Nota: quanto segue contiene spoiler e svela alcune parti della trama e dei personaggi, scegliete voi se leggere o no. È più simile a un tentativo di analisi (spero utile e non noiosa) che una recensione.
Premesso che di Jane Austen ho letto solo tre romanzi, questo finora è il meno preferito (al primo e secondo posto ci sono Orgoglio e pregiudizio e Persuasione), ma non significa che non mi sia piaciuto, anzi. La storia si basa, come dice il titolo, sul rapporto (o contrasto) fra ragione e sentimento, quindi fra l'uso della ragione per controllare le nostre scelte e le nostre parole, e il sentimento, inteso come libero sfogo delle proprie reazioni emotive, l'agire d'impulso, specie quando presi da una forte emozione.
Se in un primo momento il contrasto sembra quello fra il fratello John, che si è ben sistemato, e le sue due sorellastre che invece non hanno quasi nulla, questa in realtà è solo la base della storia. Perché sì, il punto è che le due sorelle, non avendo una propria rendita, sono costrette a trovare un buon marito (anche se per questo non c'è troppa fretta, ma questo pone un limite anche all'amore: innamorarsi di un uomo senza mezzi sarebbe una "pessima scelta", una senza futuro), ma il vero punto a cui l'autrice vuole arrivare è la differenza fra le due sorelle.
Se inizialmente Marianne sembrava molto immatura, in realtà entrambe hanno molte buone doti, e certo Marianne è scusabile perché più giovane e ancora un po' immatura. Ma la vera cosa che le manca (e che manca anche alla madre, che però non è protagonista della storia) è la capacità di dominare le sue emozioni. Al contrario Elinor, che non è fredda e calcolatrice come all'inizio potrebbe sembrare, ha la capacità di fermarsi, dopo la sua prima reazione, pensare ancora, e poi agire, invece che seguire ciò che l'istinto le suggerisce. Questo le permette, in vari punti della trama, di far sì che le cose vadano nel modo giusto e permettere che alla fine vada tutto bene (per quanto lei, come personaggio della storia, non sa se andranno bene o no, sa solo che la sua le sembra la scelta più saggia).
Senza dilungarmi sulla trama, l'unica pecca di questo romanzo, non troppo grande però, è che sembra costruito apposta per dimostrare la tesi che una persona capace di controllare le sue emozioni e pensare prima di agire/parlare (Elinor) se la cava meglio, a lungo andare, di una che invece si lascia trasportare dalle emozioni (Marianne). Non che il romanzo sia brutto o la trama carente, però i due personaggi sono un po' troppo irrealistici, o forse il contrasto tra loro è troppo forte. All'inizio ho faticato un po' a vederle come "persone reali", ma questo non ha pregiudicato assolutamente la lettura. Da quanto ho letto l'autrice ha preso spunto dal rapporto fra lei e la sorella Cassandra (in cui Jane è simile a Marianne mentre Cassandra assomiglia ad Elinor).
I personaggi sono vari e ognuno ha qualche caratteristica che lo rende diverso dagli altri. Alcuni personaggi sono più positivi, altri negativi, ma comunque nessuno di loro mi è sembrato stereotipato al punto da sembrare banale. Certo, i personaggi secondari sono meno approfonditi, ma questo è vero per quasi ogni romanzo.
Di tutti però l'unica che segue un percorso di maturazione, a mio parere, è Marianne. Mentre lei, alla fine del romanzo, capisce che la sua visione della vita era troppo idealizzata e irrealistica, e impara dalla sorella ad essere più razionale nelle sue scelte (mentre per gran parte del romanzo era stata Elinor a dover "rimediare" all'impulsività della madre e della sorella), tutti gli altri personaggi non cambiano in alcun modo. Cambiano le loro circostanze, ma non il loro carattere. Perciò l'accento torna sul titolo del romanzo: ragione e sentimento, e forse un nuovo modo di leggerlo può essere questo: nella vita, come Marianne impara alla fine del romanzo, ci vogliono entrambi.
Oltre a questo, la visione dell'amore non mi sembra per niente stereotipata. Dei quattro personaggi principali (Elinor, Marianne, il colonnello Brandon, Edward), ognuno vede l'amore in modo diverso, anche se in fondo tutti loro pensano che sia indispensabile per una buona vita di coppia. Diversamente da loro invece vari personaggi di contorno tendono ad avere una visione troppo stereotipata, puntando troppo su "un buon matrimonio" (soldi a spese dell'amore) o sull'amore prima di tutto (con la convinzione che tanto alla fine le cose si sistemeranno). Alla fine però, a dispetto di tanti pettegolezzi e consigli irragionevoli, i nostri protagonisti troveranno la loro felicità.
Dei personaggi "cattivi", invece, non è detto che finiscano male, anzi. Willoughby ad esempio finisce in un matrimonio infelice ma fa la bella vita avendo risolto i suoi problemi economici. Lucy invece, che si rivela molto calcolatrice e disposta a tutto, trova la felicità (a modo suo) nel matrimonio economicamente conveniente con Robert Ferrars, e non paga per le sue cattive azioni, anzi ci guadagna.
Insomma, Ragione e sentimento è un romanzo che, oltre l'ovvia trama romantica, presenta molte sfaccettature e una visione complessa della vita, e tocca tanti temi interessanti, con uno stile scorrevole, una buona dose di ironia, personaggi non banali e un pizzico di femminismo contro un sistema esageratamente patriarcale.