LXVIII Gruppo di lettura - Viaggio al termine della notte di Celine

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Jessamine

Well-known member
Io ho letto circa una trentina di pagine.
Devo dire che sto facendo un po' fatica a rientrare in questo stile "sporco", viscerale, ma è stato così anche per "Morte a credito", so che è solo questione di macinare un'altra cinquantina di pagine e prendere meglio il ritmo.
Certo è che per ora siamo in guerra solo da un mese, e già ho capito che questa lettura sarà un'esperienza sconvolgente.
Uno è vergine dell'Orrore come lo è della voluttà, ecco, Céline parla sicuramente meglio di me.
 
Non per nascondere la polvere sotto il tappeto, ma, discutendo di questo libro, tralascerei il filo nazismo di Celine.

Ancora nessuno ne ha fatto menzione, ma gioco d’anticipo dicendo la mia: è evidente che il tema è delicato. Ma non è per questo che ritengo non valga la pena parlarne.
In questo romanzo, che amo fino alle lacrime, non vi è traccia minima di questo suo enorme difetto (che, ricordiamoci, in quegli anni accompagnava tanti come una specie di malattia accecante).

Questo è un romanzo radicalmente, profondamente, totalmente anticonvenzionale .Da ogni punto di vista.
Per favore non roviniamone la lettura dicendo che Celine era bravo, ma era nazista. Se a qualcuno interessasse l'argomento, che evidentemente può essere trattato come qualsiasi altro, apra un altro 3d, questo il mio consiglio.

Perché Viaggio al termine della notte è un capolavoro che non è macchiato dalle disgraziatissime idee partitiche dell’autore.
Piuttosto si tratta di un libro deliziosamente politico, nel senso letterale del termine, questo si, delicato e duro al tempo stesso.

Se poi l'autore aveva simpatie naziste, furono cavoli suoi, non di certo di questo libro colmo di un nichilismo che ha ucciso le ultime tracce di un agonizzante Romanticismo.
Non capisco il senso di questo intervento.
Per me una cosa e' l' opera e l' altra e' l' autore.
Questo libro e' bellissimo.
Echissenefrega delle idee politiche di Celine.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
@Dory e Jess, come va la lettura? mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, per me questo libro ha un'importanza capitale...

"Eccessivo, paranoico, rancoroso, apocalittico..." vi lascio un link di un articolo secondo me molto interessante, in attesa del 24 novembre...

Céline, nelle lettere dall'esilio l'urlo disperato dello scrittore - Repubblica.it



"Secondo la tradizione "all'inizio era il verbo": io dico di no! "all'inizio era l'emozione".
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
l'ho preso oggi in biblioteca, è un'edizione Dall'Oglio, tradotta da Ale* Ale*is (mi mancano le ics scusate).

Il mio incipit è questo:

"E' cominciato così. Io, io non avevo proprio detto nulla. Nulla. E' stato Arturo Ganate a farmi parlare. Arturo, uno studente in meicina anche lui, un amico. Ci si incontra dunque in Place Clichy. S'era dopo pranzo. Vuole parlarmi. Lo ascolto."
 

Jessamine

Well-known member
Ehm, scusate, a dire il vero Dosto mi ha conquistata più del previsto, e siccome non ho sentito altre voci provenire da qui, mi sono lasciata trasportare dall'amico russo, e ho un po' trascurato Céline :boh:
Comunque, sono più o meno a pagina 50, ma ho letto in maniera discontinua, quindi non potrei che riportare quello che già ho scritto sopra.
Prometto che prima o poi riuscirò a commentare in maniera più sensata, eh :wink:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
l'ho preso oggi in biblioteca, è un'edizione Dall'Oglio, tradotta da Ale* Ale*is (mi mancano le ics scusate).

Il mio incipit è questo:

"E' cominciato così. Io, io non avevo proprio detto nulla. Nulla. E' stato Arturo Ganate a farmi parlare. Arturo, uno studente in meicina anche lui, un amico. Ci si incontra dunque in Place Clichy. S'era dopo pranzo. Vuole parlarmi. Lo ascolto."


originale:

Ça a débuté comme ça. Moi, j’avais jamais rien dit. Rien. C’est Arthur Ganate qui m’a fait parler. Arthur, unétudiant, un carabin lui aussi, un camarade. On se rencontre donc place Clichy. C’était après le déjeuner. Il veut me parler. Je l’écoute.

