LXVIII Gruppo di lettura - Viaggio al termine della notte di Celine

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Minerva6

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Partecipanti in lettura

Ayu
Zingaro

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Dory
Jess
elisa


Chi mi sono dimenticata?
 
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ayuthaya

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200 pagine tonde tonde

ho ripreso un po' il ritmo... è che finiti i concorsi sto finalmente risorgendo a vita normale!!! :YY
Celine ha indubbiamente un modo di scrivere accattivante, forse troppo "materico" per i miei gusti... la prevalenza della sfera reale su quella psichica è evidente, ma non si può non restare affascinati dal suo modo di raccontare le cose, di smascherare gli inganni e mostrare lo "schifo"...
SPOILER: la vita in Africa così come ci viene descritta è da paura, e non fatico a credere che corrisponda pienamente alla realtà dell'epoca... La sola sopravvivenza è già una scommessa, le condizioni di vita sono spaventose... è una vera lotta fra sciacalli ad accaparrarsi l'ultima carogna quasi fosse il bocconcino più prelibato... Ciononostante il nostro continua a preoccuparsi di non risultare "onesto" di fronte alla Compagnia e per questo opterà per una soluzione piuttosto drastica (sono arrivata esattamente fin qua).
Mi piace molto la volontà del protagonista/scrittore di ribadire l'assurdità della condizione dei bianchi spediti in questo "inferno" come pecore condotte al macello... Questo passaggio è inquietante:
"Gli indigeni, loro, funzionano insomma solo a colpi di bastone, conservano questa dignità, mentre i bianchi, perfezionati dall'educazione pubblica, fanno da soli. Il bastone finisce sempre per stancare chi lo maneggia, mentre la speranza di diventare potenti e ricchi di cui i bianchi s'ingozzano, quella non costa niente, assolutamente niente!"
 

Dory

Reef Member
Io non ci sto capendo niente :??
Ho letto le prime pagine due volte, poi sono andata avanti, poi sono tornata indietro.
Non lo so se ce la farò mai a leggerlo tutto, boh.
Il fatto è che troppi dialoghi mi disorientano, non so perché.
Ora ho sospeso per una settimana, ma tra qualche giorno riprendo.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Io non ci sto capendo niente :??
Ho letto le prime pagine due volte, poi sono andata avanti, poi sono tornata indietro.
Non lo so se ce la farò mai a leggerlo tutto, boh.
Il fatto è che troppi dialoghi mi disorientano, non so perché.
Ora ho sospeso per una settimana, ma tra qualche giorno riprendo.

Significa che stai capendo tutto, se non capisci niente leggendo Celine significa che hai capito tutto. :)

Secondo te, io e Ayu ci capiamo qualcosa?
 

Dory

Reef Member
Significa che stai capendo tutto, se non capisci niente leggendo Celine significa che hai capito tutto. :)

Secondo te, io e Ayu ci capiamo qualcosa?

Mah, non so, è che questo tipo di narrazione con me non attecchisce.
Non so come spiegarlo, è come quella di Tolstoj, che sto seguendo con molta fatica.
Non che le stia paragonando come stile, ovviamente non c'entrano nulla, ma c'è qualcosa che li accomuna che però non so ancora definire, e che mi rende difficile seguirli e farmeli piacere. Diciamo che non toccano le mie corde...:? né i miei neuroni :mrgreen:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Mah, non so, è che questo tipo di narrazione con me non attecchisce.
Non so come spiegarlo, è come quella di Tolstoj, che sto seguendo con molta fatica.
Non che le stia paragonando come stile, ovviamente non c'entrano nulla, ma c'è qualcosa che li accomuna che però non so ancora definire, e che mi rende difficile seguirli e farmeli piacere. Diciamo che non toccano le mie corde...:? né i miei neuroni :mrgreen:

prova a leggere una cinquantina di pagine prima di abbandonare, se vuoi...

pensa a Celine come a un disadattato (non sono ironico...era un vero e proprio disadattato)

sicuramente è una questione di "corde", se non ti "tocca" pazienza, ma prova, per favore, almeno qualche pagina in più...

