Eco, Umberto - Il nome della rosa

Mizar

Alfaheimr
Mizar, mi sono stupita un pò nel leggere il tuo commento, che è come "una voce fuori dal coro". Se non altro perchè, almeno fino ad ora, non avevo mai sentito un giudizio negativo su questo libro, che io reputo fantastico...
Ma non sindaco assolutamente la tua opinione, ognuno ha i suoi gusti! :D
La compostezza di questo post dovrà essere tua propria.
Lei mi fornisce un buon La per ricordare quel poco di interessante che credo vi sia in questo romanzo.
Rievoco le apparizioni poco celate di Borges nel monaco cieco. Vi è della commozione in quegli incontri, specie nel primo. Eco trova un suo maestro in fabula quasi fosse figura ectoplsmatica fatta carne; riesce nel far sentire, quasi come in sogno, l'incredulità patetica della vicinanza di un genio che al tempo si avviava verso un doppio crepuscolo, verso un progressivo spegnersi. Ciò, per mezzo di non più appropriata quanto rodata - da certa tradizione - strutturazione periodale. Un ondeggiante va e vieni tra paratassi breve ed incisiva ed ipotassi che è un pò, in musica, il tremolare fineottocentesco sulla tonica.

Curioso che tale bella pagina incroci precisamente colui cui Eco è forse più debitore. Tanto più ciò rivela lo scarto qualitativo tra i due. Tanto più dunque, tale pagina è scacco.
 

Masetto

New member
negli ultimi anni l'ubriacatura sta passando.
Mica tanto... mi pare che di questo libro si parli ancora molto, come, in piccolo, si vede anche in questo sito. E' già apparso in diverse antologie. Inoltre "nel gennaio 2002 Repubblica regalò "Il nome della rosa" di Umberto Eco, il primo libro di una lunghissima e fortunata collana a pagamento [...] Il milione di copie gratuite della tiratura è bruciato in edicola la prima mattina." (da http://www.lsdi.it/versp.php?ID_art=46). Tutto ciò nonostante il romanzo abbia quasi trent'anni.
Temo che dovrai "sopportarlo" ancora per un bel po' :)
 

nemesis

New member
ho visto solo il film,ma vorrei leggere anche il libro qualcuno sa se si rispecchiano nella trama o sono due cose differenti?
 

Mizar

Alfaheimr
Mica tanto... mi pare che di questo libro si parli ancora molto, come, in piccolo, si vede anche in questo sito. E' già apparso in diverse antologie. Inoltre "nel gennaio 2002 Repubblica regalò "Il nome della rosa" di Umberto Eco, il primo libro di una lunghissima e fortunata collana a pagamento [...] Il milione di copie gratuite della tiratura è bruciato in edicola la prima mattina." (da http://www.lsdi.it/versp.php?ID_art=46). Tutto ciò nonostante il romanzo abbia quasi trent'anni.
Temo che dovrai "sopportarlo" ancora per un bel po' :)
Ma è chiaro che se ne parli molto. E' un romanzo popolarissimo: tale vuole e deve essere. Come la musica commerciale, esso vende milioni di copie :mrgreen:
Un romanzo del genere offre al consumatore due possibilità: leggerlo ed apprezzarlo facilmente -essendo l'autore tecnicamente dotato, essendo la trama avvincente, essendo l'opera in sè tutt'altro che difficile -; oppure non leggerlo e fare gli intellettuali esponendolo in libreria (un nome quale quello di Eco è assicurazione in tal senso).
Parlavo della qualità effettiva dell'opera (non del numero di copie vendute o della fashon-popularity TUNZZZ) e della critica in reazione.Essa in un primo momento diede certa importanza all'opera. Oggi non è più così. Come romanziere Eco è epigono.
Sulle antologie scolastiche non mi pronuncio proprio: la loro gande qualità è certificata da questo tuo infelice dato come da tanti altri ancora.
Poveri ragazzi...
 
Secondo me esageri quando paragoni Il nome della rosa ad una musica commerciale.
Semmai se proprio vogliamo osare un paragone musicale, io direi è una Toccata e Fuga in re min.
Pezzo popolarissimo, di non difficile ascolto, ma tutt'altro che motivetto da spiaggia.

