La poesia del giorno....

zanblue

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Ancora una volta,ancora una volta sono una stella per voi.
Guai al marinaio che ha orientato un angolo falso della sua barca e della sua stella:
si fracasserà sugli scogli sui sabbiosi banchi subacquei.
Guai anche a voi che avete diretto un angolo falso del cuore verso di me:vi sfascerete sugli
scogli e gli scogli rideranno di voi, come voi rideste di me"

Velimir Chlebnikov
 
"Quando siamo molto forti, - chi indietreggia? molto lieti, chi ci beffeggia? Quando siamo molto cattivi, - cosa potrebbero fare di noi.

Adornatevi, danzate, ridete, - Non potrò mai buttare l'Amore dalla finestra".

Arthur Rimbaud, Illuminazioni
 

zanblue

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" E lo sognavo,e lo sogno "

E lo sognavo, e lo sogno,e lo sognerò ancora,e tutto si realizzerà e sognerete tutto ciò che mi appare in sogno.
Là in disparte da noi, in disparte dal mondo un'onda dietro l'altra si frange sulla riva,e sull'onda la stella, e l'uomo e
l'uccello,e il reale,e i sogni,e la morte:un'onda dietro l'altra.
Non mi occorrono le date:io ero,e sono e sarò.
La vita é la meraviglia delle meraviglie,e sulle ginocchia della meraviglia,solo,come un orfano pongo me stesso solo,
fra gli specchi,nella rete dei riflessi di mari e città risplendenti tra il fumo.E la morte in lacrime si pone il bimbo sulle ginocchia. "


Arsenij Tarkovskij​
 

VEGA

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Prima persona

-Io-in tremiti continui,-io-disperso
e presente: mai giunge
l'ora tua,
mai suona il cielo del tuo vero nascere.
Ma tu scaturisci per lenti
boschi, per lucidi abissi,
per soli aperti come vive ventose,
tu sempre umiliato lambisci
indomito incrini
l'essere macilento
o erompente in ustioni.
Sul vetro
eternamente oscuro
sfugge pasqua dagli scossi capelli
primavera dimora e svanisce.
Tu ansito costretto e interrotto
ora, ora e sempre,
insaziabile e smorto raggiungermi.
Ora e sempre? Ma se di un bene
l'ombra, se di un'idea
solo mi tocchi, o vortice a cui corrono
i conati malcerti, il fioco
sospingermi del coure. E là nel vetro
pasqua e maggio e il rissoso lume affondano
e l'infinito verde delle piogge.
Col motore sobbalza
la strada e il fango, cresce
l'orgasmo, io cresco io cado.

A. Zanzotto
 

dany-nyd

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IO NON HO BISOGNO DI DENARO

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

- Alda Merini -
 

zanblue

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Se devo vivere senza di te,che sia duro e cruento,
la minestra fredda,le scarpe rotte,ode a metà dell'opulenza.
Si alzi il secco ramo della tosse,che latra
il tuo nome deformato,le vocali di spuma ,e nelle dita
mi si incollino le lenzuola,e niente mi dia pace.
Non imparerò per questo a meglio amarti,
però sloggiato dalla felicità saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.
Questo voglio capirlo,ma mi inganno:
sarà necessaria la brina dell'architrave
perchè colui che si ripari sotto il portale comprenda
la luce della sala da pranzo,le tovaglie di latte,e l'aroma
di pane che passa la sua mano bruna per la fessura
tanto lontano ormai da te
come un'occhio dall'altro,
da questa avversità che assumo,nascerà adesso
lo sguardo che alla fine ti meriti.

Julio Cortazar
 
Ode alla tranquillità (Pablo Neruda)

Ampio
riposo,
acqua
quieta,
chiara, serena ombra,
uscendo
dall'azione come escono
i laghi dalle cascate,
meritata mercede,
petalo giusto,
ora
supino
guardo
correre il cielo,
scivola
il suo corpo azzurro profondo,
dove
si dirige
con i suoi pesci, le sue isole,
i suoi estuari?
Il cielo
in alto,
sotto
un rumore
di rosa secca,
scricchiolano
piccole cose, passano
insetti come numeri:
è la terra,
di sotto
lavorano
radici,
metalli,
acque,
penetrano
il nostro corpo,
germinano in noi.

