4° GdL poetico - Fiore di poesia (1951-1997) di Alda Merini

velvet

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Di Vanni Scheiwiller

Io su te non ho un nome ma rammento
di dirti prima, anzi che ti giunga
nuova voce dall'alto
questa follia che non dà destino.
come quieta fontana o soleggiato
pesce scherzoso avvolto ad una spina
come il prisma del grano che profonda
la sua attesa nel sole
prima di denudarla dentro il pane
così sei, religioso per tua sorte
dacché cali i tuoi spiriti pensosi
sopra le immonde piazze dei poeti.
So per me stessa tutta la visione
del tuo canto patito come neve
che ti preme d'amore alle ginocchia.
Con te unita, soffrente di una voce
di verissimo stacco, ho vigilato
presso l'albero alto
che rammemora Dio, gli Angeli, i foschi
dèmoni della nostra poesia.

Questa poesia parla di sè e dell'amico e della poesia che li unisce.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il curato

[FONT=&quot]Ormai anche tu parli il dialetto del nostro paese[/FONT]
[FONT=&quot]e annoveri prostitute[/FONT]
[FONT=&quot]insieme a molte gestanti,[/FONT]
[FONT=&quot]anche tu hai fatto un compromesso tra il bene[/FONT]
[FONT=&quot]ed il male,[/FONT]
[FONT=&quot]anche tu dai una mano al diavolo e una a Dio,[/FONT]
[FONT=&quot]ma se ti parlo di teologia[/FONT]
[FONT=&quot]lì fai cadere la frode.

Sicuramente Alda aveva in mente un ben preciso sacerdote e sapeva cosa diceva soprattutto nelle parti più sibilline come quelle riferite e prostitute e gestanti. Questo curato non ne esce proprio bene. Vizioso e ignorante.

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velvet

Well-known member
Manicomio è parola assai più grande

Manicomio è parola assai più grande
delle oscure voragini del sogno,
eppur veniva qualche volta al tempo
filamento di azzurro o una canzone
lontana di usignolo o si schiudeva
la tua bocca mordendo nell'azzurro
la menzogna feroce della vita.
O una mano impietosa di malato
saliva piano sulla tua finestra
sillabando il tuo nome e finalmente
sciolto il numero immondo ritrovavi
tutta la serietà della tua vita.


La parola manicomio mi angoscia sempre e la prima poesia di questa parte della raccolta inizia propio così. E mi colpisce tanto... quel paziente che dice il tuo nome e facendoti uscire dall'anonimato dell'essere soltanto un numero. Che ansia!
 

velvet

Well-known member
Il manicomio è una grande cassa di risonanza

Il manicomio è una grande cassa di risonanza
e il delirio diventa eco
l' anonimità misura,
il manicomio è il monte Sinai,
maledetto, su cui tu ricevi
le tavole di una legge
agli uomini sconosciuta.


Anche questa poesia la trovo straziante, è un argomento che mi ferisce sempre. L'anonimità ritorna ed è sicuramente quello che ferisce di più, non essere considerati più una persona. :cry:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Violetta Besesti

[FONT=&quot]Facevi l'astrologa coronata da grandi [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]boa di struzzo,[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]avesti in dono il primo manifesto del Futurismo,[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]io stessa custodii l'arcano delle tue regole[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]e in casa mia ospitai i tuoi molti monili.[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]Eri una signora di nascita ma eri[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]tumefatta dall'ozio:[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]ti amai perdutamente perché mi avevi calamitata
ma un giorno mi dicesti tu mi pensi, io sento
sento la tua iperbole poetica che mi rovina

Alda non le mandava a dire, quel "tumefatta dall'ozio" parla da sé. Violetta Besesti. La Besesti era un'astrologa e una collezionista d'arte che teneva un salotto intellettuale della Milano bene. Qui una foto che la ritrae tra gli altri con Lucio Fontana.

F.%20n.76.JPG


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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Paolo Bonomini

[FONT=&quot]Eppure Paolo quanto tu mi hai amato,[/FONT]
[FONT=&quot]ricordo la tua itterizia[/FONT]
[FONT=&quot]per non avermi incontrata un giorno,[/FONT]
[FONT=&quot]e io che giovane non capii che cosa il desiderio fosse[/FONT]
[FONT=&quot]e mi lasciasti così per un posto di oscuro banchiere,[/FONT]
[FONT=&quot]tu stesso divenuto oscuro per il mio disarmo.