Per quanto riguarda la non difficoltà nella lettura del libro, sono d'accordo con te. Molti si lasciano scoraggiare dal nome di Eco o dalla "sinistra" fama che avvolge questo romanzo, ma di difficile c'è davvero poco.

Devo abbandonare lo scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questo post, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
 

Mizar

Alfaheimr
Secondo me esageri quando paragoni Il nome della rosa ad una musica commerciale.
Semmai se proprio vogliamo osare un paragone musicale, io direi è una Toccata e Fuga in re min.
Pezzo popolarissimo, di non difficile ascolto, ma tutt'altro che motivetto da spiaggia.
Secondo me, al contrario, non ha proprio nulla a che vedere con una toccata (tantomeno in Re minore) nè storicamente nè da altri punti di vista (contenuti, sviluppo, implicazioni, scelte formali). Per me una tonalità da Nome della Rosa è piuttosto il La minore; una forma musicale adatta, la sinfonia (quelle verbose, ipertrofiche e logorroiche piene di quinte vuote).
Comunque, non intendevo paragonare il romanzo ad una musica commerciale. Mi riferivo piuttosto alla ricezione dello stesso: cosa diversa. Così ho risposto al post di Masetto che sottolineava i grandi numeri editoriali.
:wink:
 

Masetto

New member
Ma è chiaro che se ne parli molto. E' un romanzo popolarissimo. Parlavo della qualità effettiva dell'opera (non del numero di copie vendute) e della critica in reazione.
Ok

Essa in un primo momento diede certa importanza all'opera.
Vero

Oggi non è più così.
Ma in base a cosa dici questo? A me non risulta che i critici che dissero bene de Il nome dela rosa oggi abbiano cambiato idea.

Sulle antologie scolastiche non mi pronuncio proprio: la loro grande qualità è certificata da questo tuo infelice dato come da tanti altri ancora.
Poveri ragazzi...
No, perdonami, non puoi usare come prova della cattiva qualità delle antologie scolastiche il fatto che molte includono un libro che a te non piace.
Ma soprattutto guarda che condannare in blocco le antologie equivale a dire che la maggior parte dei critici letterari sono incompetenti. Perché queste antologie sono scritte da critici e spesso basate sulle idee di altri critici. Insomma nell’insieme rispecchiano in buona misura l’orientamento della critica letteraria. Se diverse ospitano Il nome della rosa è proprio perché un sacco di critici hanno trovato e continuano a trovare dei pregi in questo libro.
 
E' l'unico libro di prof. Eco che sono riuscita a finire di leggere, e che non mi ha deluso... :YY
Magari fossero anche gl'altri suoi libri scritti in questa maniera...:W

Miz, a qualcuno piace questo libro... non abbiamo tutti per forza gli stessi gusti....poi quando, mai la crittica andava d'accordo con i gusti dei lettori.... :boh:
 

Masetto

New member
essendo l'opera in sè tutt'altro che difficile

sono d'accordo con te. Molti si lasciano scoraggiare dal nome di Eco o dalla "sinistra" fama che avvolge questo romanzo, ma di difficile c'è davvero poco.

Concordo anch'io. E tutto sommato secondo me in questo caso è un pregio. Nonostante il libro tratti argomenti insoliti ed (apparentemente) distanti dai problemi di oggi, evita quasi del tutto le astruserie e gli sfoggi di cultura. La scrittura è chiara e si legge con piacere, gli argomenti sono interessanti ed attuali.
Magari Eco avesse continuato su questa strada!
 

Mizar

Alfaheimr
Ma in base a cosa dici questo? A me non risulta che i critici che dissero bene de Il nome dela rosa oggi abbiano cambiato idea.
Nemmeno a me risulta.
Difatti non è ciò che ho detto. Parlavo di una generale tendenza e non di singoli (questi difficilmente amano autosmentirsi).

No, perdonami, non puoi usare come prova della cattiva qualità delle antologie scolastiche il fatto che molte includono un libro che a te non piace.
Neppure in questo caso, ho detto questo.
La cattiva qualità di alcune antologie scolastiche è rilevabile, a mio parere da una lettura 'sistematica' delle stesse. Il problema non è certo la presenza di un Nome della Rosa qualunque (magari fosse solo questo).