Consiglio la traduzione di Ernesto Ferrero, per me la più aderente all'originale. Quella di Alex Alexis credo abbia lo scopo di renderne più fluida la lettura...a discapito, però, dell'originale stesso...

Copia incolla dell'incipit di Ferrero

"E' cominciata così. Io, avevo mai detto niente.Niente.E'Arthur Ganate che mi ha fatto parlare.Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno.Ci troviamo dunque a Place Clichy.Era dopo pranzo.Vuol parlarmi."

A me piace molto la traduzione di Ferrero, la trovo più incisiva...
 

Jessamine

Well-known member
Io credo mi prenderò una pausa.
Ci sto provando, ma sono molto stanca in questo periodo. Mentalmente stanca, intendo, e mi sto rendendo conto che mi sto trascinando questa lettura come un peso, obbligandomi ogni tanto a leggerlo, ma senza averne davvero voglia. E non mi va di leggerlo così.
Credo sia uno di quei romanzi da leggere con lo spirito "giusto", pronti a lasciarsi un po' abbattere e rivoltare le viscere, e io ora come ora non lo sono proprio.
Mi dispiace molto, perché credo anche che sia un ottimo romanzo da leggere in compagnia. O meglio, credo che la compagnia in questo caso possa aggiungere molto al romanzo, ma non voglio obbligarmi a leggerlo senza dedicargli l'attenzione e l'energia che meriterebbe.
Provo a mettermi in pausa fino al 24, ma dubito di riuscire a riprendere assieme a voi :wink:
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Tranquilla Jess, non devi sentirti costretta! poi, per carità, so che tu e tanti altri siete abituati così, ma io non so come si possano leggere insieme due romanzi così diversi, tosti e importanti!!! :paura: è chiaro che uno prevale sull'altro! perchè non ci pensi quando hai finito Dosto? in ogni caso se non te la senti è giusto rimandare, vorrà dire che ci seguirai man mano che lo leggerai anche tu!
 

Jessamine

Well-known member
Sì, sicuramente leggerlo assieme a Dosto non è la scelta migliore, solitamente se leggo due libri assieme cerco di unire un "mattone" a qualche cosa di leggero, stavolta per non perdermi la lettura in compagnia ci ho provato...ma non ce la faccio.
Magri sì, finito Dosto riuscirò a riprendere, ma sinceramente non lo so. Vedremo :boh:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Io credo mi prenderò una pausa.
Ci sto provando, ma sono molto stanca in questo periodo. Mentalmente stanca, intendo, e mi sto rendendo conto che mi sto trascinando questa lettura come un peso, obbligandomi ogni tanto a leggerlo, ma senza averne davvero voglia. E non mi va di leggerlo così.
Credo sia uno di quei romanzi da leggere con lo spirito "giusto", pronti a lasciarsi un po' abbattere e rivoltare le viscere, e io ora come ora non lo sono proprio.
Mi dispiace molto, perché credo anche che sia un ottimo romanzo da leggere in compagnia. O meglio, credo che la compagnia in questo caso possa aggiungere molto al romanzo, ma non voglio obbligarmi a leggerlo senza dedicargli l'attenzione e l'energia che meriterebbe.
Provo a mettermi in pausa fino al 24, ma dubito di riuscire a riprendere assieme a voi :wink:



in effetti questo non è un romanzetto che ti trascina pagina dopo pagina, catapultandoti in un altro mondo nonostante te.

è un libro, molto complesso, che deve avere tutta l'attenzione del lettore. Mai come in Celine il principale costruttore di significato è proprio chi legge.

ogni riga è pesante come un macigno ed esige riflessione, ogni episodio non può essere scisso dalla forma. La forma in Celine viene prima del contenuto.

non è un romanzo le cui pagine possono essere divorate.

secondo me hai fatto un'ottima riflessione e hai preso la decisione giusta che, tra l'altro, fa onore a questo capolavoro.

il mio consiglio è quello di riprenderne la lettura quando sarai più tranquilla.