pensa alla sua scrittura non come ad una forma voluta...lui aveva i concetti in testa decostruiti a quel modo per davvero

scriveva "insensato" perchè lui era fuori dalla norma e perchè viveva giorni totalmente privi di raziocinio

sto facendo pubblicità al libro, manco dovessi venderlo :D
 
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ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
pag.230: SPOILER!

eccomi qui, credo di aver preso un buon ritmo (finalmente!) e spero di mantenerlo!
Bardanu, in seguito a una serie di episodi rocamboleschi e, a parer mio, non troppo verosimili (ma potrei essere smentita! mi informerò meglio, a fine lettura, dei parallelismi fra vita vera di Celine e romanzo...), sbarca in America. Qui, dopo un breve periodo in cui viene ingaggiato come "acchiappatore" e "classificatore" di pulci :? :??, "scappa" ancora una volta e finisce direttamente nel cuore di New York: Manhattan. Non aggiungo altro per ora, dico solo che le ultime due-tre pagine che parlano dell'America, del "mito (o abbaglio?) americano" e della solitudine che questo "cancro" di soldi e di sogni determina, sono a dir poco splendide. Quasi più belle di quelle sulla guerra, che -fino ad ora- erano quelle che mi avevano colpito di più.

:MUCCA :MUCCA :MUCCA
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
@Ayu; non sai quanta soddisfazione mi ha dato il tuo ultimo post.

leggere le tue cose su Celine è bellissimo, una specie di bella simbiosi.

pure per il sottoscritto le pagine sull'America sono le più folli e belle di tutto il libro (considera il periodo in cui sono state scritte...quanto cavolo era avanti sto ragazzo??).

io purtroppo sono molto più indietro (nella lettura intendo, ma anche rispetto a Celine, ovviamente :D...)

Citazione
"Quando è arrivato il momento del mondo alla rovescia, e sei pazzo se domandi perché ti ammazzano, diventa evidente che passi matto con poca spesa."

Io sono convinto che Celine, per certi versi, scrivesse "a caso" e senza riflettere, anche perchè, soprattutto in quel periodo, gli veniva male, la riflessione...ma ha avuto la grande fortuna che la meraviglia gli uscisse dalla penna a sua insaputa.

Qui ci cice che era semplice "passare da pazzo", parla di "poca spesa", quasi come se la follia fosse una merce preziosa da comprare da qualche parte. Non dice "era facile passare per pazzi". Non parla della follia in chiave negativa, ma, al contrario, come qualcosa di assolutamente positivo, come qualcosa di potenzialmente utile, che potesse servire a vedere le cose da una prospettiva diversa, più originale e meno coinvolta.

Io amo Celine, si capisce?:wink:

 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Anarchia, dolore, solitudine,.

...citazioni sparse...


"storditi da ideali assurdi, tenuti a bada da luoghi comuni stolti e bellicosi, topi già umicati, cercavamo come dei folli di scappare dalla nave in fiamme, ma non avevamo nessun piano d'insieme, nessuna fiducia reciproca."



"Noi due, non piangevamo per niente. Non sapevamo proprio dove prenderle, noi, le lacrime."


"mi credevo un idealista, e così che uno chiama i propri piccoli istinti vestiti di nuvoloni."


- E vero che sei proprio diventato pazzo, Ferdinand? mi chiese lei un giovedì.
- Lo sono! confessai.
- Allora ti cureranno qui?
- Non si cura mica la paura, Lola.


"Ci sono per il povero a 'sto mondo due grandi modi di scampare, sia con l'indifferenza generale dei suoi simili in tempo di pace, sia con la passione omicida dei medesimi quando vien la guerra."



"Noi facciamo finta di condividere il tuo sconforto, ma non si condivide la morte di nessuno"



"Si passa il tempo a uccidere o ad adorare a 'sto mondo, tutt'e due insieme « Ti
odio! Ti adoro! » Si tira avanti, ci si tiene compagnia, si appioppa la vita al
bipede del secolo dopo, con frenesia, a ogni costo, come se fosse
straordinariamente divertente perpetuarsi, come se quello ci potesse rendere in
fin dei conti, eterni.
Voglia di abbracciarsi malgrado tutto, come ci si gratta."







