L'argomento sopra introdotto ricorre quotidianamente nell'educazione dei ns figli.
Provo a rispondere offrendo un punto di vista un po' diverso.
Lo stile schematico mi aiuta a razionalizzare il mio pensiero e la mia risposta; non vuole essere un modo secco o sgarbato di rispondere.
Appena si hanno dei figli, la prima cosa che bisogna fare, è decidere quali errori e quali colpe si vogliono avere.
Infatti, appena nati, scatta subito il cronometro e dopo tot anni arriva sicuramente qualcuno a dirti - col senno di poi - che avresti dovuto fare così o cosà, perchè adesso il bambino...
L'errore che io ho deciso di fare, è che gli errori nell'educazione dei miei figli li faccio io, io e basta.
Questo vuol dire che i miei figli non devono essere nemmeno sfiorati da una scuola di salesiani, di gesuiti, di maestre che sfogano le loro nevrosi psicologizzando bambini sani e felici... e infatti vanno in una scuola comunale dove tutti convivono con i loro problemi e nessuno intende redimerli.
Vuol anche dire che dai miei figli stanno lontano pure:
- i responsabili del palinsesto delle reti fininvest: e infatti non abbiamo la TV
- i softwaristi della Nintendo e PlayStation: non abbiamo console, joystick, programmi scaricati nel PC, cellulare o tablet
- i responsabili di marketing della Mattel e Giochi Preziosi
- i responsabili marketing Barilla, Mulino Bianco, Ferrero....
A parole possiamo sembrare degli amish, ma non è così.
Noi non rifiutiamo il mondo moderno con tutti i suoi vantaggi.
Il punto è che vogliamo che i ns figli imparino ad adoperarne i vantaggi senza essere adoperati.
Faccio qualche esempio:
Noi non odiamo la Pimpa, Pippi Calzelunghe o Caillou, che mi sembrano programmi bellissimi, anzi, li ringrazio di esistere perchè senza di loro non sapremmo come rubare 15 minuti per andare al gabinetto, 30 minuti per preparare la cena, 5 minuti per fare una telefonata, eccetera.
Ci vanno benissimo, l'importante è che non siano infarciti di pubblicità, perciò invece di vederli alla TV, li vedono su un CD, su Netflix o su Youtube, ma nessuno, NES-SU-NO, deve azzardarsi a interrompere il programma per programmare i miei figli affinchè mi rompano gli zebedei fino a quando cedo e gli compro qualcosa di inutile e frustrante.
Il problema non è lo schermo che lo gestisco io, il problema sono i vari Goebbels dell'infanzia che gestiscono la TV comprando, vendendo pubblicità e lavando il cervello dei bambini (gli adulti lasciamoli da parte che sarebbero OT).
Per i videogiochi la situazione è diversa: qui tolleranza zero.
Non è possibile che in un gioco un bambino non decida la trama, i personaggi, le regole, le punizioni, i premi...alienandosi completamente e mettendosi nelle mani di uno sparimmagini a ripetizione.
Poi parlano di bambini con problemi: se trascorrono anni col cervello spento davanti a un aggeggio che gli satura anche il midollo spinale d'immagini di un mondo inesistente, cosa possiamo pretendere?
Andrebbero tritati tutti, software ed hardware.
Il giocattolo preferito di mio figlio è una pistola di colla a caldo: c'ha già incollato mezza vallata, non se ne può più, ma si diverte come un matto a costruirsi un sacco di cose, lui, decide cosa, come...gioca.
Anzi, con la pistola a caldo legni e cartone si è fatto pistole, mitra, bazooka... con cui spara a tutti: è il suo gioco, a me va bene.
I miei figli hanno anche giocattoli come la pista delle macchinine, il trenino, le bambole... c'hanno giocato un po', a volte li tirano fuori nelle giornate di pioggia, ma se no, non sanno nemmeno d'averceli.
Questo perchè, semplicemente, non si sta mai in casa: se è bello, fuori.
A fare cosa? Boh! Poi si vedrà.
Diciamo che il vivere in campagna ci dà molto una mano in questo, diciamo anche che darebbe una mano anche agli altri genitori che abitano nei dintorni, ma alle fine gli unici bambini in giro sono i miei.
Con la plastica non ho un buon rapporto.
Non so se ho ragione o è una mia fobia, ma veramente non mi sento tranquillo quando mia figlia si mette in bocca un affare fatto in cina adoperando i residui degli avanzi industriali.
Posso almeno chiedere che non siano ricoperti di quella cromatura schifosa che si stacca solo a guardarla e non voglio finisca nella loro pancia?
Piuttosto, gli accendo una Marlboro.
Educarli significa anche insegnar loro ad apprezzare la qualità del cibo, a distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è.
Cioccolata? Ne vanno matti, ma a forza di mangiare quella buona, non sono attirati dalla Nutella, a cui invece preferiscono la crema Novi, guarda caso, senza oliacci.
Popcorn? Piove e ci vediamo un film? Perfetto, ci facciamo i popcorn freschi che è come mangiarsi un piatto di polenta, ma senza le schifezze di quelli nei bustoni che devono resistere anni nei supermercati prima di essere digeriti dai miei figli.
Patatine? Idem.
Compleanni: non succede nulla se ogni tanto pasticciano, come non succede nulla se ogni tanto io mi bevo un bicchiere di troppo e sono appena allegro; l'importante è che non sia tutti i giorni, non avere una dispensa che sembra il magazzino di materie prime di una fabbrica di vernici industriali.
In casa ns la nudità non è un tabù, anzi, meno si nasconde, meno dovremo spiegare dopo e meno impareranno dagli altri che non sai mai cosa e come gli insegneranno.
Arriviamo in un torrente di montagna e siamo soli? Io e i bambini nudi in acqua!
Siamo in Spagna o in Francia? Spiaggia nudisti, così spariscono anche i brufoli dalle chiappe.
Ma stare nudi - soprattutto se a contatto con l'acqua - non è essere bestie, anzi, il contrario, perchè conoscere il proprio corpo, soprattutto le parti intime, è la base dell'igiene, e chi non ci crede guardi una bambina con la vulvovaginite o un bambino con fimosi e balanite fare la pipì, problemi quotidiani della maggior parte dei bambini/e.
Io a mio figlio, gli ho insegnato subito come, sotto la doccia e con le mani pulite, prevenirla.
Stare nudi a contatto con la terra invece, non è da amanti della natura ma da irresponsabili, perchè nella terra i bambini si beccano i vermi... che poi è inevitabile che se li prendano dalle mani, ma che si prendano qualcosa in altri punti è impensabile.
Potrei scrivere per ore, ma ci do un taglio.
Il punto non è rifiutare il mondo in cui viviamo e farli crescere come disadattati.
Il punto è insegnar loro a scegliere cosa prendere senza accettare tutto ciò che ti vogliono rifilare.
E questo, in alcuni di casi significa dire un bel NO.
Ovviamente, quanto sopra, non mi trasforma in una madre perfettina (sarei un po' pelosetta), anche io ho le mie nevrosi, le mie manie, le mie debolezze e a farne le spese sono i miei figli.
Ma appunto per quello, un conto è che scontino le colpe dei loro padri - che è la regola del gioco dell'educazione - e un'altra che scontino le infamie di chi deve raggiungere il target aziendale per giustificare l'Audi A6 che gli hanno dato.
Grazie per lo spunto.