Comunque il tuo discorso è reversibile. Neppure tu infati puoi inferire la qualità del Nome della Rosa dal fatto che si presenti in antologie.

Ma soprattutto guarda che condannare in blocco le antologie .
Non intendevo far condanne in direttissima di blocchi categorici. Parlavo della generalità o maggioranza delle stesse. Io son ccciovane ed ho lasciato da pochi anni gli studi liceali...

equivale a dire che la maggior parte dei critici letterari sono incompetenti..
Questa è tipica affermazione che definirei non affatto vera.
Conosce tutti i critici che si occupano di tutte le antologie italiane?
Puoi provarne la qualità argomentativa?

Perché queste antologie sono scritte da critici e spesso basate sulle idee di altri critici. Insomma nell’insieme rispecchiano in buona misura l’orientamento della critica letteraria. Se diverse ospitano Il nome della rosa è proprio perché un sacco di critici hanno trovato e continuano a trovare dei pregi in questo libro.
Sei proprio sicuro che a comporre le antologie, oggigiorno, siano solo critici (o autorevoli critici) letterari?
Sei sicuro che alcune antologie di qualità e di pugno di critici effettivi diano così tanto spazio e credito, soprattutto, al Nome? Mai sfogliato un Luperini ?

Sei così sicuro che la simpatia della critica dimostri molto?
Non credi che, a volte, potrebbero esservi anche ragioni campanilistiche o nazionalistiche o affettive o pubblicitarie o di diritti d'autore o di pochezza-scarsezza di prosatori italiani ?
Non credi che una antologia sia un prodotto editoriale (e, come tale, chiamato e sottoposto a meccanismi di vendita e di consumo)?
Non credi che, in una moderna società capitalistica, credere di poter dedurre il valore o la qualità di un prodotto spirituale dalle quote editoriali e (forse peggio) dalla presenza in antologie ed in critica antologica, sia quantomeno un attimino ingenuo o affrettato o insufficiente o ironico ?
Hai mai letto Borges?
Non credi che Eco sia un ottimo saggista ma non più di un sufficiente romanziere?
 
Ultima modifica:

Mizar

Alfaheimr
Concordo anch'io. E tutto sommato secondo me in questo caso è un pregio. Nonostante il libro tratti argomenti insoliti ed (apparentemente) distanti dai problemi di oggi, evita quasi del tutto le astruserie e gli sfoggi di cultura. La scrittura è chiara e si legge con piacere, gli argomenti sono interessanti ed attuali.
Magari Eco avesse continuato su questa strada!
Concordo. Ebbene, evidentemente il signore aveva ed ha ben poco da dire (a parte ciò che può riguardare un saggio scritto sottoforma di romanzo con varie imprecisioni storiche :mrgreen:).
 

Masetto

New member
Parlavo di una generale tendenza e non di singoli
Forse stiamo parlando di due cose diverse. Io non sto parlando dell’Eco romanziere nel complesso, ma solo de Il nome della rosa. Non so se oggi la critica ritenga l’Eco romanziere meno bravo di quanto non facesse qualche anno fa. Può darsi di sì, e se devo dire il vero, dopo aver provato a leggere Il pendolo di Foucault, la cosa non mi stupirebbe.
Ti chiedo: in questi ultimi anni, sono uscite nuove critiche negative a Il nome della rosa? A me interessa capire se sta cambiando l’opinione su questo libro soltanto.

La cattiva qualità di alcune antologie scolastiche è rilevabile, a mio parere da una lettura 'sistematica' delle stesse.
Comunque il tuo discorso è reversibile. Neppure tu infatti puoi inferire la qualità del Nome della Rosa dal fatto che si presenti in antologie.
Non intendevo far condanne in direttissima di blocchi categorici. Parlavo della generalità o maggioranza delle stesse. Io son ccciovane ed ho lasciato da pochi anni gli studi liceali...
Conosce tutti i critici che si occupano di tutte le antologie italiane?
Puoi provarne la qualità argomentativa?
Sei così sicuro che la simpatia della critica dimostri molto?
Non credi che, a volte, potrebbero esservi anche ragioni campanilistiche o nazionalistiche o affettive o pubblicitarie o di diritti d'autore o di pochezza-scarsezza di prosatori italiani ?
Non credi che una antologia sia un prodotto editoriale (e, come tale, chiamato e sottoposto a meccanismi di vendita e di consumo)?
Non credi che, in una moderna società capitalistica, credere di poter dedurre il valore o la qualità di un prodotto spirituale dalle quote editoriali e (forse peggio) dalla presenza in antologie ed in critica antologica, sia quantomeno un attimino ingenuo o affrettato o insufficiente o ironico ?
Occhio, io non stavo parlando della qualità de Il nome della rosa e delle antologie. Ho solo detto che il fatto che questo libro appaia in molte antologie significa che in generale è abbastanza ben visto dalla critica.
Poi, per me, è un bellissimo romanzo, ma non lo dico perché l’hanno detto molti critici.

