Zingaro di Macondo
The black sheep member
primi due capitoli
Sono abbagliato dalla bellezza di queste prime pagine.
Dopo aver divorato il primo capitolo, dedicato alla bellissima figura del vescovo Myriel, vorrei scrivere del secondo, il cui protagonista assoluto è Jean Vanjean. Che personaggio straordinario anche questo!
Hugo ci descrive magistralmente questo miserabile, povero, derelitto, delinquente, buono e cattivo insieme, finito in prigione per una pagnotta, che pensa lucidamente alla propria sorte senza avere quella cultura di base, che lo avrebbe corrotto facendogli, forse, credere di essere nel giusto.
Bellissimi i pensieri di Jean, che si chiede chi, tra la società e il povero che ruba, sia il peccatore e chi la vittima. Non arriva a nessuna conclusione e dà un po' la colpa a tutti, anche a sè stesso. Magnifico.
Jean è un puro che agisce in base agli istinti e per gli istinti commette peccati. In molte pagine Hugo anticipa Freud, abbozzando il concetto di inconscio.
Si parla di una “luce”, a proposito di una sorta di rivelazione che Jean ha, in seguito al suo ennesimo furto ai danni di un bambino. Come non pensare alla conversione di Paolo sulla via di Damasco?
Bellissima l’immagine, per citarne una tra le tante, di Jean che solleva il piede e vede la moneta che “lo guarda”, come fosse un occhio implacabile, quasi un giudice sulle sue malefatte.
E ancora: il potere del perdono e della bontà. Myriel ha risanato, direi quasi “comprato, aggiustandola", l’anima di Jean Valjean con il perdono.
Ho pensato a quante volte io mi sono arrabbiato dopo aver subito quello che credevo essere un torto. Dalla rabbia nasce rabbia in una spirale senza fine e per niente attraente. Perdonare è l’azione più “violenta” che un uomo possa fare in certi casi. E' l'azione che cambia, che svolta.
Che romanzo… quante cose avrei da dire ancora…
Sono abbagliato dalla bellezza di queste prime pagine.
Dopo aver divorato il primo capitolo, dedicato alla bellissima figura del vescovo Myriel, vorrei scrivere del secondo, il cui protagonista assoluto è Jean Vanjean. Che personaggio straordinario anche questo!
Hugo ci descrive magistralmente questo miserabile, povero, derelitto, delinquente, buono e cattivo insieme, finito in prigione per una pagnotta, che pensa lucidamente alla propria sorte senza avere quella cultura di base, che lo avrebbe corrotto facendogli, forse, credere di essere nel giusto.
Bellissimi i pensieri di Jean, che si chiede chi, tra la società e il povero che ruba, sia il peccatore e chi la vittima. Non arriva a nessuna conclusione e dà un po' la colpa a tutti, anche a sè stesso. Magnifico.
Jean è un puro che agisce in base agli istinti e per gli istinti commette peccati. In molte pagine Hugo anticipa Freud, abbozzando il concetto di inconscio.
Si parla di una “luce”, a proposito di una sorta di rivelazione che Jean ha, in seguito al suo ennesimo furto ai danni di un bambino. Come non pensare alla conversione di Paolo sulla via di Damasco?
Bellissima l’immagine, per citarne una tra le tante, di Jean che solleva il piede e vede la moneta che “lo guarda”, come fosse un occhio implacabile, quasi un giudice sulle sue malefatte.
E ancora: il potere del perdono e della bontà. Myriel ha risanato, direi quasi “comprato, aggiustandola", l’anima di Jean Valjean con il perdono.
Ho pensato a quante volte io mi sono arrabbiato dopo aver subito quello che credevo essere un torto. Dalla rabbia nasce rabbia in una spirale senza fine e per niente attraente. Perdonare è l’azione più “violenta” che un uomo possa fare in certi casi. E' l'azione che cambia, che svolta.
Che romanzo… quante cose avrei da dire ancora…