Se ne leva di sassolini dalle scarpe Alda ricordando amori passati, sguaina l'ironia e mi fa sorridere, cosa rara leggendo le sue poesie


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elisa

Motherator
Membro dello Staff
L'ospite

Ti sei presentato una sera ubriaco
sollevando l'audace gesto
di chi vuole fare cadere una donna
nel proprio tranello oscuro
e io non ti ho creduto
profittatore infingardo.
Sulla mia buona fede
avresti lasciato cadere il tuo inguine sporco;
per tanta tua malizia
hai commesso un reato morto.


E' il racconto si uno stupro perpetrato dal marito, da un amante, da un amico?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Alda Merini

Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l’anima c’era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica.


Spietata e tenera anche con se stessa.
 

velvet

Well-known member
Al cancello si aggrumano le vittime

Al cancello si aggrumano le vittime
volti nudi e perfetti
chiusi nell'ignoranza,
paradossali mani
avvinghiate ad un ferro,
e fuori il treno che passa
assolato leggero,
uno schianto di luce propria
sopra il mio margine offeso.

Da un manicomio ad un lager il passo è breve.
 

velvet

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Pensiero, io non ho più parole

Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce...
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei cosi ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e cosi possa perderti
nell'antro della follia.

Alda parla con i suoi pensieri, quasi come ad un altro da sè. Una dualità che è parte della sua follia e lei sa riconoscerla.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
A Paola

[FONT=&quot]Non ho mai visto un rigoglio di rosa pura[/FONT]
[FONT=&quot]così come tu sei[/FONT]
[FONT=&quot]bionda come la musa,[/FONT]
[FONT=&quot]distratta svenevole un pochino narcisa[/FONT]
[FONT=&quot]e in fondo tanto adorabile.[/FONT]
[FONT=&quot]Ma perché la giovinezza non protegge i suoi giorni[/FONT]
[FONT=&quot]oltre lo scoglio della saggezza?[/FONT]
[FONT=&quot]Ben più saggia è la polvere che solleva la bionda[/FONT]
[FONT=&quot]dal fuoco anatomico dell'inferno,[/FONT]
[FONT=&quot]ben saggia se tu non sai di nulla[/FONT]
[FONT=&quot]se non delle tue prove scritte,[/FONT]
[FONT=&quot]misere prove ahimè[/FONT]
[FONT=&quot]in confronto dei salti della vita.


Un bel ritratto...ma chi è questa Paola? [/FONT]
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Da "Le satire della Ripa"

Dalla raccolta di poesie Le satire della Ripa del 1983 sono state selezionate le seguenti poesie, che quindi sono da commentare. La Ripa è la Ripa dei Navigli milanesi e si collocano durante il suo soggiorno a Taranto dove verranno edite da Laboratorio Arti Visive.



  • Cesare amò Cleopatra
  • E perciò non ti chiamerò al telefono
 

velvet

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Un'armonia mi suona nelle vene

Un'armonia mi suona nelle vene,
allora simile a Dafne
mi trasmuto in un albero alto,
Apollo, perché tu non mi fermi.
Ma sono una Dafne
accecata dal fumo della follia,
non ho foglie nè fiori;
eppure mentre mi trasmigro
nasce profonda la luce
e nella solitudine arborea
volgo una triade di Dei.

Ancora follia, dulaità e trasformazione. L'ultimo verso mi è oscuro.
 

velvet

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Affori, paese lontano

Affori, paese lontano
immerso nell’immondezza,
qui si conoscono travi
e chiavistelli e domande
e tante tante paure,
Affori, posto nuovo
che quando si conviene
ti manda il suo raggio nudo
dentro la cella muta.

Ritorna il manicomio e ritorna l'angoscia che si era alleviata nella poesia precedente. L'angoscia non è con la follia ma con il manicomio.
 

velvet

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Vicino al Giordano

Ore perdute invano
nei giardini del manicomio,
su e giù per quelle barriere
inferocite dai fiori,
persi tutti in un sogno
di realtà che fuggiva
buttata dietro le nostre spalle
da non so quale chimera.
E dopo un incontro
qualche malato sorride
alle false feste.
Tempo perduto in vorticosi pensieri,
assiepati dietro le sbarre
come rondini nude.
Allora abbiamo ascoltato sermoni,
abbiamo moltiplicato i pesci,
laggiù vicino al Giordano,
ma il Cristo non c’era:
dal mondo ci aveva divelti
come erbaccia obbrobriosa.

