La bellezza delle leggende legate alla natura

asiul

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Ladone

Narra la leggenda che questo fosse il drago ucciso da Eracle in una delle sue fatiche.Nella costellazione del dragone Ladone è raffigurato con un piede di Eracle sulla sua testa. Compito di Ladone era quello di far la guardia all’albero dalle mele d’oro. L’albero dalle mele d ’oro era stato donato ad Era dalla Madre Terra in occasione delle sue nozze con Zeus. Era lo aveva piantato nel suo giardino dove i cavalli del Sole terminavano la loro corsa, e i greggi e le mandrie di Atlante vagavano su pascoli che nessuno osava calpestare. A custodire il giardino Era aveva messo le Esperidi figlie di Atlante, ma queste si dimostrarono indegne di tale compito perché rubavano loro stesse le mele d ’oro. Fu così che a guardia dell ’albero Era mise il drago Ladone il quale non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Ladone era figlio del mostro Tefeo e di Echidna, una creatura mostruosa metà donna metà serpente. Secondo Apollodoro, Ladone aveva cento teste, e poteva parlare con voci diverse, però nel cielo è raffigurato con una testa sola. Quando Eracle ricevette l ’ordine di impadronirsi delle mele d ’oro non sapeva dove fosse situato il misterioso giardino. S ’incamminò attraverso l ’Illiria fino a raggiungere il fiume Eridano, patria del profetico Nereo. Qui le ninfe di quelle acque lo condussero dal dio che stava riposando. Eracle lo costrinse a rivelargli il luogo dove si trovavano le mele d ’oro, e a spiegargli il modo di impossessarsene. Nereo gli consigliò vivamente di non coglierle con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell ’enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto nel giardino delle Esperidi, Eracle chiese questo favore al titano, questi era disposto a qualunque cosa pur di avere un attimo di sollievo, ma anche un gigante come Atante temeva il drago Ladone: sicchè chiese come condizione che Eracle lo uccidesse. L ’eroe accondiscese alla richiesta scoccando una freccia avvelenata che colpì mortalmente il terribile guardiano, poi sostituì Atlante nel compito di reggere il globo celeste, intanto che questi con l ’aiuto delle figlie coglieva le mele d ’oro. Atlante non era più intenzionato a riprendere il suo scomodo posto, ci volle uno stratagemma da parte di Eracle per costringere il titano a riprendersi il globo celeste sulle spalle. Ladone fu posto da Era fra le stelle come costellazione del Dragone.
[drawol.it]

b.jpg
 

SALLY

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Che bella Lu!!
Povero Ladone,in questo periodo amo particolarmente i draghi....ho da poco letto Eragon :mrgreen:
 

asiul

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Che bella Lu!!
Povero Ladone,in questo periodo amo particolarmente i draghi....ho da poco letto Eragon :mrgreen:

Io ringrazio Zefiro, per questo suo bel thread, perché mi da la possibilità di cercare e scoprire tante belle storie che prima non conoscevo.

Ora ne posto un'altra che ho appena letto... :)
 

asiul

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La Camelia (Giappone)

La leggenda narra le gesta del dio del vento, della pioggia e dell'uragano Susanowo, costretto a vivere per punizione nel regno del serpente a otto teste. Questo leggendario essere, il drago, pretendeva il sacrificio di una fanciulla, la più bella, ogni anno.​


Il dio del vento,Susanowo, un giorno decise di liberare il paese da questo mostro. Andò nel regno dei morti per forgiare, in una focina incantata,una spada. Ma non una spada qualunque, questa era magica perché era la sola ad avere imprigionato al suo interno un raggio di luce. Con la sua spada Susanowo andò nella grotta del drago e lo attese lungamente all'uscita, mentre il sacrificio della fanciulla aveva inizio. Infatti il corteo che avrebbe scortato la fanciulla, una principessa di nome Campo di riso, stava attraversando la vallata diretta al drago.​

Comparvero le prime luci e Susanowo udì in fondo alla grotta i passi del drago. Un ruggito fece tremare tutto,ma non il nostro eroe che si avventò sul drago ingaggiando con lui una dura lotta che terminò in pieno giorno con l'abbattimento del mostro.​