Sei proprio sicuro che a comporre le antologie, oggigiorno, siano solo critici (o autorevoli critici) letterari?
Autorevoli no, ma critici sì. E’ comunque gente che per professione si occupa di letteratura, e quindi sono critici. Magari parecchi sono pessimi, ma questo è un altro discorso :) . Parlo delle antologie scolastiche, eh!

Sei sicuro che alcune antologie di qualità e di pugno di critici effettivi diano così tanto spazio e credito, soprattutto, al Nome? Mai sfogliato un Luperini ?
No, Luperini non lo conosco purtroppo.
Non dico che tutte gli danno grande spazio e considerazione; anzi, per quello che ho visto io, nessuna lo ritiene un romanziere di valore pari, che so, a un Calvino. Neanche a un Manganelli direi. Però qualche pregio glielo riconoscono.
La più nota antologia scolastica che ho a casa è senz’altro Guida al Novecento di Salvatore Guglielmino, la quale, se non altro, ne parla, non lo demolisce, e ne contiene anche un estratto. Poi dice:
<< Del romanzo sono state date valutazioni disparate. E un critico come P. Citati può scrivere che esso “dimostra come la cultura, l’intelligenza, il desiderio di sedurre, la sapienza combinatoria, l’astuzia del tempo, unite all’assoluta assenza di ogni talento letterario, possono produrre libri che assomigliano pericolosamente alla vera letteratura”. >>

Hai mai letto Borges?
Non credi che Eco sia un ottimo saggista ma non più di un sufficiente romanziere?
Saggista non so. Mi limito al romanziere.
Con Borges per me non c’è confronto, Borges è un grande artista.
Se penso al Pendolo, altro che “sufficiente”, mi verrebbe voglia di impallinarlo :)
Se penso al Nome invece gli darei ben più che la sufficienza, per tante cose: la dettagliata ed affascinante ricostruzione storica, l’ironia, la trama coinvolgente, la chiarezza, la simpatia che ha saputo infondere ai protagonisti, e sopra a tutto il fatto che argomenti come il valore del riso e la povertà di Gesù e della Chiesa sono interessantissimi.
Insomma secondo me Citati ha ragione a dire che qui Eco dimostra cultura ed intelligenza. Ma non sono d’accordo sull’ “assoluta assenza di ogni talento letterario”.
Qualcosina di artistico secondo me c’è, e precisamente è l’essere riuscito a dare omogeneità, scorrevolezza, interesse ad un racconto su argomenti tutt’altro che facili e popolari. Eco non sa trovare la “parola nuova” o la frase indimenticabile (questo lo fa un Borges), ma sa cucire bene i pezzi che ha. E’ un po’ come un sarto cui arrivano delle meravigliose stoffe dalle quali riesce a ricavare un bel vestito, che, se non altro, ha disegnato lui.
Nel “confronto” finale tra Jorge e Guglielmo, tutto è accomodato così bene che ho letto il loro discorso su argomenti a me solitamente lontanissimi con un autentico piacere. Quando Jorge sta descrivendo l’Anticristo con accenti terribili e Guglielmo commenta, in un soffio, che “sembra il suo ritratto”, è impossibile non ridere secondo me, e non ammettere che questa è una magnifica battuta (anche chi sa far ridere con intelligenza ha qualcosa dell’artista secondo me). Il misticismo di Ubertino da Casale mi sembra reso con grande efficacia. Eccetera.
Insomma, se non la materia del Nome, molti tratti della cucitura sono originali ed efficaci, per cui qui Eco è stato un pochino anche artista secondo me.
In una recensione al (mediocre) film che J. J. Annaud ne ha ricavato, ho letto:
<< Ci sia consentito dire dove sta la differenza tra il libro e il film. Mentre Annaud ha dato al pubblico ciò che esso si attende, Eco ha saputo creare un pubblico deciso ad attendersi ciò che il libro gli offre. >>
Se Eco è riuscito a far questo, è appunto perché ha saputo essere efficace.
 

