LXXXVII - La chimera di Sebastiano Vassalli

Kira990

New member
Concordo con tutti voi nel dire che è veramente un gran bel libro.
Mi piace il modo in cui viene raccontata la storia anche con tutte le digressioni storiche e dei personaggi. Rispetto ad altri libri non le trovo pesanti o troppo lunghe: mi aiutano a comprendere appieno il contesto storico e anche la mentalità del momento ma senza distogliermi dalla vicenda di Antonia.
Inoltre mi sorprende quanto attuale sia la storia. E' incredibile, non so spiegarmi come sia possibile, ma devo ricordarmi che si tratta di fatti del 1600. Solo la scrittura un pò "antica" mi fa ricordare che non è un libro ambientato ai giorni d'oggi.
Sono circa al 65% di lettura sul Kindle, quando si inizia a spiegare la "fretta" di concludere il processo alla stria di Zardino... Questa povera ragazza sfortunata è capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato, circondata da persone ignoranti
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Mi scuso per il ritardissimo, ma sono stato sommerso da impegni.

Sono al capitolo 5. Concordo con quanti sostengono che Vassalli sia scrittore sopraffino. E' contemporaneo (morto nel 2015), ma ha tralasciato stili e contenuti "post-moderni" cimentandosi in un'opera di altri tempi. Il suo linguaggio è molto ricercato, quasi ottocentesco.

Non fa male, a volte, leggere qualcosa dal sapore di "antico".

Vassalli è molto ricercato, anche nei particolari apparentemente più insignificanti.

Lettura scorrevolissima. Mi sto immergendo in un tempo buio, un "Medio Evo-non Medio Evo", in cui le persone ancora, a cavallo tra 1500 e 1600, vivevano in condizioni prive di raziocinio. Terreno fertile per le superstizioni religiose, che avevano buon gioco nel chiudere le menti e la vita delle persone.

Potere ecclesiastico e misoginia sono i tristi cardini di questo inizio.

Quando la religione si pone come metro della vita altrui non combina altro che disastri. L'inquisizione è una delle cose più aberranti che siano state istituite dalla Chiesa cattolica e le "streghe" arse al rogo dovrebbero essere ricordate nel calendario civile visto che hanno pagato con la vita il loro essere donne "libere". Io sarei stata sicuramente arsa al rogo. L'inquisitore citato nel romanzo è realmente esistito, ma che problemi deve aver avuto una persona per torturare e condannare una ragazzina solo perché desiderava vivere la propria libertà sessuale senza vincoli o limiti. La Chiesa sessuofoba fino a commettere omicidio pur di negare la liceità del sesso. Che poi ipocritamente condannava ma dava al potere laico il compito di eseguire il verdetto di morte.
 

Spilla

Well-known member
sono al capitolo 11, ma arranco.
Minerva, non sentirti in dovere di aspettarmi, non so dare garanzie sui miei tempi :wink:
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
sono al capitolo 11, ma arranco.
Minerva, non sentirti in dovere di aspettarmi, non so dare garanzie sui miei tempi :wink:

Aspetto te, ma anche gli altri e nel frattempo sto leggendo un piacevole romanzo di Henry James :wink:.
L'importante è che quando arrivate anche voi al capitolo 15 mi avvisate così riprendo.
 

Kira990

New member
Io ieri sera ho finito il libro. Non riuscivo a staccarmi dalla storia.
Non dirò molto per evitare spoiler, ma mi è piaciuta veramente tanto Antonia. Fino alla fine personaggio coraggioso e coerente. Mi è piaciuta tantissimo.
Tornerò a commentare quando altri avranno finito così non ho il pensiero di dire troppo e rovinare la lettura ad altri
 

darida

Well-known member
Ciao! anch'io sto procedendo un po a rilento ma non è certo colpa del romanzo è tutta colpa mia :mrgreen: ho caldo mi sento stanca e affaticata...io a luglio non voglio per niente bene,non vedo l'ora che finisca :??
Sono arrivata al quattordicesimo capitolo.
La storia è così ricca, ogni rigo è denso di informazioni molte delle quali da brivido :paura:
Per inciso, nemmeno io avrei avuto scampo in quel periodo, se solo penso a quanto sono allergica alla religione con nessi e connessi :BLABLA in questi tempi moderni...:paura:
 

ila78

Well-known member
Sono al capitolo 14 e procedo piano piano.....ma io vi avevo avvisato.:wink:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ciao! anch'io sto procedendo un po a rilento ma non è certo colpa del romanzo è tutta colpa mia :mrgreen: ho caldo mi sento stanca e affaticata...io a luglio non voglio per niente bene,non vedo l'ora che finisca :??
Sono arrivata al quattordicesimo capitolo.
La storia è così ricca, ogni rigo è denso di informazioni molte delle quali da brivido :paura:
Per inciso, nemmeno io avrei avuto scampo in quel periodo, se solo penso a quanto sono allergica alla religione con nessi e connessi :BLABLA in questi tempi moderni...:paura:

io sarei stata arsa per altro tipo di disposizione, ben più godereccia :mrgreen:
 