Il dio del vento si avvicinò alla fanciulla per chiederla in sposa. Si inginocchiò posando la sua spada in terra, sull'erba. La spada pregna del sangue del drago tinse di rosso dei verdi steli e comparve un arbusto dal fogliame lucido e dai meravigliosi fiori bianchi macchiati di porpora.​

I fiori presero il nome di "Tsubaki" (rose del Giappone) con la caratteristica di non perdere mai le foglie, ma di cadere interi dalla pianta.
Da allora questo fiore divenne il simbolo del sacrificio di ogni singola vita, in ricordo delle fanciulle e principesse sacrificate in nome della crudeltà del drago.​


[liberamente tratta da unmondodifiabe]
 

skitty

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Che belle queste leggende! :)
Hai ragione Lu, è proprio un'occasione per imparare delle storie molto poetiche ed interessanti...
Pensa, ad esempio, che tanti anni fa lavoravo con una società partner giapponese che si chiamava Tsubaki... e (ignorantissima me!) scopro ora cosa significasse questo nome! Meglio tardi che mai... :YY
 

asiul

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Cassiopea

" Cassiopea fu la moglie vanitosa e boriosa del Re Cefeo d'Etiopia, che si trova vicino a lei in cielo a formare le uniche due costellazioni celesti dedicate a un marito e a una moglie. Un giorno, mentre era intenta a pettinarsi i lunghi capelli ricciuti, osò dichiarare di essere più bella delle Nereidi, le ninfe del mare. Le Nereidi erano le cinquanta figlie di Nereo, il cosiddetto Vecchio del Mare. Una di esse, Anfitrite, era la sposa di Poseidone, il dio del mare. Le Nereidi si rivolsero a Poseidone perché punisse Cassiopea per la sua vanità, e il dio mandò un mostro a razziare le coste del paese di Re Cefeo. Per acquietare il mostro, Cefeo e Cassiopea incatenarono la figlia Andromeda a una costa rocciosa per sacrificargliela, ma la fanciulla fu sottratta a quell'atroce destino dall'eroe Perseo. Come ulteriore punizione a Cassiopea toccò di girare eternamente intorno al polo celeste, a volte in una posizione poco dignitosa, cioè sottosopra. In cielo è rappresentata seduta sul trono che giocherella con i suoi capelli.
La costellazione di Cassiopea ha una netta forma a W formata dalle sue cinque stelle più brillanti. Alfa di Cassiopea si chiama Shedar, dall'arabo"il petto", la cui posizione segna. Beta di Cassiopea è nota come Caph, dall'arabo" mano macchiata", perché agli Arabi sembrava una mano macchiata di hennè. Delta di Cassiopea si chiama Ruchbah, che in arabo vuol dire "ginocchio". La stella centrale della W, Gamma di Cassiopea, è una stella errante variabile che saltuariamente aumenta di brillantezza"

[unmondodifiabe]

cassiopea.jpg

cassiopeameg.JPG
 

asiul

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I capricci dell'Aurora (Giappone)

Secondo un'antica novella giapponese, un dì l'Aurora fece baruffa con gli Dei, si rifugiò in una grotta e pose alla sua imboccatura una grossa pietra come porta, rifiutandosi categoricamente di uscire tutte le mattine per illuminare il mondo con la sua rosea luce.
Gli Dei ovviamente che di cose belle non potevano fare a meno, ne rimasero molto dispiaciuti.

Beh, immaginate una cena a lume d'Aurora, senza luce, una roba terribile! Che figura avrebbe fatto Zeus con le sue belle fanciulle rapite qua e là.:mrgreen:

Tutti gli altri Dei la pregarono e ripregarono,ma lei non sembrava volerne sapere.
Niente, non si mostrava a nessuno. Ma la dea dell'Amore, che s'intendeva di capricci, suggerì un'astuzia molto raffinata.
Mettere davanti la pietra che chiudeva la grotta uno specchio.
Chiamò poi il dio della Guerra e:" mettiti in agguato vicino alla grotta e aspetta senza far alcun rumore.Zitto e aspetta, vedrai cosa accadrà...."

(Certo pretendere il silenzio dalla Guerra è un eufemismo, ma so' dei checcevoifa!) :??

