La poesia del giorno....

qweedy

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Chi apre il periodo lo chiuda.
È pericoloso sporgersi dal capitolo.
Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.
Lasciate l'avverbio dove vorreste trovarlo.
Chi tocca l'apostrofo muore.
Abolito l'articolo, non si accettano reclami.

La persona educata non sputa sul componimento.
Non usare l'esclamativo dopo le 22.
Non si risponde degli aggettivi incustoditi.
Per gli anacoluti servirsi del cestino.
Tenere i soggetti al guinzaglio.
Non calpestare le metafore.

I punti di sospensione si pagano a parte.
Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.
Per le rime rivolgersi al portiere.
L'uso del dialetto è vietato ai minori dei 16 anni.
È vietato servirsi del sonetto durante le fermate.
È vietato aprire le parentesi durante la corsa.
Nulla è dovuto al poeta durante il recapito

Ennio Flaiano, Grammatica essenziale (1959)

 

qweedy

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Mi dici che non hai dormito bene.
Dico che neanche io.
Tu hai avuto una nottata terribile.
Anch’io.
Siamo straordinariamente calmi e teneri l’uno con l’altra
come se ognuno di noi percepisse la fragilità mentale dell’altro.
Come se sapessimo cosa l’altro prova.
Non è così, naturalmente.
Non è mai così. Non importa.
È della tenerezza che m’importa.
Questo è il dono che stamattina mi commuove e sostiene.
Al pari di ogni mattina.

Raymond Carver
 

qweedy

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Storia d’un amore

Affinché io potessi amarti
gli spagnoli dovettero conquistare America
e i miei nonni
fuggire da Genova in una nave cargo.

Affinché io potessi amarti
Marx dovette scrivere Il Capitale
e Neruda l’Ode a Leningrado.

Affinché io potessi amarti
in Spagna ci fu una guerra civile
e Lorca morì assassinato
dopo essere andato a New York.

Affinché io potessi amarti
Virginia Woolf dovette scrivere Orlando
e Charles Darwin
viaggiare al Rio de la Plata.

Affinché io potessi amarti
Catullo s’innamorò di Lesbia
e Romeo di Giulietta,
Ingrid Bergman girò Stromboli
e Pasolini Le cento giornate di Salò.

Affinché io potessi amarti,
Lluís Llach dovette cantare El segadors
e Milva, le poesie di Bertolt Brecht.

Affinché io potessi amarti
qualcuno dovette piantare un ciliegio
nel patio della tua casa
e Garibaldi lottare a Montevideo.

Affinché io potessi amarti
le crisalidi si fecero farfalle
e i generali presero il potere.

Affinché io potessi amarti
dovetti fuggire in nave dalla città dove sono nata
e tu combattere Franco.

Affinché potessimo amarci, infine
successero tutte le cose di questo mondo
e da quando non ci amiamo più
c’è soltanto una grande confusione.

Cristina Peri-Rossi
(Trad. MiIton Fernández)
 

qweedy

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Con gli anni ho imparato
la clemenza,
ma quando ci vuole
bisogna essere duri,
svelare le ipocrisie degli amici scadenti,
degli amori poco amorevoli.
Noi non siamo un tribunale,
ma possiamo premiare e punire,
possiamo dire addio
e inginocchiarci nella devozione.
Per quanto è possibile
bisogna uscire dagli equivoci,
tenere a cuore chi ci tiene a cuore,
staccarsi per sempre
dagli accidiosi, dagli allevatori
di insofferenze: ogni volta
che non li puniamo
saranno loro a punirci,
ma lo faranno di nascosto
e con l'idea che tu sarai colpevole
del loro torto.
A una certa età bisogna capire
che la vita è facile, almeno la vita
senza malattie,
e che gli ostacoli sono sempre più bassi
di quanto sembrano.
Io sono un paralitico
che si è iscritto alla gara di salto in alto.

Franco Arminio
 

Shoshin

Shikata ga nai
Chinati, ti devo sussurrare all’orecchio qualcosa:


per tutto io sono grato, per un osso


di pollo come per lo stridio delle forbici che già un vuoto


ritagliano per me, perché quel vuoto è Tuo.


Non importa se è nero. E non importa


se in esso non c’è mano, e non c’è viso, né il suo ovale.


La cosa quanto più è invisibile, tanto più è certo


che sulla terra è esistita una volta,


e quindi tanto più essa è dovunque.


