kennedy, mentre i padri, per qualche mese, mettono le calze e le mutande nella lavatrice da soli.
Questo all’inizio, quando il neonato deve ancora nascere o è appena nato.
Poi il neonato cresce, va all’asilo, al parco e bisogna frequentare anche altre famiglie di amichetti e amichette.
A questo punto, è ovvio, bisogna rassicurare anche le altre mamme e papà, perché se giudicassero male i nostri figli o – peggio - noi, ci emarginerebbero, e ciò sarebbe terribile, un fallimento.
Le possibili brutte figure in cui possiamo incorrere danneggiando la nostra immagine e colpendo la nostra reputazione, sono tante e sempre in agguato.
Diciamo che di tutte le brutte figure, la peggiore si fa quando il proprio figlio reagisce in maniera violenta contro un altro bambino, ma insomma, le probabilità che ciò accada sono anche molto basse, perciò la cosa, a noi genitori, in genere non ci impensierisce più di tanto.
Infatti, si temono di più le brutte figure più probabili anche se meno gravi, come ad esempio che la bambina esordisca con una bella parolaccia, ma non pupù – che farebbe sorridere - no, qualcosa di grosso!
Ecco, una figuraccia del genere è sempre in agguato, e noi genitori lo sappiamo e la temiamo.
E infatti, prima o poi accade, e allora i genitori, se da una parte accorrono dal bambino per fargli uno spiegone pedagogico-pediatrico-ortopedico che nemmeno il Manzoni, dall’altra stanno allerta per cogliere con la coda dell’occhio se gli sguardi altrui sono di severa disapprovazione o bonaria comprensione.
Poi, in genere, dopo lo shampoo al piccolo, ci si deve giustificare con gli altri adulti.
La verità la sappiamo tutti: quella parolaccia l’ha imparata dalla mamma quella volta che le è colato il rimmel, oppure dal papà quando la sua squadra ha sbagliato il rigore, o da entrambi quella volta che gli hanno tagliato la strada e mentre uno insultava fuori dal finestrino, l’altra issava il dito medio che sembrava la bandiera degli alpini…ma non si può dire!
Non si può dire che siamo stati noi a insegnargli la parolaccia, non si può dire che anche noi siamo come gli altri che ogni tanto ce ne scappa una, no, non si può dire!
Si cerca perciò una scusa del tipo l’ha imparata a scuola, ma non glielo facciamo pesare così se la dimentica da solo.
Si fa una pausa e poi, a bassa voce si riprende sai, a scuola ci sono anche dei bambini disadattati provenienti da famiglie disagiate; alcune famiglie hanno protestato ma non ci si può fare nulla, e poi i bambini purtroppo, anche loro, sulla loro pelle, piccini, devono imparare come gira il mondo…
Così se nostro figlio ha fatto una brutta figura mandando qualcuno a tirarsi giù le brache, noi la rimediamo facendo i finti buonisti.
Onestamente anche io ci tengo che i miei figli non parlino come bestie e a dire il vero, parolacce non gliene sento dire e nessuno mi riferisce che le dicano; che poi, onestamente, non ne farei nemmeno una tragedia se semel in anno gliene scappasse una.
Perciò, diciamo, in casa siamo abbastanza tranquilli per quanto riguarda la nostra reputazione, buona e salda, presso le famiglie degli amichetti dei nostri figli.
Ma c’è un problema.
Che non sono le parolacce.
E’ un’altra cosa.
E riguarda la più piccola, quella col musetto da topolino e la voce stridula che non ha ancora cinque anni.
E’ un problema un po’ imbarazzante, non so se parlarne.
Diciamo che l’anonimato offerto dal forum mi aiuta.
Insomma, il problema è che rutta.
Ma non che gli scappano, no.
Lei proprio inspira che sembra il gorgo in cima a una diga, ingoia metri cubi di azoto e ossigeno, comprime il diaframma ed emette un barrito degno della savana africana.
