Eco, Umberto - Il nome della rosa

Masetto

New member
A parte questo, concordo su tutto con te, Masè !
Pare proprio che in genere abbiamo pareri più simili di quanto non sembri a prima vista :)

Posso dirti che sul mio vecchio Luperini è andata calando progressivamente la attenzione nei confronti del romanzo in questione, sulla scia delle edizioni più aggiornate (oggi, credo, sia fatta riserva di una paginetta in commento con explicit). Si preferisce, giustamente, l'Eco saggista e semiologo.
Per il resto, conosco le opinioni negative di un Berardinelli, Bellocchio, Pampaloni e, soprattutto, dei decostruttivisti americani.
Capisco. Allora probabilmente è come dici tu. Bisognerebbe fare lo spoglio di tutte le critiche recenti in effetti, ma sinceramente non saprei come. Internet aiuta poco in questo.
Con rammarico, devo dire che non ho mai trovato siti, riviste o altro che raccogliessero sistematicamente le opinioni dei critici sui libri, come se ne trovano invece sui film. Forse non ne esistono proprio… :boh:
E’ troppo se ti chiedo di riassumere qui, in brevissimo, i rimproveri secondo te più interessanti che questi critici hanno mosso al libro? Al limite il solo Pampaloni se puoi, visto che è l’unico di questi che conosco un po’.

i curatori non sono affatto solo critici
Io dico che chi sceglie i brani e scrive i commenti per un’antologia scolastica (aggiungo: poi effettivamente adottata nelle scuole) è sempre qualcuno che si occupa di letteratura per professione. Sbaglio in questo? Uno che fa questo per lavoro, secondo me si può chiamare critico letterario. Forse do un significato troppo ampio al termine :)

Ma, come tu stesso dici, si considera (anche solo per implicito) una inferiorità rispetto a grandi romanzieri.
Senza dubbio.
Ma a proposito, ti mostro una cosa buffa che ho visto qualche giorno fa :) :
http://www.ilgiornale.it/cultura/ne...09/articolostampa-id=396559-page=1-comments=1
Secondo questo Julian Patrick (un professore universitario, eh!) Eco è più importante di un Leopardi :ARR

E' bene però dire anche che vi sono alcuni piccoli errori storici.
Eh beh, nessuno è perfetto :)

No, non è male. Ma (come ti dicevo supra) questo parlare di tolleranza religiosa, filosofia, natura umana con intelligenza e chiarezza può farlo molto bene anche un retore, Paolo Mieli, una mamma-Mizar in giornata o un deputato U.S. Ad esempio, lo fa molto bene il mio professore di filosofia del diritto o tanti saggisti da ogni angolo di questo mondo.
Ok. Ma qui infatti io parlavo del solo contenuto, non della qualità artistica del libro. Cioè, se per me l’Eco del Nome è un po’ artista, non è perché parla di queste cose, ma perché in vari punti ne parla con estro.
 
Ultima modifica:

Mizar

Alfaheimr
Pare proprio che in genere abbiamo pareri più simili di quanto non sembri a prima vista :)


Capisco. Allora probabilmente è come dici tu. Bisognerebbe fare lo spoglio di tutte le critiche recenti in effetti, ma sinceramente non saprei come. Internet aiuta poco in questo.
Con rammarico, devo dire che non ho mai trovato siti, riviste o altro che raccogliessero sistematicamente le opinioni dei critici sui libri, come se ne trovano invece sui film. Forse non ne esistono proprio… :boh:
E’ troppo se ti chiedo di riassumere qui, in brevissimo, i rimproveri secondo te più interessanti che questi critici hanno mosso al libro? Al limite il solo Pampaloni se puoi, visto che è l’unico di questi che conosco un po’.
La incapacità o scarsa attitudine a gestire il "romanzesco" (alla Balzac, alla Proust di Sodoma o di Guermantes, per capirci). Soprattutto si parla di un romanzo (?) cavilloso con una solida...troppo solida..."organizzazione" o pre-strutturazione filosofico semiologica. Tutto ciò conduce ad una certa qual celata (ma non troppo) freddezza: si sente il ronzio del computer e non il vivere dei personaggi nelle parole.
Insomma: più un saggio che un romanzo, come ti dicevo; più una programmata pianificazione editoriale di un complesso di teorie (sulle quali io, tra l'altro, concordo) che verve romanzesca. Il problema è che tutto ciò, almeno a mio parere (mi sbaglierò) si avverte, si percepisce, alla lettura.