Qui una esplicita condanna al manicomio non solo come realtà ma come cura: tempo perso. L'ultimo verso ferisce perchè lucida critica al mondo.
 

velvet

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Il dottore agguerrito nella notte

Il dottore agguerrito nella notte
viene con passi felpati alla tua sorte,
e sogghignando guarda i volti tristi
degli ammalati, quindi ti ammannisce
una pesante dose sedativa
per colmare il tuo sonno e dentro il braccio
attacca una flebo che sommuova
il tuo sangue irruente di poeta.
Poi se ne va sicuro, devastato
dalla sua incredibile follia
il dottore di guardia, e tu le sbarre
guardi nel sonno come allucinato
e ti canti le nenie del martirio.

Qual è la vera follia? Forte e piena di sofferenza questa poesia... come si può?
 

velvet

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Gli inguini sono la forza dell’anima

[FONT=&quot]Gli inguini sono la forza dell’anima,[/FONT]
[FONT=&quot]tacita, oscura,[/FONT]
[FONT=&quot]un germoglio di foglie[/FONT]
[FONT=&quot]da cui esce il seme del vivere.[/FONT]
[FONT=&quot]Gli inguini sono tormento,[/FONT]
[FONT=&quot]sono poesia e paranoia,[/FONT]
[FONT=&quot]delirio di uomini.[/FONT]
[FONT=&quot]Perdersi nella giungla dei sensi,[/FONT]
[FONT=&quot]asfaltare l’anima di veleno,[/FONT]
[FONT=&quot]ma dagli inguini può germogliare Dio[/FONT]
[FONT=&quot]e sant’Agostino e Abelardo,[/FONT]
[FONT=&quot]allora il miscuglio delle voci[/FONT]
[FONT=&quot]scenderà fino alle nostre carni[/FONT]
[FONT=&quot]a strapparci il gemito oscuro[/FONT]
[FONT=&quot]delle nascite ultraterrestri.


Erotismo e spiritualità si sono sempre intrecciati nella poesia della Merini, che esplicita in modo chiaro quello che è per lei la spinta erotica: tormento, poesia, paranoia, delirio. Tutto è sempre convulso e intrecciato, non si riesce a districarsi tra il dualismo che vive in maniera netta e e sofferta. [/FONT]

Ti quoto Elisa, mi ritrovo esattamente nelle tue parole
 

velvet

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Io ero un uccello e Sono caduta in un profondo tranello

Io ero un uccello
Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra
non so.

Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari
qualcuno ha fermato il mio viaggio
senza nessuna carità di suono.

Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d'amore.

Sono caduta in un profondo tranello
Sono caduta in un profondo tranello
come dentro ad un pozzo acquitrinoso.
O chi potrà salvarmi da questa immagine scaltra
che adombra un mobile amore?
In fondo al pozzo stanno giunchiglie di ombre
e il mio urlo sovrasta le acque.
Il camaleonte gagliardo guarda dalle orride piante
questo mio precipizio segreto.


Due poesie sulla caduta e sul baratro che per fortuna la colpisce duramente ma non la annienta.

Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d'amore.

In fondo al pozzo stanno giunchiglie di ombre
e il mio urlo sovrasta le acque.
 

Shoshin

Goccia di blu
Le maschere

Maschere che ho buttato in un canto
ora per ora
per salvare il mio cuore
maschere che hanno lacrime dipinte
e un fiore sempre verde nel labbro
maschere che hanno fumato i miei limiti
che hanno tenuto in bocca le mie sigarette
o maschera gigante
che hai coperto il mio volto
per dieci lunghissimi anni
e che non hai mai riso
nessuno mi identificherà mai
in questo grande teatro che è la vita
perché anche se vengo a vederti
e piango nel mio cuore
ti porto una maschera di solarità.

(poesia inedita dettata al telefono il 26 marzo del 2001 a Massimo Cecconi)
 
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