Bene, dopo poco l'Aurora meravigliatasi del fatto che gli dei non le prestassero più attenzione, spostò appena la pietra d'entrata.E...sorpresa, sorpresa!Vide una manina rosea avanzare verso di lei,ma dalla parte opposta.Aperse ancora un po' e vide un'altra graziosa fanciulla, anzi bellissima, quasi quanto lei, sporgere il capo e guardare.
"Com'è?- pensò- un'altra Aurora?"
Uscì immediatamente e il dio della Guerra in agguato la prese per i capelli e la costrinse a terminare i suoi capricci per tornare ai suoi doveri.Uscire ogni mattina a rischiarare il mondo di luce rosea.
 

asiul

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Leggenda dell' innamorata - Toscana

" Ben più popolare della comunissia festa degli innamorati a Capoliveri, il 14 luglio nell'Isola d'Elba c’è la festa dell’Innamorata.
Tradizionale fiaccolata in costume che dalla terra salpa per il mare, è stata istituita nella seconda metà del 1600, e, interrotta solo a partire dalla prima guerra mondiale, è stata ripresa dal 1985 per far rivivere nei secoli la leggenda dell’Innamorata.
Era l’anno 1534 quando Maria e Lorenzo, due giovani del luogo, fecero della spiaggia Cala de lo ferro il loro rifugio d’amore.

L’ostacolo più grande alla loro unione sembrava venire dalla ricca famiglia di lui, ma Lorenzo, per nulla intimorito, aveva già chiesto a Maria di sposarlo.
Venne invece dal mare, armato di sciabole affilate, un impedimento fatale.
Il pomeriggio del 14 luglio Lorenzo attendeva sulla riva la sua bella fanciulla.
Maria, che lo stava raggiungendo da un alto sentiero, vide sbarcare una scialuppa di pirati e fu testimone impotente del feroce assalto dei corsari contro il suo amato.
Stremato dopo l’impari lotta, il giovane fu imbarcato prigioniero.
Correndo sconvolta verso la spiaggia, Maria vide gettare al largo il corpo morto di Lorenzo e, desiderosa solo di raggiungerlo, si gettò in acqua per non fare mai più ritorno.
Lo scialle di lei, impigliato a uno scoglio, è tutto ciò che fu ritrovato.
Più di un secolo dopo il nobile spagnolo Don Domingo Cardenas fu turbato una sera di luglio nel vedere campeggiare contro l’orizzonte della caletta il profilo di una giovane donna illuminato da un’infinità di bagliori.
Appresa dai pescatori la leggenda di Maria e Lorenzo, Don Domingo Cardenas fece illuminare a giorno la spiaggia, che ribattezzò dell’Innamorata, per consentire alla fanciulla di ritrovare il suo amato.
Una clausola nel suo testamento assicurò alla fiaccolata di perpetuarsi.
Ancora oggi il 14 luglio la festa dell’Innamorata illumina di mille torce la leggendaria caletta di Capoliveri e si conclude con la "Disfida della Ciarpa" (sciarpa) quando una delle contrade paesane recupera uno scialle speciale per affidarlo a una nuova Maria che con lui troverà, finalmente, l’amore."

(da:guardogiocomidiverto)

Non è legata alla natura, ma è molto romantica...
 

Zefiro

da sudovest
l'attesa di Hachiko

Vado in OT per raccontare questa di storia che è legata alla natura (animale), ma non è una leggenda: è tutto vero. Molti la conosceranno, è assai nota e ne son stati tratti anche dei film.

Risale agli anni '20, quando il professor Ueno, che insegnava all’università di Tokyo faceva il pendolare da Shibua dove aveva la sua abitazione, recandosi alla stazione accompagnato dal suo cane che si chiamava Hachiko. Tutte le sere alle cinque, Hachiko andava alla stazione ad aspettare Ueno perché sapeva che quella era l’ora in cui l’abitudinario professore rientrava.

Un giorno Ueno ebbe un ictus mentre lavorava e morì. Come ogni giorno Hachiko si recò alla stazione e lo attese invano. Tornò quindi il giorno dopo, e poi il giorno dopo, e poi il giorno dopo ancora, tutti i giorni. Dopo un po’ i pendolari e le persone che lavoravano alla stazione lo notarono e cominciarono a dargli da mangiare adottandolo collettivamente. Invecchiando Hachiko continuò ad andare comunque ogni giorno alla stazione, preciso come un orologio, alle cinque, quando il suo padrone doveva rientrare. Sempre, ogni giorno, tutti i giorni, per dieci anni, fino al giorno della sua morte.