 

Jessamine

Well-known member
Io sto continuando a riempire di "like" i vostri post, mi sento un pochino una piccola stalker :mrgreen:
Insomma, ora come ora non riesco a riprendere la lettura, però vi seguo, mi appunto mentalmente i vostri commenti e li metto da parte per quando sarà il momento di affrontare questo viaggio.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
SPOILER (?), per tutti, ma non per Ayu :wink: pag. 140 circa

Ecco come, Celine il matto, ci descrive il suo viaggio in nave, direzione Africa. Dopo la guerra in Europa, combattuta con le armi, si dirige verso un'altra guerra, più silente, ma non per questo meno dannosa.

Ci vuole raccontare di come l’ambiente marinaro, in quel contesto, non sia dei più sani.

Quante parole servirebbero per descrivere i passeggeri stanchi, forse affamati, alcuni tra loro magari veri delinquenti?

La sporcizia, gli odori, i rumori, gli occhi indiscreti.

Forse tre pagine?
Eccolo, il matto:

I passeggeri marcivano, ripartiti nell'ombra dei sottoponti, nei fumoir, in piccoli gruppi sospettosi e carognoni.
Tutto ciò, ben inzuppato di beveraggi e pettegolezzi.
Sonnecchiavano e vociferavano uno via l'altro e sembrava senza mai
rimpiangere niente.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
L'Africa in 10 parole

Continente di tantissime tribù, di facce dipinte, di caldo asfissiante, malattie endemiche, sorrisi e pianti. Tutto mescolato e nulla separato. Un'orgia di emozioni e colori dove la gente per sopravvivere deve lottare contro tutto; insetti, clima...

Ecco Celine come la descrive, in punta di penna e dicendo praticamente tutto in...10 parole...


Carnevale di giorno, colabrodo di notte, una guerra in sordina.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
pag. 260

Vado avanti! non velocissima, ma sempre troppo veloce per riuscire a commentare quello che vorrei e soprattutto a riportare tutte le frasi che mi colpiscono, su cui ci sarebbe da riflettere... Il problema è che il tempo libero per scrivere è lo stesso che avrei per leggere, e allora sinceramente preferisco leggere!!! :mrgreen:
Comunque ribadisco che la parte sull'America mi sta piacendo molto... ecco alcune citazioni di alcune pagine fa:
"In Africa, avevo certo conosciuto un genere di solitudine abbastanza feroce, ma l'isolamento in quel formicaio americano prendeva una piega ancor più opprimente": é l'indifferenza della gente. "Si vede che se ne fottono che le cose vanno come vogliono loro, si vede che non cercano mica di capire loro, il perchè uno è là. Gli fa proprio lo stesso. Hanno la coscienza tranquilla.", e più avanti: "proprio niente gli faceva. Spingevano la vita giorno e notte davanti a sè gli uomini. Gli nasconde tutto la vita agli uomini. nel rumore che fanno loro stessi non sentono niente. Se ne fottono. E più la città è grande e più è alta e se ne fottono. Ve lo dico io. Ho provato. Val mica la pena."
E per andare avanti così bisogna imbottirsi di sogni quasi fossero un eccitante, forse è proprio così che succede, ancora oggi...
"Quel che è peggio è che uno si chiede come l’indomani troverà quel po’ di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tanto tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l’angoscia dell’indomani, sempre più precario, più sordido.(...)Forse è anche l’età che sopraggiunge, traditora, e ci annuncia il peggio. Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco. Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo nel silenzio della verità. E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di delirio? La verità, è un’agonia che non finisce mai. La verità di questo mondo è la morte. Bisogna scegliere, morire o mentire. Non ho mai potuto uccidermi io."