Sei stato il primo a cui è accaduto, vero?


E può tenersi a un chiodo solamente


ciò che in due parti uguali non si può dividere.


Io sono stato a Roma. Inondato di luce. Come


può soltanto sognare un frammento! Una dracma


d’oro è rimasta sopra la mia retina.


Basta per tutta la lunghezza della tenebra.


Iosif Brodskij
Tradotto da
G.Buttafava
Per Adelphi
 

qweedy

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Le mie torri

Tu non lo sai
quante volte sono crollate
le mie torri.

E' l'arcano peggiore
così distante dal carro,
dal calesse.

Annoto sul destino,
i crolli e le ripartenze
frugo nelle tasche del passato
in cerca del profilo del sole.

Le macerie hanno creato
il nuovo mondo.

Poi, nella distanza,
alzo gli occhi alla terra
per seminare nuovi passi.

Un tocco di cipria all'apparenza,
e due molliche di pane
da buttare ai piccioni
ricordano che oltre questo vuoto

qualcosa ancora esiste.

Beatrice Niccolai
 

Shoshin

Shikata ga nai
Le mie torri

Tu non lo sai
quante volte sono crollate
le mie torri.

E' l'arcano peggiore
così distante dal carro,
dal calesse.

Annoto sul destino,
i crolli e le ripartenze
frugo nelle tasche del passato
in cerca del profilo del sole.

Le macerie hanno creato
il nuovo mondo.

Poi, nella distanza,
alzo gli occhi alla terra
per seminare nuovi passi.

Un tocco di cipria all'apparenza,
e due molliche di pane
da buttare ai piccioni
ricordano che oltre questo vuoto

qualcosa ancora esiste.

Beatrice Niccolai
Grazie per questa condivisione.
 

qweedy

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Lo stupore e la resa

Dopo un grande dolore, i sensi solenni s’atteggiano –
Come tombe i nervi siedono cerimoniosi –
Il cuore, irrigidito, si chiede: fui io a sopportare
e fu ieri, o secoli addietro?

Meccanici si muovono i piedi –
Percorso di terra, di aria, di nulla –
Un cammino legnoso,
che va a caso,
una pace di quarzo, come pietra –

Questa è l’ora di piombo –
che ricorda chi sopravvive,
come gli assiderati, la neve –
Dapprima una sensazione di freddo – poi lo stupore –
Infine la resa.

Emily Dickinson
 

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Io sto attenta
a non calpestare i fiori
a non schiacciare le chiocciole
a non pestare i piedi a nessuno
a chiedere sempre permesso
a dire sempre grazie
io sto attenta,
a sorridere
a non crollare di fronte
a chi non tollera il dolore
a non dimenticare nessuno
alle parole che uso
io sto attenta

e mi si spappola il cuore
quando gli altri,
distratti,
non si accorgono se cado
se arranco
se muoio.

Susanna Casciani
 

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Tutti camminiamo soli, supplicanti,
e, tuttavia,
nessuno è solo con la propria ferita.
C’è il vento, la nuvola, la colomba,
tutto ciò che ci solleva dalla terra
e anche ciò che ci lega ad essa.
Nessuno è solo, certo.
E tuttavia...

Enriqueta Ochoa
 

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Dicembre è sempre stato il mese
in cui si smetteva di esistere.
Si diventava una parentesi nel buio, o poco più.
Si accendevano lanterne, lampade e candele.
Ma era evidente
che non bastavano
contro il fiume straripante delle tenebre.
È facile capire
un messaggio natalizio
più pagano, più primitivo:
A qualsiasi costo con torce e fiaccole
riavere una luce solare
il cui ritorno non era mai scontato.

Lars Gustafsson
 

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Il dolore comincia quando scordiamo
la ferita. Il foro d'uscita del proiettile
non c'è. Quello d'entrata è
guarito e si è rimarginato.
Il dolore resta chiuso dentro.
Non puoi localizzarlo
in organi, tessuti e cellule.
Nulla lo testimonia.
Diffuso e inafferrabile,
assomiglia alla gioia. Il dolore,
amore mio, si muta quando è
grande in gioia che travolge.
Solo chi ha molto amato,
può nuovamente amare.

