Capitolo XVI
Per me il Conte di Montecristo è una sorta di piccola Divina Commedia moderna.
Molti capitoli possono essere presi singolarmente e fanno storia a sé.
Vorrei scrivere del capitolo XVI (io sono arrivato al XXI)
(quindi SPOILER...forse…comunque…racconto il cap. XVI).
E’ il capitolo nel quale Edmond decide di abbandonarsi alla morte privandosi del cibo.
E, proprio nel momento in cui dopo diversi giorni di astinenza comincia a perdere il lume della ragione, sente provenire dei rumori da un angolo della sua cella.
Abituato al silenzio più profondo, quei piccoli battiti gli accendono una speranza come un fuoco nel nulla.
Quei rumori, che io pensavo fossero frutto del suo delirio, in realtà sono concreti e prodotti dal suo vicino di cella che cerca di scavare un foro per fuggire.
L’abate Faria riuscirà a fare un buco e a mettersi in contatto con Edmond, che, nel suo intimo, altro non aspettava se non compagnia per rinunciare alla morte.
Quando l’uomo raggiunge gli abissi del dolore si attacca in modo doloroso a quelle che in altre condizioni sarebbero “inutili speranze”. Basta uno sguardo, un sorriso, una pacca sulla spalla, un “piccolo rumore” appunto e in lui emerge qualcosa di atavico che lo riconduce, per un momento, alla vita.
Io credevo che Edmond fosse ormai pazzo e quei rumori provenissero dalla sua condizione di quasi morto, in realtà l’abate Faria esiste. L’abate Faria, in quel contesto di estrema desolazione, è per Edmond l’equivalente di Dio, che, infatti, lo riconduce alla vita.
C’è qualcosa per cui valga la pena vivere.
ps mi piacerebbe sapere cosa pensate di questa figura straordinaria (l'abate Faria)