Ma come dice Gabriel, ci sono singole frasi che lasciano impietriti nella loro violenza, nella loro capacità di condensare qualsiasi cosa...
"Ci sono le budella. Avete visto mai in compagna dalle nostre parti fare quello scherzo ai mendicanti? Si riempie un vecchio portamonete con delle budella di pollo andate amale. Eh bè, un uomo, ve lo dico io, è la stessa cosa, più grosso e mobile, e vorace, e dentro, un sogno." :paura: :ad:
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Vado avanti! non velocissima, ma sempre troppo veloce per riuscire a commentare quello che vorrei e soprattutto a riportare tutte le frasi che mi colpiscono, su cui ci sarebbe da riflettere... Il problema è che il tempo libero per scrivere è lo stesso che avrei per leggere, e allora sinceramente preferisco leggere!!! :mrgreen:
Comunque ribadisco che la parte sull'America mi sta piacendo molto... ecco alcune citazioni di alcune pagine fa:
"In Africa, avevo certo conosciuto un genere di solitudine abbastanza feroce, ma l'isolamento in quel formicaio americano prendeva una piega ancor più opprimente": é l'indifferenza della gente. "Si vede che se ne fottono che le cose vanno come vogliono loro, si vede che non cercano mica di capire loro, il perchè uno è là. Gli fa proprio lo stesso. Hanno la coscienza tranquilla.", e più avanti: "proprio niente gli faceva. Spingevano la vita giorno e notte davanti a sè gli uomini. Gli nasconde tutto la vita agli uomini. nel rumore che fanno loro stessi non sentono niente. Se ne fottono. E più la città è grande e più è alta e se ne fottono. Ve lo dico io. Ho provato. Val mica la pena."
E per andare avanti così bisogna imbottirsi di sogni quasi fossero un eccitante, forse è proprio così che succede, ancora oggi...
"Quel che è peggio è che uno si chiede come l’indomani troverà quel po’ di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tanto tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l’angoscia dell’indomani, sempre più precario, più sordido.(...)Forse è anche l’età che sopraggiunge, traditora, e ci annuncia il peggio. Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco. Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo nel silenzio della verità. E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di delirio? La verità, è un’agonia che non finisce mai. La verità di questo mondo è la morte. Bisogna scegliere, morire o mentire. Non ho mai potuto uccidermi io."

Ma come dice Gabriel, ci sono singole frasi che lasciano impietriti nella loro violenza, nella loro capacità di condensare qualsiasi cosa...
"Ci sono le budella. Avete visto mai in compagna dalle nostre parti fare quello scherzo ai mendicanti? Si riempie un vecchio portamonete con delle budella di pollo andate amale. Eh bè, un uomo, ve lo dico io, è la stessa cosa, più grosso e mobile, e vorace, e dentro, un sogno." :paura: :ad:

Credo che questo 3d stia prendendo la piega giusta; Celine è il protagonista assoluto di sé stesso.
Stiamo facendo parlare prevalentemente l’autore. Difficile commentare ciò che risulta “chiuso”, finito. (avevo scritto “perfetto”..ma poi ho pensato che fosse un po’ esagerato…con Celine mi capita spesso di lasciarmi andare…)

“Io non riuscivo a capire.
Ero cornuto con tutto e con tutti, con le donne, i soldi e le idee.
Cornuto e niente contento.”

Una frase del genere, ad esempio “non deve”, non può essere commentata.

Dopo aver letto il tuo post, mi limito a ripetere che Celine scriveva quelle cose in tempi non sospetti.

In tempi in cui la guerra era cosa naturale, quasi fisiologica, in tempi in cui gli Stati Uniti erano l’America e ancora non esistevano i “no global”. Vero è che il libro è del ’32 e il ’29 era passato da poco…(questo bisogna dirlo).
E ricordiamoci che Celine in quegli anni covava sentimenti profondamente nazisti. Anche se io non ne ho mai vista traccia in questo libro, semmai ne ricavo impressioni fortemente nichiliste. A riprova del fatto che Celine era tante cose e risulta difficile dargli una connotazione.

Nella parte africana del libro ci sono, qua e là, descrizioni improntate al razzismo. Nei rapporti tra i colonizzatori e gli indigeni gli uomini del posto vengono trattati dagli europei peggio delle bestie. Ma, personalmente, vi ho visto una denuncia, non di certo accodiscendenza.

Un nazista nichilista? Un nazista anarchico? Un nazista pacifista? Chi era Celine io non lo so e questo libro non ce lo dice.