Sotirios Pastakas
da "Isola di Chios"
 

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Eresia

Non mi lamento.
Mi è andata bene
nella vita: sono riuscito
ad acquistare un attico.
Finalmente posso piangere
con vista sul Partenone.

Sotirios Pastakas
da "Monte Egaleo"
 

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E' la vita

Non ho madre né padre.
Pare ci sia un tempo regolamentare,
poi a un figlio non spettano più.
Lo chiamano È la vita.
Come spiegazione non mi basta.
Sono rimasto figlio, il padre di nessuno.
Da figlio vorrei qualche volta fare visita,
una telefonata, portare un regalo.
I loro compleanni
sono i giorni che guardo le fotografie.
Mi piacciono quelle con loro due giovani
e io neanche un’ipotesi.
Mi piace la loro vita prima del 1950.
Hanno una serietà ironia che non ho ricevuto.
Mi pento di avere dato via le loro scarpe.
Se tornano mi chiederanno conto
di non custodire la forma dei piedi,
la suola dei passi.
Quando li sogno non stanno più insieme,
vengono a turno in visita,
non parlano, si lasciano abbracciare.
Il tempo non mi abitua,
pure oggi è il giorno dopo
della separazione da quei due.
Solo quando mi succede un guaio
dico meglio così,
che non l’hanno saputo.

Erri De Luca
 

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Mi piacciono le persone inattuali,
quelle capitate qui per caso,
quelle che non hanno paura
di parlare di Dio e della morte,
che hanno tristezze improvvise
ma sanno prendere la gioia
da momenti qualsiasi.
Mi piacciono le persone
che hanno lotte antiche
negli occhi
e la pelle asciutta
e il cuore caldo come panni al sole.

Franco Arminio
 

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"L'EDERA"

Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti,
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.
Senza turbamento non so guardarla.
La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente, alterazioni invisibili.
Come se non vent’anni ma molti secoli
fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.
Pure, solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore.

Franco Fortini
da “Una volta per sempre”
(Einaudi)
 

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Gente necessaria

C’è gente che col solo pronunciare una parola
accende l’illusione e le campane
che col solo sorriso tra gli occhi
ci fa viaggiare in mondi mai sognati,
ci invita a ricostruire la magia.

C’è gente che con la sola stretta di mano
spacca solitudini, convoca a tavola
versa la pasta, colloca ghirlande,
che col solo impugnare una chitarra
compone sinfonie con odore di casa.

C’è gente che col solo aprire bocca
raggiunge le frontiere di ogni anima,
allatta i fiori, ti riscalda i sogni,
fa canticchiare il vino nei boccali
e rimane poi così, come se niente fosse.

E uno si fidanza allora con la vita
esiliando una morte solitaria
perché sa che in ogni canto della strada
esiste questa gente necessaria.

Hamlet Lima Quintana
(Trad. M.Fernández)
 

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Natale

Nascerà in una stiva tra viaggiatori clandestini.
Lo scalderà il vapore della sala macchine.
Lo cullerà il rollio del mare di traverso.
Sua madre imbarcata per tentare uno scampo o una
fortuna,
suo padre l’angelo di un’ora,
molte paternità bastano a questo.
In terraferma l’avrebbero deposto
nel cassonetto di nettezza urbana.
Staccheranno coi denti la corda d’ombelico.
Lo getteranno al mare, alla misericordia.

Possiamo dargli solo i mesi di grembo, dicono le madri.
Lo possiamo aspettare, abbracciare no.
Nascere è solo un fiato d’aria guasta. Non c’è mondo
per lui.
Niente della sua vita è una parabola.
Nessun martello di falegname gli batterà le ore dell’infanzia,
poi i chiodi nella carne.
Io non mi chiamo Maria, ma questi figli miei
che non hanno portato manco un vestito e un nome
i marinai li chiamano Gesù.
Perché nascono in viaggio, senza arrivo.

Nasce nelle stive dei clandestini,
resta meno di un’ora di dicembre.
Dura di più il percorso dei Magi e dei contrabbandieri.
Nasce in mezzo a una strage di bambini.
Nasce per tradizione, per necessità,
con la stessa pazienza anniversaria.
Però non sopravvive più, non vuole.
Perché vivere ha già vissuto, e dire ha detto.
Non può togliere o aggiungere una spina ai rovi delle
tempie.
Sta con quelli che vivono il tempo di nascere.
Va con quelli che durano un’ora.

Erri De Luca
 
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