Immobili un giorno,
sotto un albero,
non lo sapevamo:
tutte le foglie parlano,
si raccontano
notizie di altri alberi,
storie della patria,
degli alberi,
alcuni ricordano ancora
la sagoma guardinga
del leopardo
che incrociava fra i propri rami,
come rigida
nebbia,
altri ricordano
la tempesta di neve,
lo scettro
del tempo tempestoso.
Dobbiamo
lasciar parlare
non soltanto
la bocca degli alberi,
ma tutte le bocche,
tacere, tacere nel vortice
del canto innumerevole.
Nulla è muto sulla terra:
chiudiamo
gli occhi
e ascoltiamo
cose che scivolano,
creature che crescono,
scricchiolii
di legno invisibile,
e poi
il mondo,
terra, celesti acque,
aria,
tutto
suona
a volte come un tuono,
altre volte
come un fiume remoto.
Tranquillità, riposo
di un minuto, di un giorno,
dalla tua profondità estrarremo
metalli,
dalla tua apparenza muta
uscirà la luce sonora.
Così sarà l'azione purificata.
Così diranno gli uomini, senza saperlo,
l'opinione della terra.
 

Lin89

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Il vino dell'assassino

E’ morta la mia donna: sono libero!
Posso bere, sicché, quando mi pare.
Se rincasavo privo di danaro
gli urli suoi mi squassavano le fibre.

Mi sento come un re, sono beato.
L’aria è purissima, il cielo una festa.
Era proprio un’estate come questa
quando di lei mi sono innamorato.

La sete orribile che mi divora
la spegne il vino, ma dev’esser tanto
quanto ne può contenere soltanto
la sua tomba: e non è poco davvero.

Ho gettato il suo corpo in fondo a un pozzo
e gli ho scagliato sopra, per sottrarlo
a ogni vista, le pietre dell’orlo.
- Ora voglio scordarmela, se posso.

Per tutti i giuramenti di dolcezza,
che non si estinguono davvero mai,
per poterci riconciliare ormai,
come ai bei tempi della nostra ebbrezza,

la pregai che mi desse appuntamento,
la sera, in una stretta strada scura.
E lei ci venne, folle creatura.
Chi più chi meno, siamo tutti dementi.

Lei era ancora, pure se sfinita,
assai graziosa, ed io l’amavo, certo,
l’amavo troppo, e per questo le ho detto:
“Cara, devi lasciare questa vita”.

Nessuno mi capisce: c’è uno solo,
tra questi ubriachi deficienti,
che ha pensato, nelle notti silenti,
di far del vino un funebre lenzuolo?

Crapuloni che nulla mai scompone,
simili a fredde macchine di ferro,
proprio mai, né d’estate né d’inverno,
han conosciuto davvero l’amore,

con tutti i lugubri suoi incantamenti,
e la sequenza di allarmi infernali,
le lagrime, le velenose fiale,
le ossa e le catene strepitanti.

Eccomi libero, solo, deciso
a bere, fradicio, l’ultimo sorso.
Ora, senza paura né rimorso,
mi sdraierò per terra, e, così steso,

cadrò nel sonno come fossi un cane!
Il carro, con le sue pesanti ruote,
carico di pietrame e di rifiuti,
o l’infuriato vagone potranno

schiacciare questo mio corpo colpevole,
oppur tagliare a metà questo mio
tronco: per me, me ne infischio di Dio,
della Santa Eucarestia e del Diavolo.

Charles Baudelaire
 

Holly Golightly

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Dicebas quondam solum te nosse Catullum,
Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem.
Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam,
sed pater ut gnatos diligit et generos.
Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,
multo mi tamen es vilior et levior.
Qui potis est? inquis, quod amantem inuria talis
Cogit amare magis, sed bene velle minus

Un tempo eri solita dire di conoscere solo Catullo,
Lesbia, e che al posto mio non avresti preferito abbracciare Giove.
Ti ho voluto bene non solo come l'uomo del popolo ama un'amica,
ma come un padre ama i figli e i nipoti.
Ora so chi sei: perciò anche se ardo più intensamente,
tuttavia per me tu sei molto più spregevole e insignificante.
- Come è possibile? - mi chiedi. Poiché un'offesa come la tua
costringe chi ama ad amare di più, ma a voler bene di meno


Catullo, Carme LXXII
 

zanblue

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" I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore
i poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle "

Alda Merini
 

zanblue

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Senza amore

Da questo momento vivrò senza amore
libera da telefono e dal caso.
Non soffrirò.Non avrò dolore nè desiderio.
Sarò vento imbrigliato,ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne
ma non più ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore
ma non più verso il cielo in volo.
Non più cattiverie ma nemmeno
gesti di apertura infinita.

