CXXVII GdL - La vegetariana di Han Kang

Ondine

Logopedista nei sogni
Io sto iniziando la terza, ora abbiamo una diagnosi, l'autrice ha tolto il velo magico.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
L'ho terminato, avrei sperato in un finale diverso, comunque il libro mi è piaciuto e alcune parti le ho trovate significativamente vere perchè mi ci sono rispecchiata, domani elaborerò il mio commento al libro con maggiore lucidità. Vi ringrazio per la compagnia :)
 

MonicaSo

Well-known member
Confesso che quando avevo letto "macchia mongolica" avevo pensato a qualcosa del tipo macchia mediterranea... non avevo idea di cosa fosse...
"La macchia mongolica è una macchia cutanea benigna di colore blu-grigiastro, spesso presente alla nascita o poco dopo, che si trova comunemente nella regione lombo-sacrale. È più frequente nei neonati di origine asiatica, ma può comparire anche in altre etnie. La macchia è causata dall'accumulo di melanociti nel derma, cellule che producono melanina. La macchia mongolica tende a regredire e scomparire gradualmente con il tempo, solitamente entro l'età di 10 anni, ma può anche persistere."
 

Pnin

Well-known member
Confesso che quando avevo letto "macchia mongolica" avevo pensato a qualcosa del tipo macchia mediterranea... non avevo idea di cosa fosse...
Anch'io sono dovuta andare a cercare notizie perché non sapevo cosa fosse... e sinceramente ho trovato ridicolo che il cognato elaborasse tutta questa ossessione sessuale per causa sua, così, di punto in bianco, boh...

...ma dell'esistenza della doppia palpebra voi avevate conoscenza? Anche qui ho cercato notizie, senza però capirci granché, se non che mi pare sia una caratteristica asiatica e che si possa ricorrere alla chirurgia per averla. Da come ne parla l'autrice pare sia "un punto in più" per l'estetica
 

MonicaSo

Well-known member
Anch'io sono dovuta andare a cercare notizie perché non sapevo cosa fosse... e sinceramente ho trovato ridicolo che il cognato elaborasse tutta questa ossessione sessuale per causa sua, così, di punto in bianco, boh...

...ma dell'esistenza della doppia palpebra voi avevate conoscenza? Anche qui ho cercato notizie, senza però capirci granché, se non che mi pare sia una caratteristica asiatica e che si possa ricorrere alla chirurgia per averla. Da come ne parla l'autrice pare sia "un punto in più" per l'estetica
Praticamente hanno la doppia palpebra quasi tutti gli occidentali, è la parte di palpebra che si vede e noi coloriamo con il trucco.

Nodoubleeyelid.jpg

Questa è la palpebra tipica asiatica.

occhiocondoppiapalpebra.jpg

Questo è l'occhio con la doppia palpebra.

Sembra che in Corea sia molto di moda ricostruire la doppia palpebra perché chi non ce l'ha si considera brutto o sfortunato.
Ho trovato un articolo che spiega tutto ciò.

 

francesca

Well-known member
Finita la seconda parte e sono sempre più perplessa.
L'unica cosa che mi è piaciuta è l'immagine di questi corpi completamente dipindi di fiori che quasi si fondono nell'amplesso sessuale: mi è sembrata poetica e viscerale allo stesso tempo.
Però mi sembra tutto slegato, non riesco a capire: la macchia mongolica o questa doppia palpebra hanno questo grande impatto nell'immaginario dei popoli orientali o è solo un artificio letterario per creare un fattore scatenante nel fondo di follia che manifesta anche il marito della sorella?
Non riesco ad entrare nel meccanismo del libro.
 

MonicaSo

Well-known member
Scusate... io mi sono persa in questo mondo di palpebre... ma sapevate che esistono delle colle e degli adesivi per chi vuole tirare su la doppia palpebra? E io... che neanche sapevo di averla... ora mi chiedo: come starei se?
Va beh... torno alla vita normale e poi alla vegetariana; a questa sera!
 

Pnin

Well-known member
Comunque ho finito anche la parte terza, Fiamme verdi e...
...alla fine per me rimane "boh"?
Non mi ha per niente coinvolta né convinta.
L'unica cosa che ho avvertito è l'immensa solitudine di ogni personaggio, dal primo all'utimo. Ma una solitudine lasciata poi lì: viene mostrata ma non ci si entra, almeno io non sono riuscita a entrarci, non ho trovato sufficienti aperture, come una cosa un po' di facciata, non riesco a trovare che vada a fondo, alle radici di quello che descrive.