Sir

New member
Eco è sicuramente un ottimo studioso e saggista.
Come romanziere, e Il nome della rosa esprime appieno la mia idea del suo stile, oltre ad un sapiente e scaltro utilizzo della tecnica narrativa io vedo poco altro; per questo lo reputo al pari di tanti altri scrittori discreti, e nulla più.
Lo stesso Eco ha reso più volte evidente che si trattasse di una sua precisa scelta, quindi a poco giova discutere su giudizi di qualità o non qualità; col suo ampiamente sbandierato approccio alla scrittura, tipicamente metodico e "accademico", ha dimostrato che, operando coi giusti strumenti, chiunque può scrivere un libro di grande successo.
Resta il fatto, ma questo fa chiaramente parte della scommessa, che i suoi romanzi a mio avviso regalano qualche ora di piacevole intrattenimento e, a livello di contenuti, null'altro.

Ho come l'impressione, ma qui si entra del campo della soggettività, che il buon Eco, furbo e navigato com'è, stia semplicemente tentando di prenderci tutti in giro per vedere fino a che punto il pubblico considererà "letteratura alta" quella che, a tutti gli effetti, non è altro che un'ottima letteratura di consumo vestita in abito da sera (e con una firma pesante in calce). :mrgreen:
 

Masetto

New member
Lo stesso Eco ha reso più volte evidente che si trattasse di una sua precisa scelta, quindi a poco giova discutere su giudizi di qualità o non qualità
Non vedo perché. Si può sempre dare un parere sul fatto che un libro sia ben scritto o no. E non credo che qui Eco abbia fatto ogni sforzo possibile per fare solo un puro esperimento senza mai cedere alla tentazione di scrivere un libro piacevole. Che se ogni tanto gli veniva l'ispirazione per quella che gli sembrava una frase poetica, l'abbia sistematicamente repressa.
E poi può perfino capitare che uno sia artista involontariamente. Non dico che questo sia il caso di Eco.

col suo ampiamente sbandierato approccio alla scrittura, tipicamente metodico e "accademico", ha dimostrato che, operando coi giusti strumenti, chiunque può scrivere un libro di grande successo.
Seee, magari! :) . Hai già scritto il tuo best-seller, tu? Altro che chiunque: ci vuole intelligenza, intuito e, diciamolo, anche molto culo :)

Resta il fatto, ma questo fa chiaramente parte della scommessa, che i suoi romanzi a mio avviso regalano qualche ora di piacevole intrattenimento e, a livello di contenuti, null'altro.
Contenuti nuovi non ce n’è, ma parlare di tolleranza religiosa, filosofia, natura umana con intelligenza e chiarezza come fa qui Eco, male non credo ne faccia :)

Ho come l'impressione, ma qui si entra del campo della soggettività, che il buon Eco, furbo e navigato com'è, stia semplicemente tentando di prenderci tutti in giro per vedere fino a che punto il pubblico considererà "letteratura alta" quella che, a tutti gli effetti, non è altro che un'ottima letteratura di consumo vestita in abito da sera (e con una firma pesante in calce). :mrgreen:
Forse è riuscito a prendere in giro il pubblico, non so. Ma gli addetti ai lavori non mi pare. Devo ancora trovare un critico che lo definisca un grande artista.
 