(E' come andare a casa di un amico tanto interessante, ma che sai essere un po' particolare. I suoi discorsi non sono mai vani, ma si tratta di qualcuno che ha bisogno della massima attenzione e predisposizione.)

A che punto eri arrivata?
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Capatina per dire che stamattina ho comprato il libro e... non ho resistito: ho letto una quindicina di pagine! per cui, visto che in teoria il GdL è già partito, io inizio ufficialmente oggi! :YY
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Avrei partecipato volentieri, ma non faccio in tempo: ho un altro minigruppo e dovrei procurarmi il libro che ho prestato parecchio tempo fa e non è più tornato indietro... :evil:
Vi seguirò volentieri e se posso mi piacerebbe commentare.
Buona lettura!
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Bloccata di nuovo! ho deciso che fino a mercoedì non tocco più libro! abbiate pazienza, poi vi raggiungerò... :MUCCA
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ho ripreso... sono una persona coerente!!!! :HIPP

Stile unico ed eccezionale, violento e coinvolgente. Ci si sente parte di questa guerra in modo improvviso e crudele... bellissimo.
Appena riesco alcune delle citazioni più belle.
E' un piacere, quasi un conforto riconoscere la grandezza di uno scrittore fin dalle primissime pagine... è quasi come porre un sigillo di valore sull'intera opera.
PS sono a pag. 46.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Secondo il mio punto di vista, in letteratura non possono esistere “geni”.

Perché genio è colui che inventa, non colui che crea. Lo scrittore costruisce qualcosa sulla base di qualcos'altro che già esiste; la tecnologia della scrittura. Non ha facoltà di inventare nulla di nuovo, ma solo di “fare” delle cose attraverso un pre esistente sistema di segni.

Genio è stato colui che ha inventato il linguaggio. Chi ne ha fatto uso, poi, al limite ha potuto farne solo un buon uso.

Cristoforo Colombo non era un genio perché ha scoperto le Americhe. Genio, semmai, è stato colui che ha inventato le caravelle. Le Americhe erano sempre lì, al loro posto, e gli indiani erano lì da sempre.

Ma se, anche in letteratura, esistesse il genio, allora Celine lo sarebbe senza ombra di dubbio.


Ho letto le prime 50 pagine.


Bardamu seduto ad un caffè con un amico, chiacchierando, si definisce anarchico. E tale lo scopriamo già nel modo di comunicare. Fa proclami contro la guerra, non tanto perché la guerra è “sporca”, ma bensì perché aggiunge non senso ad una vita che già di suo di senso ne ha poco.

Bardamu vede passare le truppe che vanno al fronte e, subito, a riprova di questa universale “mancanza di appigli”, si unisce a loro. Per il semplice gusto di dimostrare all’amico che la cosa è, per davvero priva di senso. O forse l'episodio non ha alcun senso e basta.

Viaggio al termine della notte ha un linguaggio al limite e inizia con un episodio totalmente paradossale.
Questo è Celine; anarchico, folle, visionario, paradossale, al limite del comprensibile. Le sue sono pennellate linguistiche, in una frase possiamo ritrovare un intero romanzo, mentre nel suo romanzo, preso tutto intero, possiamo anche non capirci niente
.

Padre di quegli scrittori, soprattutto americani, che nel XX secolo decostruiranno la forma per cercare vie alternative al significato della vita.

Morto Dio, morta la politica, morta la morale, attraverso il linguaggio, onirico e alle volte addirittura blasfemo, Celine cerca di ripartire da zero, da una sorta di preistoria linguistica quando ancora tutto doveva essere.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
a Gabriel: per il momento "leggiucchio" solo quello che scrivi, primo perchè mi fai troppa invidia per come scrivi bene (scherzo sull'invidia!!!! è vero che scrivi benissimo...:sbav:), secondo perchè molti tuoi commenti partono dal presupposto che conosci già Celine e lo ami, e ho paura di farmi condizionare dal tuo giudizio... Ho bisogno di una certa "indipendenza" per affrontare questo autore che è molto particolare.

