LowleafClod
e invece no
Penso che chiunque si sia sentito almeno una volta Montag quando ha avuto a che fare per la prima volta con la lettura, anche le persone che la approfondiscono meglio di altri, conservando pochi volumi all'inizio e poi a poco a poco accumulandone sempre di più (sperando poi di non doverli tenere nascosti). Poi se si ha un minimo di fortuna nella vita, si incontra una Clarisse qualsiasi, pronta ad aprirci gli occhi su cose che ci stanno sotto il naso ma che, essendo in minima o in gran parte sotto anestesia, a volte non capiamo e non notiamo.
Mi è piaciuto anche il personaggio di Beatty per come si rivela alla fine: nonostante tutta la rabbia che prova per Montag, la sua verità è un'altra, la stessa di Mildred e delle sue amiche, una consapevolezza sapientemente nascosta e soffocata, ostinata a rimanere al suo posto: cioè rinchiusa.
La scena che mi ha ripagato su tutto dandomi soddisfazione, è quella nel salotto in cui ci sono Montag, Mildred e le sue amiche: anche se per il protagonista sarà solo l'ennesimo inutile disastro, è una delle cose su cui si può porre speranza per far ricominciare quell'umanità ormai disastrata. Il sogno di Faber, racchiuso nei suoi progetti futuri.
C'è anche poetica in Bradbury, in alcuni passaggi come questo: "Voglio vedere ogni cosa, ormai. E anche se niente di esso sarà me quando entrerà in me, dopo qualche tempo si raccoglierà tutto insieme dentro di me e sarà me stesso".
In un certo senso Montag è diventato per Faber, quello che Clarisse era per Montag: un punto di partenza, per cominciare a conservare tutto quello cui teniamo, che non sono i libri, ma alcune delle cose che un tempo erano racchiuse in essi
Mi è piaciuto anche il personaggio di Beatty per come si rivela alla fine: nonostante tutta la rabbia che prova per Montag, la sua verità è un'altra, la stessa di Mildred e delle sue amiche, una consapevolezza sapientemente nascosta e soffocata, ostinata a rimanere al suo posto: cioè rinchiusa.
La scena che mi ha ripagato su tutto dandomi soddisfazione, è quella nel salotto in cui ci sono Montag, Mildred e le sue amiche: anche se per il protagonista sarà solo l'ennesimo inutile disastro, è una delle cose su cui si può porre speranza per far ricominciare quell'umanità ormai disastrata. Il sogno di Faber, racchiuso nei suoi progetti futuri.
C'è anche poetica in Bradbury, in alcuni passaggi come questo: "Voglio vedere ogni cosa, ormai. E anche se niente di esso sarà me quando entrerà in me, dopo qualche tempo si raccoglierà tutto insieme dentro di me e sarà me stesso".
In un certo senso Montag è diventato per Faber, quello che Clarisse era per Montag: un punto di partenza, per cominciare a conservare tutto quello cui teniamo, che non sono i libri, ma alcune delle cose che un tempo erano racchiuse in essi
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