Per citare il libro stesso direi di me verso questa opera ciò che l'autrice dice di In-hye verso il marito: "Nonostante gli sforzi, però, le sue opere si erano dimostrate incomprensibili per lei. Non le avevano svelato nulla."

Però mi è piaciuto che le tre parti siano state esposte ognuna secondo il punto di vista di un personaggio diverso, nessuno dei quali è Yang-hye, che resta comunque l'assoluta protagonista.
 

francesca

Well-known member
Finito.
Sono sulla stessa lunghezza d'onda di Pnin.
Riconosco che il libro è scritto bene, scorre, ben bilanciato, ma non ha suscitato in me empatia nè nei confronti della storia, nè nei confronti dei personaggi. Come se mancasse l'ingrediente che per me rende nutriente e gustoso in piatto, per rimanere in tema mangereccio.
Nell'ultima parte mi è piaciuto l'accostamento delle due sorelle, che formano quasi un chiaro-scuro in cui la parte luminosa paradossalmente è Yeong-hye, la sorella malata: In-hye sembra quasi invidiarla per essere riuscita a fare una scelta coraggiosa di rivolta totale al ruolo che genitori, marito, società le avevano destinato. Per aver avuto il coraggio di farsi portar via da un sogno, mentre In-hye non può.
Però il sogno di Yeong-hye è un incubo, un sogno truce, che porta alla morte, come se non ci potesse essere altra liberazione e altro modo per ribellarsi.
Nonostante questo primo libro non mi abbia convinto del tutto (mi chiedo anche se questo non sia una di quei libri che se non leggi nel momento giusto della vita, ti rimane estraneo), sono incuriosita e vorrei leggere qualcos'altro di questa autrice.
 

francesca

Well-known member

Leggendo in questo trafiletto sulla doppia palpebra:
"In Corea la società impone ai coreani di essere sempre i migliori in tutto: nello studio, nel lavoro, nello sport e il lato estetico non viene da meno. Si pensa, infatti, che nascere belli aiuti a trovare lavoro più facilmente e in generale a riuscire meglio nella vita, questo porta molti genitori a proporre ai propri figli di sistemare i piccoli “difetti” che hanno a cominciare dalla tanto bramata doppia palpebra."

di primo acchito ho pensato: meno male che nella nostra cultura, i genitori non hanno queste idee balzane. Ma è stato un attimo: mi sono resa conto immediatamente delle enormi pressioni a cui sono sottoposti i bambini e i giovani di oggi anche in occidente, in una società in cui tutto è diventato virtuale, e la sensazione è che per avere il tuo posto, devi essere visibile, quindi o rispecchiare canoni di bellezza, di performance impossibili da raggiungere perchè veri solo nel social, o opporti in modo plateale, autodistruttivo... La normalità è mediocrità e non è un valore, ti costringe in un indinstinto gregge in cui quello che sei, quello che provi non interessa a nessuno.
Non sarà un caso che certi tipi di disturbi, come quelli del comportamento alimentare sono in crescita esponenziale.
 

MonicaSo

Well-known member

È un discorso che può valere per tutte le traduzioni, di qualunque testo. Non tutti sono in grado di leggere in lingua originaria, io di sicuro no. Quindi cosa leggo? Realmente ciò che è stato scritto dall'autore o l'interpretazione di chi ha tradotto?
Questa domanda non mi è nuova ma in genere me la pongo in merito alla poesia (che secondo me non ha proprio senso tradurre)... ora però mi chiedo: cosa ho letto in tutti questi anni? Conosco realmente la scrittura di quegli autori che riescono a smuovere qualcosa dentro di me (Nevo, Haruf, per citarne due) oppure è tutto un inganno, un'illusione... un libro "bello" è solo merito di chi l'ha scritto o anche di chi l'ha tradotto?

L'opera lirica più commovente, la sinfonia più struggente... sono merito di Verdi, di Beethoven, di Mozart o di chi suona, dirige, canta?
Io a questo proposito ho una mia idea ben precisa... ma mi vengono dei dubbi nella trasposizione del mio pensiero sulla letteratura. Rimango con un punto interrogativo bello grande.
 
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