Ad ogni modo rimane il primo ad aver detto alcune cose e rimane il primo ad averle scritte in un certo modo.
Celine ha fatto con le parole ciò che Picasso ha fatto su tela.
Un mondo, un certo tipo di mondo, stava finendo e loro ne hanno celebrato la fine decostruendolo e ricominciandone uno nuovo.





 
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c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Sono un po' preso in questo periodo, ma quando posso vi seguo zitto zitto con piacere. Mi complimento con voi per le belle osservazioni e mi intrometto, mi perdonerete, raccontandovi in velocità come il romanzo (uno dei miei preferiti) è giunto per la prima volta e in maniera alquanto insolita nelle mani giuste. Magari da appassionati come me lo saprete già, spero perciò di non essere entrato nella discussione inutilmente con un noioso spam.

È una leggenda editoriale che l'autore stesso del romanzo ha raccontato tante volte e, da ultimo, nel suo unico libro intervista rilasciata a Robert Poulet che la volle intitolare "Mon ami Bardamu" (Il mio amico Céline nella versione tradotta).
Un giovane editore belga, d'istanza a Parigi in Rue Amélie, Robert Denoël, si vede recapitare, un giorno, un doppio scartafaccio con stampato sopra l'indirizzo di una donna che vive nella Rue Lepic, a Montmartre. C'è dentro un romanzetto rosa e poi, una cosa esorbitante - una montagna di cartelle scritte in argot, il gergo basso popolare dei francesi - una storia picaresca, straordinaria, che Denoël comincia a leggere e che finisce di leggere all'alba.
Entusiasta, forse estasiato e persino esterrefatto dalla sua scoperta, Denoël il giorno dopo cerca la signora, in Rue Lepic; la rintraccia ma non ci vuole molto ad intuire che lei è l'autrice soltanto del romanzetto rosa, quello che Denoël non ha nemmeno terminato di leggere. L'altro romanzo esorbitante, gli confessa la signora stessa, non è il suo ma è del medico pazzo, così gli dice, che abita al piano di sopra e che l'ha pregata letteralmente di spedirlo insieme al suo.

Il medico pazzo è reduce di un rifiuto molto scottante: il più grande editore di Francia, già allora, Gallimard, per il tramite del lettore suo più prestigioso, allora una specie di pontefice delle lettere francesi, André Gide, ha rifiutato quel romanzo, o meglio, e oggi appare una cosa ancora più grave, ha proposto di pubblicarlo con numerosissimi tagli e alleggerimenti.
Il medico pazzo, come lo chiama ancora la scrittrice mancata, è un medico che fa i turni di notte, a Clichy. Affronta di solito casi di delirium tremens, di ferite d'accoltellamento e convive a Montmartre, more uxorio (come se fosse sua moglie), con una ballerina americana che si chiama Elizabeth Craig.
Ebbene, questo poco di buono si vede accettare il romanzo da Denoël in persona, il 14 aprile 1932. Il resto è storia.

Se vi fa piacere, sempre se le mie interruzioni non provocano fastidi, posso rivedere i miei ritagli, le info che sono solito raccogliere quando mi "imbarco" (concedetemi il termine veneziano :mrgreen:) con qualche autore che mi entusiasma e scrivervi qualche rigo a riguardo...

Buon proseguimento!
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Sono un po' preso in questo periodo, ma quando posso vi seguo zitto zitto con piacere. Mi complimento con voi per le belle osservazioni e mi intrometto, mi perdonerete, raccontandovi in velocità come il romanzo (uno dei miei preferiti) è giunto per la prima volta e in maniera alquanto insolita nelle mani giuste. Magari da appassionati come me lo saprete già, spero perciò di non essere entrato nella discussione inutilmente con un noioso spam.

