Finito.
Sono sulla stessa lunghezza d'onda di Pnin.
Riconosco che il libro è scritto bene, scorre, ben bilanciato, ma non ha suscitato in me empatia nè nei confronti della storia, nè nei confronti dei personaggi. Come se mancasse l'ingrediente che per me rende nutriente e gustoso in piatto, per rimanere in tema mangereccio.
Nell'ultima parte mi è piaciuto l'accostamento delle due sorelle, che formano quasi un chiaro-scuro in cui la parte luminosa paradossalmente è Yeong-hye, la sorella malata: In-hye sembra quasi invidiarla per essere riuscita a fare una scelta coraggiosa di rivolta totale al ruolo che genitori, marito, società le avevano destinato. Per aver avuto il coraggio di farsi portar via da un sogno, mentre In-hye non può.
Però il sogno di Yeong-hye è un incubo, un sogno truce, che porta alla morte, come se non ci potesse essere altra liberazione e altro modo per ribellarsi.
Nonostante questo primo libro non mi abbia convinto del tutto (mi chiedo anche se questo non sia una di quei libri che se non leggi nel momento giusto della vita, ti rimane estraneo), sono incuriosita e vorrei leggere qualcos'altro di questa autrice.