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La fedeltà dell’animale è ricordata da una statua all’ingresso della stazione di Shibua.

Trovo sia una storia molto toccante di attesa dell’altro per sempre.
 
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asiul

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Sai che hanno realizzato anche un film su questa storia? Solo che è tristissimo.... :(
 
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skitty

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Che storia commovente :roll: mi è scappata la lacrimuccia...
Non so se ricordo bene, ma il film è piuttosto recente e nel cast vi era Richard Gere, mi pare... Ma non l'ho visto perché mi faceva piangere già il trailer.
 

SALLY

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Che storia commovente :roll: mi è scappata la lacrimuccia...
Non so se ricordo bene, ma il film è piuttosto recente e nel cast vi era Richard Gere, mi pare... Ma non l'ho visto perché mi faceva piangere già il trailer.

Si,è quello,anch'io non me la sono sentita di vederlo,so che non è il primo film che fanno sulla vicenda,ed anche alcuni libri trattano di lui,in Giappone c'è un giorno di festa nazionale dedicato a lui.

P.s. Ho un vecchissimo libro che narra tante vicende come questa,l'ho letto una volta (tanti anni fa),non lo leggerò mai più,è stato un pianto dall'inizio alla fine.
 

asiul

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Le leggende di Leonardo - Il calore del cuore

"I due giovani struzzi erano disperati.
Ogni volta che si mettevano a covare le uova, il peso del loro corpo le rompeva.
Un giorno decisero di andare a chiedere consiglio ai loro genitori che abitavano dall'altra parte del del deserto.
Corsero per molti giorni e molte notti, e finalmente arrivarono al nido della vecchia madre.

- Madre - dissero - siamo venuti a chiederti come possiamo fare per covare le uova. Ogni volta che ci proviamo si rompono. -

La madre li ascoltò, poi rispose:

- Ci vuole un altro calore. -
- E quale? - domandarono gli struzzi.
- Il calore del cuore. Voi dovete guardare la vostre uova con amore, pensando alla creatura che ci dorme dentro; lo sguardo e la pazienza lo risveglieranno. -

Gli struzzi ripartirono, e quando la femmina ebbe deposto un altro uovo, si misero a guardarlo con amore, senza perderlo mai di vista.
Passarono così molti giorni; quando, ormai, erano allo stremo delle forze l'uovo incominciò a cigolare, s'incrinò, si ruppe, e una piccola testa di struzzo fece capolino dal guscio."

[da Fiabe e leggende di Leonardo]
 

asiul

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Il Fico - ( L. Da Vinci )

Le leggende di Leonardo hanno sempre come protagonista la natura.L'uomo nei suoi brevissimi racconti è l'elemento disturbatore..."il guastatore di ogni cosa creata", come in questa leggenda.

Il Fico...

C'era una volta un fico che non aveva frutti. Tutti gli passavano accanto, ma nessuno lo guardava. A primavera spuntavano anche a lui le foglie, ma d'estate, quando gli altri alberi si caricavano di frutti, sui suoi rami non compariva nulla.
Mi piacerebbe tanto esser lodato dagli uomini - sospirava i fico. - Basterebbe che riuscissi a fruttificare come le altre piante.
Prova e riprova, finalmente, un'estate, si trovò pieno di frutti anche lui. Il sole li fece crescere, li gonfiò, li riempì di dolce sapore.
Gli uomini se ne accorsero. Anzi, non avevano mai visto un fico così carico di frutti: e subito fecero a gara a chi ne coglieva di più. Si arrampicarono sul tronco, con i bastoni piegarono i rami più alti, col loro peso ne stroncarono parecchi: tutti volevano assaggiare quei fichi deliziosi
e il povero fico, ben presto, si ritrovò piegato e rotto.

[web; da Fiabe e Leggende di Leonardo]
 

Nerst

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Il principe di sansevero

E’ il 30 gennaio del 1710 quando nasce Raimondo di Sangro, rampollo di una famiglia che si vanta di discendere addirittura da Carlo Magno. Orfano di madre ed abbandonato dal padre, il giovane Principe cresce con i nonni e dà prova di una spiccata intelligenza e di uno spirito indomabile.