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Mizar

Alfaheimr
Forse stiamo parlando di due cose diverse. Io non sto parlando dell’Eco romanziere nel complesso, ma solo de Il nome della rosa. Non so se oggi la critica ritenga l’Eco romanziere meno bravo di quanto non facesse qualche anno fa. Può darsi di sì, e se devo dire il vero, dopo aver provato a leggere Il pendolo di Foucault, la cosa non mi stupirebbe.
Ti chiedo: in questi ultimi anni, sono uscite nuove critiche negative a Il nome della rosa? A me interessa capire se sta cambiando l’opinione su questo libro soltanto.
Posso dirti che sul mio vecchio Luperini è andata calando progressivamente la attenzione nei confronti del romanzo in questione, sulla scia delle edizioni più aggiornate (oggi, credo, sia fatta riserva di una paginetta in commento con explicit). Si preferisce, giustamente, l'Eco saggista e semiologo.
Per il resto, conosco le opinioni negative di un Berardinelli, Bellocchio, Pampaloni e, soprattutto, dei decostruttivisti americani.

Occhio, io non stavo parlando della qualità de Il nome della rosa e delle antologie. Ho solo detto che il fatto che questo libro appaia in molte antologie significa che in generale è abbastanza ben visto dalla critica.
Poi, per me, è un bellissimo romanzo, ma non lo dico perché l’hanno detto molti critici.
A me una paginetta e mezza in un colosso per superiori come il Luperini pare un pò pochino...

Autorevoli no, ma critici sì. E’ comunque gente che per professione si occupa di letteratura, e quindi sono critici. Magari parecchi sono pessimi, ma questo è un altro discorso :) . Parlo delle antologie scolastiche, eh!.
Infatti "autorevoli" era in parentesi.
Poi, come ti dicevo, dipende dalla antologia, dalla casa editrice, dai curatori (che non sono affatto solo critici) e da una serie di interessi economici e campanilistici.

No, Luperini non lo conosco purtroppo.
Non dico che tutte gli danno grande spazio e considerazione; anzi, per quello che ho visto io, nessuna lo ritiene un romanziere di valore pari, che so, a un Calvino. Neanche a un Manganelli direi. Però qualche pregio glielo riconoscono.!.
Allora siamo d'accordo: io la vedo allo stesso modo. In precisione: si parla di buona eggibilità, di ottima strutturazione (da thriller), di cura del dettaglio e della organizzazione.
Ma, come tu stesso dici, si considera (anche solo per implicito) una inferiorità rispetto a grandi romanzieri.

La più nota antologia scolastica che ho a casa è senz’altro Guida al Novecento di Salvatore Guglielmino, la quale, se non altro, ne parla, non lo demolisce, e ne contiene anche un estratto. Poi dice:
<< Del romanzo sono state date valutazioni disparate. E un critico come P. Citati può scrivere che esso “dimostra come la cultura, l’intelligenza, il desiderio di sedurre, la sapienza combinatoria, l’astuzia del tempo, unite all’assoluta assenza di ogni talento letterario, possono produrre libri che assomigliano pericolosamente alla vera letteratura”. >>
Bhè, non mi pare esattamente indulgente :mrgreen:
Ma, ciò che più importa, è che il buon testo del Guglielmini è decisamente datato (come ti dicevo...)

Saggista non so. Mi limito al romanziere.
Con Borges per me non c’è confronto, Borges è un grande artista.
Se penso al Pendolo, altro che “sufficiente”, mi verrebbe voglia di impallinarlo :)
Se penso al Nome invece gli darei ben più che la sufficienza, per tante cose: la dettagliata ed affascinante ricostruzione storica, l’ironia, la trama coinvolgente, la chiarezza, la simpatia che ha saputo infondere ai protagonisti, e sopra a tutto il fatto che argomenti come il valore del riso e la povertà di Gesù e della Chiesa sono interessantissimi.
E' bene però dire anche che vi sono alcuni piccoli errori storici.

Insomma secondo me Citati ha ragione a dire che qui Eco dimostra cultura ed intelligenza. Ma non sono d’accordo sull’ “assoluta assenza di ogni talento letterario”.
Qualcosina di artistico secondo me c’è, e precisamente è l’essere riuscito a dare omogeneità, scorrevolezza, interesse ad un racconto su argomenti tutt’altro che facili e popolari. .
Io invece son d'accordo in parte con il Citati.
Anche perchè "l’essere riuscito a dare omogeneità, scorrevolezza, interesse ad un racconto su argomenti tutt’altro che facili e popolari" può ben essere prerogativa anche di un buon retore o compilatore.
Insomma, tali capacità da te giustamente sottlineate, nulla ci dicono della bontà di Eco come romanziere. Almeno non necesse.