Non più tenebre negli occhi,ma lontano
per me non s'aprirà l'orrizonte intero.
Non aspetterò più sfinita la sera
ma l'alba non sorgerà per me.

Non mi chiuderà, gelida una parola
ma il fuoco lento non mi arderà.
Non piangerò sulla crudele spalla
ma non riderò più a cuore aperto.
Non morrò solo per uno sguardo
ma non vivrò realmente mai più .


Blaga Dimitrova -poetessa bulgara
 
SENSIBILITA'

La natura talvolta fa seccare
un arbusto, talvolta scalpa un albero-
il suo popolo verde lo ricorda
nel caso in cui non muoia.

Foglie stremate alle nuove stagioni
testimonioano mute -
e noi che abbiamo un'anima moriamo
più sovente, e non così vitalmente.

Emily Dickinson
 

zanblue

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Abbraccio

Cuore nel cuore.E respiro nel respiro.
Così vicino a me,tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.

Ero protesa in uno slancio quasi ad oltrepassarti.
Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affamato,rivestito di foglie.
Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento,nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.


Blaga Dimitrova-poetessa bulgara.
 
Il crepuscolo della sera

Complice dei ribaldi, ecco già la leggiadra
sera a passi di lupo giunge, come una ladra;
lento si chiude il cielo, come una grande alcova,
e una belva si muove nell'uomo, avida e nuova...

C.Baudelaire.
 
P

ParallelMind

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"O Dio potrei essere confinato in un guscio di noce,e considerarmi il re di uno spazio infinito."
W.Shakespeare
 

zanblue

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Incrociare lo sguardo

Incrociare lo sguardo-
questo tremolio di raggio,
che ti trafigge
fino ai baratri ignoti
dentro di te,
affogati nell'attesa

L'esistenza si dischiude
nell'attimo in cui incrocio lo sguardo
senza limite di frontiere,
senza ombra di dipendenza,
senza scopo senza paura,
senza determinazione alcuna.

In un attimo il tocco leggero
dell'indivisibile completezza
del mondo creato.
Incrociare lo sguardo,
sentire la musica
della luce stessa.

Un sublime attimo di libertà
in un baleno
si incontrano due raggi
di due contrapposti universi:
il raggio ardente del corpo
e il raggio fresco dello spirito.

Una domanda che é un lampo.

E il segreto negli abissi profondi
ti chiama per essere svelato
e tuttavia rimanere segreto.
E' ciò a cui ti sei votato
in questo strano mondo-
incrociare lo sguardo.


Blaga Dimitrova.


* Mi ha stregato questa poetessa,scusate se l'ho riproposta.
 
"Dove ero finito?" di Charles Bukowski

Non sapevo da dove venissi
o dove stessi
andando.
Ero perso.
Mi ritrovavo seduto
in strani ingressi
per ore,
senza pensare
senza muovermi
finché mi chiedevano
di andarmene.

Non voglio dire che ero
idiota o
stupido.
Quello che voglio dire è che
ero senza
interessi.

Non me ne fregava niente se cercavate
di uccidermi.
Non vi avrei fermato.

Stavo vivendo un esistenza che
non significava niente per
me.

Trovavo posti dove stare.
Stanzette in affitto, Bar, Prigioni.
Sonno e indifferenza sembravano
le uniche
possibilità.
Tutto il resto sembrava
privo di senso.

Una volta rimasi tutta la notte a guardare
il Mississipi.
Non so perché.
Il fiume scorreva lì accanto e
l'unica cosa che ricordo è che
puzzava.

Mi sembrava sempre di essere
su una corriera
che attraversava il paese
diretta
da qualche parte.
A guardare fuori da un finestrino
sporco
il nulla
assoluto.