Non contenta, mentre esercita tutti i suoi muscoli intratoracei e subaddominali che sembra l’olimpiade delle frattaglie, saltella pimpante, rotea su se stessa, gonfia il petto e solleva le braccia possente che pare Conan il Barbaro, e rutta, di nuovo, come un Iveco col clacson bitonale.
LO GIURO: non ha imparato da me - anche perchè ho provato, e io a fare quelle cose non ci riesco! - non gliele ho insegnate io quelle cose. Vi prego, credetemi.
E nemmeno – potete crederci – da mia moglie che è una tutta educata che s’impara a memoria i libri della Ginzburg.
Ci siamo informati se magari a scuola c’è qualche bambino disadattato proveniente da una famiglia disagiata a cui dare la colpa, possibilmente immigrato… ma c’è andata male.
Poi scava e scava però, alla fine abbiamo scovato l’istruttore di tale barbarie.
E’ un suo compagno di classe, proveniente da buona famiglia e per niente disagiata, anzi, un futuro buon partito della zona, di cui la mia bambina è innamorata e da cui impara ogni sorta di bestialità.
Quando fa le sue scene da orangutan, ci scandalizziamo e le diciamo di smettere, che non si fa, pensa se ti vedesse qualcuno…
Per fortuna, tali spettacoli li dà soltanto in casa.
Infatti, ogni volta che usciamo, ci raccomandiamo.
Che poi, quando sono da solo e ci penso, mi viene da ridere (e credo che pure a mia moglie).
Però speriamo che le passi.
Ci sono delle volte che tremo all’idea di una sua esibizione, che poi, a differenza della parolaccia, davvero, non saprei che scusa inventare!
Magari, quando sarà grande e mi porterà a casa qualche fidanzato, le chiederò al nostro invitato di farmi vedere come rutta.
Quando parlo di scendere a compromessi, non parlo di alcuna falsità o ipocrisia, ma della semplice elasticità di carattere e buon senso di ognuno di noi.
Per fare un esempio, quando in una famiglia arriva il primogenito, i neo-genitori spesso si ritrovano a dover dare di se una nuova immagine, più rassicurante della precedente, di quando si andava in moto, si tornava tardi, si avevano due o più relazioni, si lasciavano qui e là le cartine, eccetera… e questo perché nonni e suoceri, più sono rassicurati, meno rompono le scatole.
Le madri, per rassicurare nonne e suocere, inconsciamente, arrivano persino a cotonarsi i capelli che sembrano Jacqueline Kennedy, mentre i padri, per qualche mese, mettono le calze e le mutande nella lavatrice da soli.
Questo all’inizio, quando il neonato deve ancora nascere o è appena nato.
Poi il neonato cresce, va all’asilo, al parco e bisogna frequentare anche altre famiglie di amichetti e amichette.
A questo punto, è ovvio, bisogna rassicurare anche le altre mamme e papà, perché se giudicassero male i nostri figli o – peggio - noi, ci emarginerebbero, e ciò sarebbe terribile, un fallimento.
Le possibili brutte figure in cui possiamo incorrere danneggiando la nostra immagine e colpendo la nostra reputazione, sono tante e sempre in agguato.
Diciamo che di tutte le brutte figure, la peggiore si fa quando il proprio figlio reagisce in maniera violenta contro un altro bambino, ma insomma, le probabilità che ciò accada sono anche molto basse, perciò la cosa, a noi genitori, in genere non ci impensierisce più di tanto.
Infatti, si temono di più le brutte figure più probabili anche se meno gravi, come ad esempio che la bambina esordisca con una bella parolaccia, ma non pupù – che farebbe sorridere - no, qualcosa di grosso!
Ecco, una figuraccia del genere è sempre in agguato, e noi genitori lo sappiamo e la temiamo.
E infatti, prima o poi accade, e allora i genitori, se da una parte accorrono dal bambino per fargli uno spiegone pedagogico-pediatrico-ortopedico che nemmeno il Manzoni, dall’altra stanno allerta per cogliere con la coda dell’occhio se gli sguardi altrui sono di severa disapprovazione o bonaria comprensione.
Poi, in genere, dopo lo shampoo al piccolo, ci si deve giustificare con gli altri adulti.