Spilla

Well-known member
Capitolo 13 raggiunto (chissà se me lo ricordo):?
Comunque stasera procedo, da brava studentessa :mrgreen:

Solo una nota.
Io questo periodo l'ho anche studiato, pur se mille anni fa. La cosa che ricordo è che, nei documenti che avevo letto, emergeva che in quella società il fervore religioso era estremamente diffuso, e condiviso. Non si trattava soltanto di "cosa da preti", la fede, in qualunque sua sfumatura, permeava tutti, la vita e i pensieri, i gesti e le attese. Vassalli dipinge una società divisa in due, quasi da un lato ci fossero i preti, estremisti religiosi elettivi, e dall'altra il popolo, un po' giacobino e un po' illuminista, che di quella risma avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse che l'ignoranza impediva di studiare adeguati strumenti di lotta. Non era così. Gli uni e gli altri erano immersi ed impastati della stessa medesima cultura, condivisa. Che poi chi raggiungeva posizioni di potere spesso ne approfittasse, per ottenere gloria o ricchezza, è nella natura dell'essere umano e dove c'è istituzione, mi risulta, c'è anche corruzione. Ma c'era anche un profondo senso religioso comune, a cui difficilmente si sarebbe rinunciato, che faticava ad emanciparsi da modi e riti pagani, magici, fatalistici.
La gente stessa aveva chiesto a gran voce che il malcostume dilagante del clero venisse riformato ed eliminato. Lutero con la sua critica aveva portato a sé intere popolazioni (diffondendo uno stile diverso da quelli del cattolicesimo -ma le streghe le bruciavano anche loro).
Alla fine, con il Concilio di Trento, la Chiesa di Roma aveva risposto. Un po' (o molto, o moltissimo, decidetelo voi) malamente, dal nostro lontano punto di vista. Ma non si trattava di un puro desiderio di imporre il proprio potere. In molti casi era reale desiderio di migliorare le cose, messo in atto con i maldestri (e alla fine anche terrificanti) strumenti di cui l'epoca disponeva. E di sicuro era frutto di una mentalità in cui il punto di vista altrui, semplicemente, non si prendeva in considerazione.
Io credo che, ad indispormi, sia questa impostazione (scorretta e ben poco "storicista") di dare ad una situazione del passato una lettura attuale, attribuendola però alle persone dell'epoca. Come se, insomma, Antonia e i suoi paesani in fondo ragionassero con le nostre categorie di uomini e donne del Duemila.

Augh, ho detto. Ora taccio :mrgreen:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Mi scuso per aver (non) partecipato a questo gdl in modo inappropriato. Ho finito il libro ieri sera.

Bellissimo.

Poi posterò il mio commento finale.
 

velvet

Well-known member
Solo una nota.
Io questo periodo l'ho anche studiato, pur se mille anni fa. La cosa che ricordo è che, nei documenti che avevo letto, emergeva che in quella società il fervore religioso era estremamente diffuso, e condiviso. Non si trattava soltanto di "cosa da preti", la fede, in qualunque sua sfumatura, permeava tutti, la vita e i pensieri, i gesti e le attese. Vassalli dipinge una società divisa in due, quasi da un lato ci fossero i preti, estremisti religiosi elettivi, e dall'altra il popolo, un po' giacobino e un po' illuminista, che di quella risma avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse che l'ignoranza impediva di studiare adeguati strumenti di lotta. Non era così. Gli uni e gli altri erano immersi ed impastati della stessa medesima cultura, condivisa. Che poi chi raggiungeva posizioni di potere spesso ne approfittasse, per ottenere gloria o ricchezza, è nella natura dell'essere umano e dove c'è istituzione, mi risulta, c'è anche corruzione. Ma c'era anche un profondo senso religioso comune, a cui difficilmente si sarebbe rinunciato, che faticava ad emanciparsi da modi e riti pagani, magici, fatalistici.
La gente stessa aveva chiesto a gran voce che il malcostume dilagante del clero venisse riformato ed eliminato. Lutero con la sua critica aveva portato a sé intere popolazioni (diffondendo uno stile diverso da quelli del cattolicesimo -ma le streghe le bruciavano anche loro).
Alla fine, con il Concilio di Trento, la Chiesa di Roma aveva risposto. Un po' (o molto, o moltissimo, decidetelo voi) malamente, dal nostro lontano punto di vista. Ma non si trattava di un puro desiderio di imporre il proprio potere. In molti casi era reale desiderio di migliorare le cose, messo in atto con i maldestri (e alla fine anche terrificanti) strumenti di cui l'epoca disponeva. E di sicuro era frutto di una mentalità in cui il punto di vista altrui, semplicemente, non si prendeva in considerazione.
Io credo che, ad indispormi, sia questa impostazione (scorretta e ben poco "storicista") di dare ad una situazione del passato una lettura attuale, attribuendola però alle persone dell'epoca. Come se, insomma, Antonia e i suoi paesani in fondo ragionassero con le nostre categorie di uomini e donne del Duemila.