Eco non sa trovare la “parola nuova” o la frase indimenticabile (questo lo fa un Borges), ma sa cucire bene i pezzi che ha. E’ un po’ come un sarto cui arrivano delle meravigliose stoffe dalle quali riesce a ricavare un bel vestito, che, se non altro, ha disegnato lui.
Nel “confronto” finale tra Jorge e Guglielmo, tutto è accomodato così bene che ho letto il loro discorso su argomenti a me solitamente lontanissimi con un autentico piacere. Quando Jorge sta descrivendo l’Anticristo con accenti terribili e Guglielmo commenta, in un soffio, che “sembra il suo ritratto”, è impossibile non ridere secondo me, e non ammettere che questa è una magnifica battuta (anche chi sa far ridere con intelligenza ha qualcosa dell’artista secondo me). Il misticismo di Ubertino da Casale mi sembra reso con grande efficacia. Eccetera..
Concordo su tutto.
D'altra parte, in un mio post precedente avevo accennato alla qualità di alcuni momenti del lavoro. E, come ricorderai, mi riferivo proprio a dialoghi e descrizioni del genere. Il personaggio di Borges 'in opera' è insomma, a mio parere, l'unica nota positiva.

Io non credo infatti che Eco non abbia affatto artisticità, si badi. Credo solo nonsia un buon romanziere.


Eco è sicuramente un ottimo studioso e saggista.
Come romanziere, e Il nome della rosa esprime appieno la mia idea del suo stile, oltre ad un sapiente e scaltro utilizzo della tecnica narrativa io vedo poco altro; per questo lo reputo al pari di tanti altri scrittori discreti, e nulla più.
Lo stesso Eco ha reso più volte evidente che si trattasse di una sua precisa scelta, quindi a poco giova discutere su giudizi di qualità o non qualità; col suo ampiamente sbandierato approccio alla scrittura, tipicamente metodico e "accademico", ha dimostrato che, operando coi giusti strumenti, chiunque può scrivere un libro di grande successo.
Resta il fatto, ma questo fa chiaramente parte della scommessa, che i suoi romanzi a mio avviso regalano qualche ora di piacevole intrattenimento e, a livello di contenuti, null'altro.

Ho come l'impressione, ma qui si entra del campo della soggettività, che il buon Eco, furbo e navigato com'è, stia semplicemente tentando di prenderci tutti in giro per vedere fino a che punto il pubblico considererà "letteratura alta" quella che, a tutti gli effetti, non è altro che un'ottima letteratura di consumo vestita in abito da sera (e con una firma pesante in calce). :mrgreen:
Concordo su tutto.
Ma concordo anche con Masettone quando accenna all'utile "culo" alla intelligenza (mercantile) ed all'intuito (imprenditoriale). :mrgreen:


E poi può perfino capitare che uno sia artista involontariamente. Non dico che questo sia il caso di Eco.
Mhh...difatti la vedo difficile!

Contenuti nuovi non ce n’è, ma parlare di tolleranza religiosa, filosofia, natura umana con intelligenza e chiarezza come fa qui Eco, male non credo ne faccia :)
No, non è male. Ma (come ti dicevo supra) questo (parlare di tolleranza religiosa, filosofia, natura umana con intelligenza e chiarezza) può farlo molto bene anche un retore, Paolo Mieli, una mamma-Mizar in giornata o un deputato U.S. Ad esempio, lo fa molto bene il mio professore di filosofia del diritto o tanti saggisti da ogni angolo di questo mondo.


Forse è riuscito a prendere in giro il pubblico, non so. Ma gli addetti ai lavori non mi pare. Devo ancora trovare un critico che lo definisca un grande artista.
Infatti...


A parte questo, concordo su tutto con te, Masè !
 
E' bene però dire anche che vi sono alcuni piccoli errori storici.
!


"D'altra parte è indubbio che nel tradurre nel suo francese neogotico il latino di Adso, il Vallet abbia introdotto di suo varie licenze, e non sempre soltanto stilistiche"

Eco Umberto, Il nome della rosa, "Naturalmente, un manoscritto" p. 14.

Tre righi per giusticare la peperonata.
 
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