Io dico che chi sceglie i brani e scrive i commenti per un’antologia scolastica (aggiungo: poi effettivamente adottata nelle scuole) è sempre qualcuno che si occupa di letteratura per professione. Sbaglio in questo? Uno che fa questo per lavoro, secondo me si può chiamare critico letterario. Forse do un significato troppo ampio al termine :).
Io invece dico che oltre alla ovvia presenza dei critici, vi è una folta schiera di soggetti a prender decisioni sulla base di valutazioni economiche.
Per fortuna, comunque, non si può far a meno dei "critici" - cosa ovvia, mi pare.

Senza dubbio.
Ma a proposito, ti mostro una cosa buffa che ho visto qualche giorno fa :) :
http://www.ilgiornale.it/cultura/ne...09/articolostampa-id=396559-page=1-comments=1
Secondo questo Julian Patrick (un professore universitario, eh!) Eco è più importante di un Leopardi :ARR:).
Ghghgh :mrgreen:
Comunque è un articolo molto interessante, grazie !
Ok. Ma qui infatti io parlavo del solo contenuto, non della qualità artistica del libro. Cioè, se per me l’Eco del Nome è un po’ artista, non è perché parla di queste cose, ma perché in vari punti ne parla con estro.

Ok :wink:
 

Masetto

New member
una solida...troppo solida..."organizzazione" filosofico semiologica. Tutto ciò conduce ad una certa qual celata (ma non troppo) freddezza: si sente il ronzio del computer e non il vivere dei personaggi nelle parole.
Insomma: più un saggio che un romanzo, come ti dicevo; più una programmata pianificazione editoriale di un complesso di teorie (sulle quali io, tra l'altro, concordo) che verve romanzesca. Il problema è che tutto ciò, almeno a mio parere (mi sbaglierò) si avverte, si percepisce, alla lettura.
Grazie :)
Direi che sono d’accordo. Tutto ciò si percepisce eccome. In particolare i personaggi sono “di carta”, senza sangue, monodimensionali. Soprattutto nella parte “gialla”, che pure è ben congegnata: ma appunto lì c’è il ”congegno” e basta.

Io invece dico che oltre alla ovvia presenza dei critici, vi è una folta schiera di soggetti a prender decisioni sulla base di valutazioni economiche.
Sarà… ma non ti chiedo altro perché andiamo OT :)
 

pigreco

Mathematician Member
Considerarlo un capolavoro mi sembra esagerato. Mi è piaciuto molto (voto 4/5) ma per esempio ho apprezzato di più Il pendolo di Focault. Trovo che la ristrettezza spazio temporale renda la lettura più faticosa rispetto al pendolo dove la storia è più movimentata sotto ogni aspetto. Trovo invece di enorme valore la Postilla scritta dallo stesso Eco.
 

white89

InLove Member
Lo sto leggendo in questi giorni, e nonostante non sia proprio il mio genere preferito, lo sto apprezzando molto..
Superate le prime 60-70 pagine, un po' pesanti e lente a mio parere, il ritmo con cui si susseguono i fatti aumenta e la storia diventa più coinvolgente....
Inoltre certi ragionamenti di Guglielmo sono molto interessanti (come nel caso del cavallo Brunello!).
Ah..il latino! Anche per chi, come me, ha moooolta ruggine dal liceo, penso che ciò non pregiudichi la lettura del romanzo!
 

Lucripeta

New member
Un libro incredibile! L'atmosfera è a mio avviso supereccezionale, i personaggi fantastici, lo stile di scrittura particolare e nel complesso la trama si presta a più chiavi di lettura.

Ma soprattutto (ed è la cosa fondamentale, cosa importa il resto...) è per me bellissimo da leggere e divertente, forse ci sono dei passaggi un pò lenti (ma neanche tanti) ma è così ben poca cosa rispetto al valore del libro che quasi non vale neanche menzionarli.