Ho letto un centinaio di pagine, gli spunti sarebbero moltissimi. Quello che mi fa riflettere, in linea generale, è come il tema della guerra, di per sè "ricchissimo" e allo stesso tempo "abusato" (non per colpa degli scrittori, ma della portata stessa di un evento che ha attraversato generazioni e travolto esistenze), nelle mani di scrittori di valore offre spunti sempre nuovi e diversi. Ma sul serio. Penso al modo in cui è vissuta e raccontata la guerra in Remarque, con Niente di nuovo sul fronte occidentale, in Boll con l'interessantissimo Foto di gruppo con signora, ne La storia della Morante, altro magnifico modo di raccontarci uno dei tanti aspetti di questa terribile realtà.... e ancora La cripta dei cappuccini, di J.Roth. Ok, non è sempre la stessa guerra ma in fin dei conti la guerra è sempre la stessa: è la morte che bussa alle porte. Indipendentemente dall'epoca, dal fronte, dalle "ragioni internazionali".

Celine ci racconta la guerra in un altro modo ancora, che non mi era mai capitato di trovare fin ora. é la guerra di chi ha la lucidità di rendersi conto come stanno le cose e il coraggio di dichiararlo. Di dichiararsi vigliacco. Di affermare che se anche lui fosse l'unico al mondo a non volere la guerra, sarebbe lui l'unico sano e gli altri tutti pazzi. Perchè bisogna vergognarsi di essere dei vili? "E' il coraggio che in fondo è indecente".
Celine, da bravo narratore, riconduce questa presa di coscienza a un momento particolare, quando - guardando il suo colonnello che si aggira indifferente in mezzo alle pallottole - capisce che è un "mostro", che la guerra che sta combattendo è piena di questi mostri e che per questa ragione potrebbe non avere mai fine, perchè la follia è nella natura di questa guerra e ne detta le regole...
"Dunque niente errori? Quello spararsi addosso che si faceva, così, senza nemmeno vedersi, non era proibito?"

Ferdinand (Bardamu? Celine?) ha paura e cerca di scappare. Una volta uscito, fa di tutto per non tornare indietro. Tutto gli sembra assurdo, la vita ai margini della guerra è quasi più folle di quella sul fronte... la morte non è bandita nelle retrovie, anzi, è più incombente che mai, "questa specie d'agonia differita, lucida, ben portante"... E la menzogna è la nuova condizione nella quale bisogna abituarsi a vivere. "Mentire, scopre, morire. Avevano appena proibito di tentare qualcos'altro. Si mentiva con rabba al di là dell'immaginabile, molto al di là del ridicolo e dell'assurdo, nei giornali, si manifesti, a piedi, a cavallo, in vettura. Ci si erano messi tutti. Si faceva a chi mentiva molto più degli altri. Presto, non ci fu più verità in città."


"Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha, morire è troppo. Ecco il mio parere. Non avevo mai capito tante cose in un colpo solo."

:MUCCA
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Pag.80 circa

Ferdinand è diventato folle. O, forse, è capito esattamente il contrario; potrebbe essere rinsavito. Passeggiando con la sua giovane amante sente d’improvviso qualcosa che gli paralizza le viscere. Da quel momento rifugge persino l’amore che era stato l’unico sentimento a lenire le sue anarchiche ferite...non riesce nemmeno più a baciare la sua amata.

Poi si ritrova in ciò che oggi definiremmo un “reparto psichiatrico”.

Sente molte voci sul suo conto, alcuni dicono che lo faccia apposta (da cui l’espressione “fare lo scemo per non andare in guerra”), altri sostengono che sia semplicemente un anarchico fino al midollo, un anarchico anche di pensiero. E quando non ti dai regole in testa, va a finire che lei, la testa, fa acqua e diventa sconnessa. Altri ancora che, come si diceva, prima era matto e ora è diventato sano di mente. E questa repentina svolta gli ha dato qualche comprensibile giramento di testa.

Insomma con Celine non dobbiamo mai farci troppe domande…perchè le risposte sono così semplici da presentarci la vita in modo "troppo vero". Il suo è un linguaggio astruso, esploso come i corpi dei generali con le granate, ma sono i suoi concetti ad essere asciutti e disarmanti, come asciutta e disarmante è la logica della guerra.

