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Domani 6 novembre io, Ondine e Zingaro inizieremo a leggere questo romanzo di Charles Dickens.
Potrà unirsi a noi chiunque avrà voglia di leggerlo.
Io con questo autore non ho un buon rapporto ma ho letto solo racconti quindi stavolta spero di ricredermi.
Io di questo autore ho letto "Grandi speranze", che consiglio.
Ora invece mi accingo a leggere "Tempi difficili".
Che poi anche i due titoli cozzano tra di loro.![]()
Io ho l'edizione digitale Feltrinelli tradotta da Bruno Amato, e voi?
Non lo so, non c'è scritto né l'editore né il traduttore (ho un pdf trovato in rete).
Rli edizioni, è un pdf kindle a basso costo (1 euro). Nemmeno il mio riporta il nome del traduttore.
Allora postiamo gli incipit per confrontarli
Ecco il mio:
Ora, quello che voglio sono Fatti. Insegnate, a questi bambini e a queste bambine, nient'altro che Fatti. I soli Fatti sono ciò che occorre nella vita. Non seminate altro e sradicate tutto il resto. La mente di animali razionali si potrà plasmare solo sui Fatti: nient'altro sarà mai per essi di alcuna utilità. Questo è il principio in base al quale allevo i miei figli, e questo è il principio in base al quale allevo questi bambini. Attenersi ai Fatti, signor mio!
Ultima modifica di Minerva6; 11-06-2019 alle 05:24 PM.
«Ora quello che voglio sono Fatti. A questi ragazzi e ragazze insegnate soltanto
Fatti. Solo i Fatti servono nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto. Solo con i
Fatti si plasma la mente di un animale dotato di ragione; nient'altro gli tornerà mai utile.
Con questo principio educo i miei figli, con questo principio educo questi ragazzi.
Attenetevi ai Fatti, signore!».
Il mio uguale identico a quello di Ondine.
"Ora, quel che voglio sono fatti. Solo Fatti dovete insegnare a questi ragazzi. Nella vita non c'è bisogno che di Fatti.
Sono arrivata a pagina 25 (siccome leggo i libri ad alta voce smetto di leggere quando mi si secca la gola).
E' avvincente, il ritmo narrativo mi piace (d'altronde l'autore lo conoscevo già e sono partita positiva con la lettura perché "Grandi speranze" mi è piaciuto molto, e anzi vorrei leggerlo di nuovo), mi piace la ridondanza che usa nelle frasi quando vuole sottolineare un concetto, questo nel mio caso fa sì che aumenti la mia concentrazione.
Mi sembra di cogliere un'ironia nel descrivere i personaggi così dediti ai "fatti" e che sono contro l'immaginazione, questa ironia alleggerisce il racconto per quanto mi riguarda.
Io ho letto 4 capitoli. Mi sta piacendo più dei racconti ma ancora non mi voglio sbilanciare.
Anche io ho colto l'ironia dell'autore nei suoi personaggi che combattono la fantasia e sono dediti solo ai Fatti. Indubbiamente la ragione ha la sua importanza ed è fondamentale per non cadere vittima di superstizioni, soprattutto all'epoca, ma anche la fantasia è indispensabile per un bambino, è fonte di creatività, e spesso è utile anche ai grandi per coltivare o recuperare la loro fanciullezza.
Però invidio la filosofia di vita del signor Bounderby... Fare tutto immediatamente. Io sono piena di post-it e avvisi sul cellulare per quello che dovrei fare e che spesso alla fine non faccio.
Capitolo 9.
Mi è piaciuta molto la parte in cui l'autore mette in contrapposizione le due realtà, quella della città industriale e quella del circo.
Il microcosmo circense è un luogo di fantasia, di affettuosità, di aiuto reciproco.
La scrittura è molto piacevole, è un continuo rimbalzo tra questi due diversi mondi.
@Minerva
Credo che la filosofia produttiva di Buonderby abbia una visione meramente utilitaristica e cinica per cui il suo fare non riesco a vederlo in senso positivo (ho capito però che quello che vuoi esprimere tu è un fare totalmente diverso).
Ho appena finito anche io il capitolo 9, poi ripasso per scrivere qualcosa.
Capitolo 13.
Volevo aspettare fine giornata per commentare ma sono troppo entusiasta e sentivo il bisogno di imprimere subito la commozione che mi ha pervasa leggendo la storia di Stephen e il suo amore per Rachael, il pudore di questi due innamorati che non possono percorrere insieme ogni sera la strada che dalla fabbrica li riporta a casa.
La strada umida, il fumo delle fabbriche, il rumore del telaio fanno da sfondo ai tormenti di Stephen che riescono a placarsi solo quando vede Rachael, che fa allontanare le nubi, placare il vento e risplendere le stelle, metafora della ritrovata tranquillità della sua anima.
Trovo il capito 12 splendido nella descrizione delle emozioni e nel loro parallelismo con l'inquietudine prima e la quiete poi del cielo.
Questa ambientazione notturna, apparentemente gelida ma emotivamente confortante per l'operaio che aspetta di tornare a casa passeggiando con la sua cara amica, mi piace moltissimo.
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