Sapevo sempre esattamente quanti
soldi avevo
con me.
Per esempio:
un biglietto da cinque e due da uno
nel portafoglio
una moneta da venticinque, una da dieci e una
da due centesimi nella tasca
destra davanti.

Non avevo voglia di parlare
con nessuno e non volevo che nessuno
mi parlasse.

Ero considerato un
disadattato e un tipo
strambo.
Mangiavo pochissimo ma
ero incredibilmente
forte.
Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
dei ragazzotti giovani, strafottenti,
stavano cercando di sollevare un pezzo
di macchinario pesante
dal pavimento.
Non ci riusciva nessuno.

"Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
ridendo.

Mi avvicinai, lo sollevai,
lo rimisi a terra,
tornai al
lavoro.

Mi valse il loro rispetto
non so perché
ma io non lo
volevo.

A volte abbassavo
le tapparelle nella mia stanza
e me ne stavo a letto per una
settimana o più.

Ero in uno strano viaggio
ma era
privo di senso.
Non avevo idee.
Non avevo progetti.
Dormivo.
Non facevo altro che dormire
e aspettare.

Non mi sentivo solo.
Non soffrivo di vittimismo.
Ero solo invecchiato in una
vita nella quale
non riuscivo a trovare alcun
senso.

Allora ero
un giovanotto di
mille anni.

Adesso sono un vecchio
che aspetta di rinascere.
 
P

ParallelMind

Guest
"Dove ero finito?" di Charles Bukowski

Non sapevo da dove venissi
o dove stessi
andando.
Ero perso.
Mi ritrovavo seduto
in strani ingressi
per ore,
senza pensare
senza muovermi
finché mi chiedevano
di andarmene.

Non voglio dire che ero
idiota o
stupido.
Quello che voglio dire è che
ero senza
interessi.

Non me ne fregava niente se cercavate
di uccidermi.
Non vi avrei fermato.

Stavo vivendo un esistenza che
non significava niente per
me.

Trovavo posti dove stare.
Stanzette in affitto, Bar, Prigioni.
Sonno e indifferenza sembravano
le uniche
possibilità.
Tutto il resto sembrava
privo di senso.

Una volta rimasi tutta la notte a guardare
il Mississipi.
Non so perché.
Il fiume scorreva lì accanto e
l'unica cosa che ricordo è che
puzzava.

Mi sembrava sempre di essere
su una corriera
che attraversava il paese
diretta
da qualche parte.
A guardare fuori da un finestrino
sporco
il nulla
assoluto.

Sapevo sempre esattamente quanti
soldi avevo
con me.
Per esempio:
un biglietto da cinque e due da uno
nel portafoglio
una moneta da venticinque, una da dieci e una
da due centesimi nella tasca
destra davanti.

Non avevo voglia di parlare
con nessuno e non volevo che nessuno
mi parlasse.

Ero considerato un
disadattato e un tipo
strambo.
Mangiavo pochissimo ma
ero incredibilmente
forte.
Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
dei ragazzotti giovani, strafottenti,
stavano cercando di sollevare un pezzo
di macchinario pesante
dal pavimento.
Non ci riusciva nessuno.

"Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
ridendo.

Mi avvicinai, lo sollevai,
lo rimisi a terra,
tornai al
lavoro.

Mi valse il loro rispetto
non so perché
ma io non lo
volevo.

A volte abbassavo
le tapparelle nella mia stanza
e me ne stavo a letto per una
settimana o più.

Ero in uno strano viaggio
ma era
privo di senso.
Non avevo idee.
Non avevo progetti.
Dormivo.
Non facevo altro che dormire
e aspettare.

Non mi sentivo solo.
Non soffrivo di vittimismo.
Ero solo invecchiato in una
vita nella quale
non riuscivo a trovare alcun
senso.

Allora ero
un giovanotto di
mille anni.

Adesso sono un vecchio
che aspetta di rinascere.

Che bella
Poesia che va dritta al cuore
 

zanblue

Active member
Per un poeta

La natura e la vita erano un solo respiro
capiva il balbettio del ruscello
e comprendeva la parlata
delle foglie degli alberi

e sentiva il vegetare delle erbe;
gli era chiaro il libro delle stelle,
e l'onda del mare parlava con lui.


Evgenij Abramovic Baratynskij




*dedicata ai due poeti del forum: Parallelmind e Neige.
 
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