Secondo me è una piccola perla della letteratura. Bellissimo anche il film!
 

Sibyl_Vane

Fairy Member
A me è piaciuto tantissimo! :D
Sicuramente è un libro impegnativo, che in alcuni punti può risultare anche un po' pesante, ma, a opera conclusa, ci si rende conto che anche questo fa parte del bello dell'opera. Sono rimasta affascinata da certe cose, come la struttura della biblioteca, la chiave dei delitti e poi, ragazzi, il nome dell'opera... geniale, secondo me! :mrgreen:
Un 10! Ed io di solito non li dò mai!
 

mesk94

New member
Eco,Umberto- Il nome della rosa

Un libro davvero fantastico, uno dei migliori che abbia mai letto.
La trama è davvero coinvolgente e piena di colpi di scena, con un finale mozzafiato.
Durante la lettura emergono delle argomentazioni su vari temi molto interessanti nelle quali si nota lo spessore dell'autore.
Consigliatissimo. :)
 

happytelefilm

New member
letto una vita fa, ma ho ancora un ricordo bellissimo, sia dell'atmosfera, sia del messaggio (che ho torvato simile a quello del più recente film Agorà, no?).
La trasposizione cinematografica mi ha deluso, il monastero non mi appariva così tetro nel libro.
 

giò_vanna

New member
l'ho letto per la prima volta a 14-15 anni per la scuola e mi era piaciuto molto, anche se avevo saltato tutta la parte di trattazione filosofica, poi l'ho riletto un paio di anni fa e ne ho apprezzato aspetti che a suo tempo non avevo assolutamente colto.
Il film non lo ricordo bene, ma mi è rimasta impressa l'immagine della biblioteca del monastero: bellissima!!
 

Gandalf

New member
Un gran bel libro...riassume in parte le sterminate conoscenze dell'autore sul Medioevo a livello storico, filosofico,politico e scientifico ma la genialità è proprio il farlo sotto forma di giallo senza contare i gli splendidi omaggi a Doyle, Borges ed altri...grande Eco :)
 

mame

The Fool on the Hill
Uno dei libri più noiosi che abbia mai letto. Ruota vorticosamente intorno alla figura egocentrica dell’autore in pieno sfoggio del proprio bagaglio culturale. Una lezione universitaria sarebbe stata meno noiosa. Pagine e pagine infinite sulle querelles religiose dell’epoca in cui è ambientato il romanzo, le lotte tra il papa e l’imperatore, tra ortodossi ed eretici. Disquisizioni che spesso intervengono nei momenti meno opportuni, per esempio nell’immediatezza di un arresto in flagranza di “reato”, oppure in sede di concilio a interrompere una trama che avrebbe potuto essere ben più incalzante. Alla fin fine gli eventi storici e la vicenda dell’abbazia non si toccano e non si compenetrano, bensì la seconda viene fortemente penalizzata dal costante intervento logorroico della prima. Molta disattenzione da parte dell’autore nei dettagli, per esempio quando Jorge percepisce il movimento di Guglielmo per prendere il libro, ma poco prima non si era accorto della presenza di Adso, non foss’altro dai passi. Poco curato il linguaggio: per pagine e pagine parla di “palmi” delle mani e solo alla fine del libro usa il corretto termine “palme”. Mi pare possa considerarsi anche poco credibile che Jorge usi il termine zenit, che deriva dall'arabo zemt e divenne zenit solo a causa di un errore di lettura e copiatura da parte di un amanuense nel Medio Evo. Jorge conosce l'arabo e il termine difficilmente avrebbe potuto già essersi diffuso a tal punto da indurlo a usare zenit invece di zemt. Un po’ di coerenza interna non avrebbe guastato. Come non avrebbe guastato un uso corretto di congiuntivi e condizionali da parte del professor Eco.
In conclusione, didattico e dottrinale, un libro forse molto apprezzabile per chi studia con interesse le vicende storiche riferite nel testo, ma verboso e dispersivo per chi non conosce o non è interessato a quegli eventi religiosi. Alla fine ci si perde anche un po’ nella spiegazione degli eventi delittuosi, con la sensazione che il libro abbia fallito sotto entrambi gli aspetti.
 