Ma cosa avviene la notte all'interno del suo palazzo? E' quello che si chiedono i napoletani sentendo rumori insoliti, strani odori, bagliori inquietanti e movimenti sospetti. Il suo laboratorio diventa presto il luogo più leggendario della città, e la fantasia popolare gli attribuisce invenzioni incredibili come il "lume eterno", una fiamma che arde senza fine consumando minime quantità di un combustibile di sua invenzione, ottenuto, si diceva, anche tritando le ossa di un teschio umano.

Il principe dedicò gran parte degli esperimenti all' anatomia umana e di due figure che si trovano nel sotterraneo annesso alla Cappella, si parla ormai da secoli. Scendendo per la piccola scala di ferro, si accede ad una stanza nella quale campeggiano due grandi teche. Qui sono conservate le cosiddette "macchine anatomiche", due scheletri rivestiti con una intera rete di vene e arterie, solidificate, pare, con un processo di metallizzazione inventato dal Principe e di cui si è perso il segreto.
Quello che è certo è che il Principe privilegiava lo studio dell'alchimia e dell'anatomia umana, c'è chi dice per raggiungere l'immortalità. Una ricerca che potrebbe averlo portato alla morte.

Secondo il racconto di Benedetto Croce, pare che egli avesse scoperto un elisir prodigioso, capace di dar vita ai cadaveri, e che lo volesse sperimentare su di sé. Così diede ordine ad un servitore di tagliare il suo corpo a pezzi e di chiuderlo in un baule, in attesa della sua rinascita. Qualcuno, però, aprì prima del tempo il baule: il corpo del Principe si sollevò semivivo, urlò e ricadde subito dopo, definitivamente morto.
 

ila78

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Si,è quello,anch'io non me la sono sentita di vederlo,so che non è il primo film che fanno sulla vicenda,ed anche alcuni libri trattano di lui,in Giappone c'è un giorno di festa nazionale dedicato a lui.

P.s. Ho un vecchissimo libro che narra tante vicende come questa,l'ho letto una volta (tanti anni fa),non lo leggerò mai più,è stato un pianto dall'inizio alla fine.

Io Haciko l'ho visto, ho pianto come una fontana! Mi sono chiesta perchè non diano gli Oscar agli animali, il cane che fa Haciko è straordinario!
 
O

Ospite 01

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Leggenda del Mar Jonio - Aci e Galatea



Galatea era una splendida ninfa del mar Ionio, che, durante le belle aurore, era solita sedersi su uno scoglio e aspettare che il sole la rivestisse di perle.
Una mattina la leggiadra fanciulla fu notata dal ciclope Polifemo, che abitava in una grotta sui fianchi dell’Etna. Alla vista di un simile mostro la fanciulla si spaventò e si diede alla fuga tuffandosi subito nel suo azzurro mare.
Il gigante non riusciva a dimenticare quella fanciulla vestita di rosea luce e tutti i giorni, mentre il suo gregge brucava l’erba, si sedeva di fronte al mare, sperando di rivedere la ninfa per chiederle di sposarlo.
Un pomeriggio, il pastorello Aci avanzò con il suo gregge fino alla spiaggia, suonando dolcemente la zampogna.
Galatea, dal profondo del mare lo udì e corse ad ascoltare quelli che a lei sembravano i sospiri di un sereno tramonto.
La ninfa, incantata da quella musica, pregò il giovanetto di tornare ogni giorno a suonare per lei la zampogna.
Così tutti i giorni Galatea, adagiata sulla sabbia, ascoltava silenziosamente le melodie che la zampogna del pastorello diffondeva per l'aria.
Un triste giorno furono scoperti dal ciclope, il quale accecato dall'ira cercò subito un pretesto per litigare: accusò Aci di essere il ladro dei suoi pascoli e, scagliandogli contro un macigno, lo colpì a morte.
Galatea, disperata e sconsolata chiese ed ottenne dal padre Oceano che Aci venisse trasformato in un fiume. Ancora oggi il fiume Aci scaturisce da sotto una rupe di lava e spinge il suo corso fino a mescolarsi, nel mar Ionio, con la spuma dell’infelice Galatea.
 

ila78

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Leggenda del Mar Jonio - Aci e Galatea