Fatto sta che, in un brano memorabile, eccolo lì a dirci che la follia è l’unico modo per uscire dalla guerra e dalla vita.


L'unico.

Le prime pagine del romanzo sono un susseguirsi di visioni deliranti, gente che si spara addosso senza motivo, gente che spera di esser fatta prigioniera per smettere di avere responsabilità assurde e non richieste. Generali che con le budella in mano continuano a dare ordini. I nemici che fino a poco prima nemici non erano (“a me i tedeschi mica mi avevano fatto niente”) che chiedono vino per ubriacarsi a contadini ospitali a cui dovrebbero sparare.

E’ tutto un "non senso" e di Dio nemmeno l’ombra. E la guerra, la prima a livello planetario, è una sorta di banco di prova, tremendo e ironico al tempo stesso, di questo vortice di follia.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
sono a pagina 130 circa, forse qualcosa di meno... faccio un po' più fatica nei brani che si riferiscono alla sua vita fuori, forse perchè lo scrittore non ci spiega per filo e per segno ciò che gli succede, ma avanza per pennellate successive, senza troppi preamboli e a volte saltando da una situazione all'altra... Ad esempio (INIZIO SPOILER!) di punto in bianco pare che, mentre fino al paragrafo precedente, il medico del nuovo ospedale - personaggio, questo del medico, davvero esilarante: un concentrato di sterile patriottismo e autocelebrazionismo su cui Celine non risparmia il suo sarcasmo - sembrava fosse sul punto di riconoscere la sua "guarigione" e di dimetterlo (rimandandolo in guerra, quindi), subito dopo improvvisamente Ferdinand viene sì dimesso, ma riconosciuto "inadatto" e quindi lassciato semplicemente libero di tornare a casa... ho capito bene? Lui quindi, senza se e senza ma, decide di imbarcarsi verso le colonie francesi dell'Africa settentrionale... e sono arrivata fino qui! Certo seguire il suo linguaggio non è sempre semplice, occorre molta attenzione e concentrazione...

Dimenticavo che mi è piaciuto moltissimo il passaggio in cui il suo compagno di ospedale Princhard fa quel lungo discorso sui poveri e sulla loro sorte, resa molto più amara (paradossalmente) da quando i filosofi per primi si sono "accorti" di loro, rendendoli protagonisti... davvero molto interessante!
 
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ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
pagina 154

mi è andata bene.. sono persino riuscita ad andare avanti di venticinque pagine mentre ero in ufficio!!! :mrgreen:

SPOILER: Bardanu è scampato a morte certa: esilarante la parte sulla nave... cioè, capisco che "esilarante" non è il termine esatto per una cosa in fin dei conti drammatica come le condanne senza appello generate da situazioni in cui si è "in cattività", destinati verso l'ignoto... ma è anche vero che la vera condanna è quella di Celine contro questo finto patriottismo e perbenismo, dietro cui si nasconde il marciume. Azzeccatissimo il paragone della marea che rilascia sulla spiaggia solo "rifiuti": tale è l'uomo Bianco quando si appresta ad abbandonare la propria terra per giungere laddove il caldo, la pesantezza, le malattie, sembrano materia viva capace di trasfigurare le persone in mostri... Il risultato (in termini letterari) è quindi quasi divertente (ora che ci penso forse sono io che vedo ironia dappertutto... :mrgreen:).
Comunque sia in un modo o nell'altro siamo giunti a Bambola-Bragamance e il protagonista ha trovato un posto (non ho ancora capito cosa) presso una Compagnia... Celine è molto bravo a descrivere questo clima opprimente che si porta dietro una macabra promessa di morte... il senso di ineluttabilità legato alla condizione di "stranieri" è molto ben espressa, fa sentire oppressa pure me! :mrgreen:

Procedo bene, Celine demarca molto nettamente il passaggio da un paragrafo all'altro... sembra che non gli interessi la continuità ma piuttosto un susseguirsi di situazioni vivacemente descritte. come dicevo prima, in questo senso assomiglia più a un pittore che a un narratore... Ma è un'impressione che ho bisogno di far maturare.

:MUCCA

A parte me e Gabriel (e Jess), nessun altro???? che peccato... :( :boh:
 
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