È una leggenda editoriale che l'autore stesso del romanzo ha raccontato tante volte e, da ultimo, nel suo unico libro intervista rilasciata a Robert Poulet che la volle intitolare "Mon ami Bardamu" (Il mio amico Céline nella versione tradotta).
Un giovane editore belga, d'istanza a Parigi in Rue Amélie, Robert Denoël, si vede recapitare, un giorno, un doppio scartafaccio con stampato sopra l'indirizzo di una donna che vive nella Rue Lepic, a Montmartre. C'è dentro un romanzetto rosa e poi, una cosa esorbitante - una montagna di cartelle scritte in argot, il gergo basso popolare dei francesi - una storia picaresca, straordinaria, che Denoël comincia a leggere e che finisce di leggere all'alba.
Entusiasta, forse estasiato e persino esterrefatto dalla sua scoperta, Denoël il giorno dopo cerca la signora, in Rue Lepic; la rintraccia ma non ci vuole molto ad intuire che lei è l'autrice soltanto del romanzetto rosa, quello che Denoël non ha nemmeno terminato di leggere. L'altro romanzo esorbitante, gli confessa la signora stessa, non è il suo ma è del medico pazzo, così gli dice, che abita al piano di sopra e che l'ha pregata letteralmente di spedirlo insieme al suo.

Il medico pazzo è reduce di un rifiuto molto scottante: il più grande editore di Francia, già allora, Gallimard, per il tramite del lettore suo più prestigioso, allora una specie di pontefice delle lettere francesi, André Gide, ha rifiutato quel romanzo, o meglio, e oggi appare una cosa ancora più grave, ha proposto di pubblicarlo con numerosissimi tagli e alleggerimenti.
Il medico pazzo, come lo chiama ancora la scrittrice mancata, è un medico che fa i turni di notte, a Clichy. Affronta di solito casi di delirium tremens, di ferite d'accoltellamento e convive a Montmartre, more uxorio (come se fosse sua moglie), con una ballerina americana che si chiama Elizabeth Craig.
Ebbene, questo poco di buono si vede accettare il romanzo da Denoël in persona, il 14 aprile 1932. Il resto è storia.

Se vi fa piacere, sempre se le mie interruzioni non provocano fastidi, posso rivedere i miei ritagli, le info che sono solito raccogliere quando mi "imbarco" (concedetemi il termine veneziano :mrgreen:) con qualche autore che mi entusiasma e scrivervi qualche rigo a riguardo...

Buon proseguimento!
Da “Celine ovvero lo scandalo di un secolo” di Ernesto Ferrero

Nell’aprile 1932 il giovane editore parigino Robert Denoel si ritrovò sul tavolo un grosso dattiloscritto di 900 pagine a spazio due, che non portava nemmeno l’indicazione dell’autore. Cominciò a leggerlo con uno sbalordimento che sconfinava nell’esaltazione……Si trattò poi di risalire con fatica all’autore. Era un medico trentacinquenne ….un certo Louis Destouches.

Più tardi , Denoel (che morirà assassinato in circostanze misteriose) ricorderà così quell’incontro:

“mi trovai davanti un uomo straordinario come il suo libro. Parlò per due ore da medico che sapeva tutto della vita, da uomo di estrema lucidità, disperato e freddo, e tuttavia passionale, cinico ma pietoso….forte, immaginoso, allucinato. L’idea della morte, la propria e quella del mondo, tornava nel suo discorso come un motivo conduttore. Mi descrisse un’umanità affamata di catastrofi, innamorata di massacri”…

Denoel è sicuro di avere tra le mani la grande occasione della sua vita di editore…

Nasceva cosi Voyage au bout de la nuit, e oggi che il secolo sta finendo tra farse di ogni genere, ci appare sempre più chiaro che questo è il romanzo che l’ha meglio capito e rappresentato, che il consapevole delirio celiniano ne ha saputo cogliere come nessuno gli aspetti fondamentali: gli orrori della guerra e della retorica patriottarda di quelli che stavano a dirigere il macello nelle retrovie; la ferocia dello sfruttamento coloniale; la solitudine delle metropoli e gli incubi tayloristici delle catene di montaggio, il degrado urbano….l’avvento di una piccola borghesia cinica e faccendiera…

Chi è Bardamu? E’ un uomo tormentato dall’infinito e intento a cercare una punizione per l’egoismo universale; uno che ne sa troppo e non ne sa abbastanza…che cerca nella notte le risposte ultime….
“e’ forse questo che si cerca, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire”.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
io l'ho appena iniziato e sono a pagina 20 ma una citazione è già d'obbligo:

"Quando non s'ha fantasia, morire poco conta, ma quando se ne ha, morire è troppo".
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
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