Galatea era una splendida ninfa del mar Ionio, che, durante le belle aurore, era solita sedersi su uno scoglio e aspettare che il sole la rivestisse di perle.
Una mattina la leggiadra fanciulla fu notata dal ciclope Polifemo, che abitava in una grotta sui fianchi dell’Etna. Alla vista di un simile mostro la fanciulla si spaventò e si diede alla fuga tuffandosi subito nel suo azzurro mare.
Il gigante non riusciva a dimenticare quella fanciulla vestita di rosea luce e tutti i giorni, mentre il suo gregge brucava l’erba, si sedeva di fronte al mare, sperando di rivedere la ninfa per chiederle di sposarlo.
Un pomeriggio, il pastorello Aci avanzò con il suo gregge fino alla spiaggia, suonando dolcemente la zampogna.
Galatea, dal profondo del mare lo udì e corse ad ascoltare quelli che a lei sembravano i sospiri di un sereno tramonto.
La ninfa, incantata da quella musica, pregò il giovanetto di tornare ogni giorno a suonare per lei la zampogna.
Così tutti i giorni Galatea, adagiata sulla sabbia, ascoltava silenziosamente le melodie che la zampogna del pastorello diffondeva per l'aria.
Un triste giorno furono scoperti dal ciclope, il quale accecato dall'ira cercò subito un pretesto per litigare: accusò Aci di essere il ladro dei suoi pascoli e, scagliandogli contro un macigno, lo colpì a morte.
Galatea, disperata e sconsolata chiese ed ottenne dal padre Oceano che Aci venisse trasformato in un fiume. Ancora oggi il fiume Aci scaturisce da sotto una rupe di lava e spinge il suo corso fino a mescolarsi, nel mar Ionio, con la spuma dell’infelice Galatea.

che bella questa storia!!!
 

Nerst

enjoy member
La festa dei folletti

Molto tempo fa, c'era una ricca fattoria che apparteneva ad una vedova dal cuore duro ed a sua figlia, perfida e brutta. In casa loro non mancava nulla, la dispensa era ben fornita, ma ai servi, invece toccavano croste di pane, stracci e parole cattive. Madre e figlia ce l'avevano soprattutto con una delle loro serve, Helga, che era la ragazza più graziosa della fattoria.

Ma Helga che era buona e paziente. La vigilia di Natale entrò in cucina una bimbetta dall'aria triste ed affamata con un scodellino in mano che le chiese un pezzettino di carne.
- "Povera piccola, tu non lo sai, ma in questa casa i mendicanti sono trattati peggio dei cani e non c'é niente per loro!" disse Helga alla bambina. Ella però la guardò con occhi così disperati che Helga non seppe resistere e le mise nello scodellino una bella fetta d'arrosto dicendo:
- "Dirò alla padrona che sono stata io a mangiarlo, tanto di botte ne prendo ogni giorno e qualcuna in più non la sentirò nemmeno."

La piccola scappò via tutta contenta ed Helga che guardava dalla finestra si accorse che i suoi piedini non lasciavano impronte sulla neve.
Venne l'ora di mungere le bestie e ad un certo punto si sentì salutare e, voltandosi si trovò accanto una donnina che sorridendo disse:
- " Ti ringrazio per aver dato un boccone di carne alla mia bambina”. E per ringraziarla le regalò meravigliosi abiti.
Helga ormai l'aveva capito, quelle persona da lei incontrate erano in realtà dei folletti, e solo pochi uomini al mondo li avevano visto, e solo pochissimi avevano potuto raccontare.

L'anno dopo, la figlia della vedova avara, ricordando la fortuna di Helga, volle restare sola a casa la vigilia di Natale per vedere se i folletti avrebbero regalato qualcosa anche a lei. Ecco arrivare la bimbetta con lo scodellino in mano che le chiese un pezzettino di carne.

- "Vattene via brutta stracciona! Chi mi dice che la tua casa non sia più ricca della mia?" disse la perfida donna dando un colpo sul braccio della piccola facendole cadere lo scodellino a terra. La piccola corse via piangendo e la donna nemmeno si accorse che i suoi piedini non lasciavano tracce sulla neve fresca.

Cosa successe dopo non si é mai saputo, ma quando la madre e i servi tornarono a casa trovarono tutto sottosopra e fracassato. Quanto alla figlia, giaceva in terra con i vestiti strappati, i capelli legati in cento nodi e la pelle segnata da lividi di mille pizzicotti, segno che non si era per niente divertita quella notte alla festa dei folletti.
 
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