maurizio mos

New member
Uno dei libri più noiosi che abbia mai letto. Ruota vorticosamente intorno alla figura egocentrica dell’autore in pieno sfoggio del proprio bagaglio culturale. Una lezione universitaria sarebbe stata meno noiosa. Pagine e pagine infinite sulle querelles religiose dell’epoca in cui è ambientato il romanzo, le lotte tra il papa e l’imperatore, tra ortodossi ed eretici. Disquisizioni che spesso intervengono nei momenti meno opportuni, per esempio nell’immediatezza di un arresto in flagranza di “reato”, oppure in sede di concilio a interrompere una trama che avrebbe potuto essere ben più incalzante. Alla fin fine gli eventi storici e la vicenda dell’abbazia non si toccano e non si compenetrano, bensì la seconda viene fortemente penalizzata dal costante intervento logorroico della prima. Molta disattenzione da parte dell’autore nei dettagli, per esempio quando Jorge percepisce il movimento di Guglielmo per prendere il libro, ma poco prima non si era accorto della presenza di Adso, non foss’altro dai passi. Poco curato il linguaggio: per pagine e pagine parla di “palmi” delle mani e solo alla fine del libro usa il corretto termine “palme”. Mi pare possa considerarsi anche poco credibile che Jorge usi il termine zenit, che deriva dall'arabo zemt e divenne zenit solo a causa di un errore di lettura e copiatura da parte di un amanuense nel Medio Evo. Jorge conosce l'arabo e il termine difficilmente avrebbe potuto già essersi diffuso a tal punto da indurlo a usare zenit invece di zemt. Un po’ di coerenza interna non avrebbe guastato. Come non avrebbe guastato un uso corretto di congiuntivi e condizionali da parte del professor Eco.
In conclusione, didattico e dottrinale, un libro forse molto apprezzabile per chi studia con interesse le vicende storiche riferite nel testo, ma verboso e dispersivo per chi non conosce o non è interessato a quegli eventi religiosi. Alla fine ci si perde anche un po’ nella spiegazione degli eventi delittuosi, con la sensazione che il libro abbia fallito sotto entrambi gli aspetti.


Anche se in termini meno drastici per alcuni aspetti del libro, le lunghe spiegazioni storiche sono, fino a un certo punto, interessanti, credo di poter sottoscrivere il parere di Mame
 

thefly

New member
Finito di leggere qualche mese fa, non mi è piaciuto tantissimo, belli i dialoghi tra i personaggi, belle alcune parti ad es. i sopralluoghi nella biblioteca, interessante la parte storica, divertente in qualche occasione ma, non lo so questo libro non mi ha appassionato e spesso dovevo sforzarmi per riprendere a leggere.
 

aletrm777

New member
Si mi è piaciuto tanto..l'ho letto molto tempo fa...mi ricordo che non mi staccavo mai..continuavo a chiedermi dove fossero finiti tutti questi frati...
 

ila78

Well-known member
Dal MiniGdl:

Ragazzi che lettura!!! Ma come ho fatto a essere così scema da aspettare 30 anni prima di leggerlo? Bello-Bello-Bello e anche se io forse non sono il lettore "ideale" che Eco descrive nelle pagine finali perchè sono completamente digiuna di latino e di filosofia (e questo, bisogna ammetterlo, crea qualche problemino) ciò non mi ha impedito di gustarmi il racconto e di immergermi nella cupa atmosfera dell'Abbazia, Eco ti prende per mano e ti fa entrare nello scriptorium, nel labirinto e le finis Africae insieme a Guglielmo e Adso, insieme a loro VUOI vedere cosa c'è dietro, fai mille ipotesi (le mie tutte puntualmente smentite....), arrivi in fondo e dici MA DAI!?!?! E poi da lettrice appassionata il finale (che non dico) mi ha sconvolta quanto ha sconvolto Guglielmo.
Mi è piaciuto veramente tanto e chiedo agli appassionati di Eco: gli altri suoi libri sono così? No, perchè non è mai troppo tardi per appassionarsi a un autore no?
Voto 5/5
 
Secondo me no.

Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.



Ps Dopo averlo letto 5 volte, lo sto ricopiando a mano.

Salvatore un grande personaggio.
 
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