a Gabriel: per il momento "leggiucchio" solo quello che scrivi,
primo perchè mi fai troppa invidia per come scrivi bene (scherzo sull'invidia!!!! è vero che scrivi benissimo...:sbav
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secondo perchè molti tuoi commenti partono dal presupposto che conosci già Celine e lo ami, e ho paura di farmi condizionare dal tuo giudizio... Ho bisogno di una certa "indipendenza" per affrontare questo autore che è molto particolare.
Ho letto un centinaio di pagine, gli spunti sarebbero moltissimi. Quello che mi fa riflettere, in linea generale, è come il tema della guerra, di per sè "ricchissimo" e allo stesso tempo "abusato" (non per colpa degli scrittori, ma della portata stessa di un evento che ha attraversato generazioni e travolto esistenze), nelle mani di scrittori di valore offre spunti sempre nuovi e diversi. Ma sul serio. Penso al modo in cui è vissuta e raccontata la guerra in Remarque, con
Niente di nuovo sul fronte occidentale, in Boll con l'interessantissimo
Foto di gruppo con signora, ne
La storia della Morante, altro magnifico modo di raccontarci uno dei tanti aspetti di questa terribile realtà.... e ancora
La cripta dei cappuccini, di J.Roth. Ok, non è sempre la stessa guerra ma in fin dei conti la guerra è sempre la stessa: è la morte che bussa alle porte. Indipendentemente dall'epoca, dal fronte, dalle "ragioni internazionali".
Celine ci racconta la guerra in un altro modo ancora, che non mi era mai capitato di trovare fin ora. é la guerra di chi ha la lucidità di rendersi conto come stanno le cose e il coraggio di dichiararlo. Di dichiararsi vigliacco. Di affermare che se anche lui fosse l'unico al mondo a non volere la guerra, sarebbe lui l'unico sano e gli altri tutti pazzi. Perchè bisogna vergognarsi di essere dei vili? "
E' il coraggio che in fondo è indecente".
Celine, da bravo narratore, riconduce questa presa di coscienza a un momento particolare, quando - guardando il suo colonnello che si aggira indifferente in mezzo alle pallottole - capisce che è un "mostro", che la guerra che sta combattendo è piena di questi mostri e che per questa ragione potrebbe non avere mai fine, perchè la follia è nella natura di questa guerra e ne detta le regole...
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Dunque niente errori? Quello spararsi addosso che si faceva, così, senza nemmeno vedersi, non era proibito?"
Ferdinand (Bardamu? Celine?) ha paura e cerca di scappare. Una volta uscito, fa di tutto per non tornare indietro. Tutto gli sembra assurdo, la vita ai margini della guerra è quasi più folle di quella sul fronte... la morte non è bandita nelle retrovie, anzi, è più incombente che mai, "
questa specie d'agonia differita, lucida, ben portante"... E la menzogna è la nuova condizione nella quale bisogna abituarsi a vivere. "
Mentire, scopre, morire. Avevano appena proibito di tentare qualcos'altro. Si mentiva con rabba al di là dell'immaginabile, molto al di là del ridicolo e dell'assurdo, nei giornali, si manifesti, a piedi, a cavallo, in vettura. Ci si erano messi tutti. Si faceva a chi mentiva molto più degli altri. Presto, non ci fu più verità in città."
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Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha, morire è troppo. Ecco il mio parere. Non avevo mai capito tante cose in un colpo solo."
:MUCCA