La verità la sappiamo tutti: quella parolaccia l’ha imparata dalla mamma quella volta che le è colato il rimmel, oppure dal papà quando la sua squadra ha sbagliato il rigore, o da entrambi quella volta che gli hanno tagliato la strada e mentre uno insultava fuori dal finestrino, l’altra issava il dito medio che sembrava la bandiera degli alpini…ma non si può dire!
Non si può dire che siamo stati noi a insegnargli la parolaccia, non si può dire che anche noi siamo come gli altri che ogni tanto ce ne scappa una, no, non si può dire!
Si cerca perciò una scusa del tipo l’ha imparata a scuola, ma non glielo facciamo pesare così se la dimentica da solo.
Si fa una pausa e poi, a bassa voce si riprende sai, a scuola ci sono anche dei bambini disadattati provenienti da famiglie disagiate; alcune famiglie hanno protestato ma non ci si può fare nulla, e poi i bambini purtroppo, anche loro, sulla loro pelle, piccini, devono imparare come gira il mondo…
Così se nostro figlio ha fatto una brutta figura mandando qualcuno a tirarsi giù le brache, noi la rimediamo facendo i finti buonisti.
Onestamente anche io ci tengo che i miei figli non parlino come bestie e a dire il vero, parolacce non gliene sento dire e nessuno mi riferisce che le dicano; che poi, onestamente, non ne farei nemmeno una tragedia se semel in anno gliene scappasse una.
Perciò, diciamo, in casa siamo abbastanza tranquilli per quanto riguarda la nostra reputazione, buona e salda, presso le famiglie degli amichetti dei nostri figli.
Ma c’è un problema.
Che non sono le parolacce.
E’ un’altra cosa.
E riguarda la più piccola, quella col musetto da topolino e la voce stridula che non ha ancora cinque anni.
E’ un problema un po’ imbarazzante, non so se parlarne.
Diciamo che l’anonimato offerto dal forum mi aiuta.
Insomma, il problema è che rutta.
Ma non che gli scappano, no.
Lei proprio inspira che sembra il gorgo in cima a una diga, ingoia metri cubi di azoto e ossigeno, comprime il diaframma ed emette un barrito degno della savana africana.
Non contenta, mentre esercita tutti i suoi muscoli intratoracei e subaddominali che sembra l’olimpiade delle frattaglie, saltella pimpante, rotea su se stessa, gonfia il petto e solleva le braccia possente che pare Conan il Barbaro, e rutta, di nuovo, come un Iveco col clacson bitonale.
LO GIURO: non ha imparato da me - anche perchè ho provato, e io a fare quelle cose non ci riesco! - non gliele ho insegnate io quelle cose. Vi prego, credetemi.
E nemmeno – potete crederci – da mia moglie che è una tutta educata che s’impara a memoria i libri della Ginzburg.
Ci siamo informati se magari a scuola c’è qualche bambino disadattato proveniente da una famiglia disagiata a cui dare la colpa, possibilmente immigrato… ma c’è andata male.
Poi scava e scava però, alla fine abbiamo scovato l’istruttore di tale barbarie.
E’ un suo compagno di classe, proveniente da buona famiglia e per niente disagiata, anzi, un futuro buon partito della zona, di cui la mia bambina è innamorata e da cui impara ogni sorta di bestialità.
Quando fa le sue scene da orangutan, ci scandalizziamo e le diciamo di smettere, che non si fa, pensa se ti vedesse qualcuno…
Per fortuna, tali spettacoli li dà soltanto in casa.
Infatti, ogni volta che usciamo, ci raccomandiamo.
Che poi, quando sono da solo e ci penso, mi viene da ridere (e credo che pure a mia moglie).
Però speriamo che le passi.
Ci sono delle volte che tremo all’idea di una sua esibizione, che poi, a differenza della parolaccia, davvero, non saprei che scusa inventare!
Magari, quando sarà grande e mi porterà a casa qualche fidanzato, le chiederò al nostro invitato di farmi vedere come rutta.
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