Tutto vero, io però penso che queste cose le riproduca anche l'autore, pur inserendo qua e là la sua ironia o commento da uomo dei giorni nostri.
E comunque complimenti per la disamina veramente ben fatta, non avrei saputo dirlo altrettanto bene. :)
 

velvet

Well-known member
Capitolo 18

Procedo, sono al capitolo 18.
Mi ha colpito molto il racconto dell'esecuzione del Caccetta. So bene che allora le esecuzioni allora erano degli spettacoli a cui la gente era abituata, ma questa familiarità mi disgusta sempre un po', e l'autore la rende molto bene, ad esempio mi ha colpito l'esperienza del boia che come si direbbe oggi aveva una certa "seniority" nel ruolo e riusciva a capire quello che poteva succedere ed intervenire per tempo.

A questo punto mastro Bernardo, che era uomo assennato e boia esperto, capì che il decapitando stava per dire una sciocchezza pensata sul momento o per fare qualche cosa che non avrebbe dovuto fare, sicché fece un cenno con la mano e i tamburi attorno al palco incominciarono a rullare.

Mi ha deluso invece che dopo questa promettente descrizione
la folla straripante dei borghesi e dei villani accorsi a frotte da ogni pane del contado per togliersi quella gran soddisfazione, di vedere un aristocratico - uno tra i tanti, che avrebbero meritato di fare quella fine! - salire i gradini di un patibolo addobbato a sue spese, e andarsene così, tra i fischi e le pernacchie; liberando il mondo della sua presenza, e lasciandolo un po' migliore.

poi il Caccetta sia diventato invece una leggenda tra il popolo.

Di Antonia che dire? L'invidia, l'ignoranza e la superstizione faranno il suo destino, oramai è piuttosto chiaro.
 

Spilla

Well-known member
Tutto vero, io però penso che queste cose le riproduca anche l'autore, pur inserendo qua e là la sua ironia o commento da uomo dei giorni nostri.
E comunque complimenti per la disamina veramente ben fatta, non avrei saputo dirlo altrettanto bene. :)

Infatti, credo che questa lettura semplicemente non sia adatta al momento che sto vivendo io. In un altro periodo sarei entusiasta di tanti dettegli storici (tra l'altro legati a una zona così vicina a quella in cui abito).
Credo che a breve punterò su un romanzo da ombrellone.:mrgreen:

Postilla: tra i mille personaggi secondari citati, uno ha il cognome di mia nonna, un altro quello di mio marito :mrgreen:
 

velvet

Well-known member
Capitolo 20

L'ignoranza è una brutta bestia, ma c'è sempre chi riesce a ragionare con la sua testa. Parlo di Teresina che non si lascia trascinare dal pettegolezzo e dall'invidia, e dice solo quello che sa, con intelligenza ma anche amicizia.
 

darida

Well-known member
Sono arrivata al capitolo 20. Mi sta piacendo ma devo ammettere di fare non poca fatica a seguire la storia.Particolari storici, citazioni e taaaanti nomi,stanno mettendo a dura prova il mio neurone estivo :mrgreen:

...ci provo :wink:
 

Spilla

Well-known member
Sono al cap. 23 ed ora la storia scorre di più. La povera Antonia è segnata, attaccata dal micro (il paese che trova un responsabile per le piccole tragedie del quotidiano) e dal macro (i domenicani che hanno bisogno di ristabilire la loro autorità di inquisitori).
Poveretta.
Anche ora, tendo a vedere in questo testo un libro interessante, non un capolavoro. :boh:
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Io ho appena finito il cap. 21, non riesco a leggere (quando ci riesco) più di un capitolo al giorno, sia per mancanza di tempo sia perché non è una di quelle letture che vorresti continuare a leggere (almeno per me).
Anche io lo trovo interessante, ma non certo un capolavoro, soprattutto perché spesso ripete sempre le stesse cose e sapere che ha vinto il premio Strega non cambia molto il mio giudizio. Quello che apprezzo di più è il continuo riferimento e paragone con i nostri giorni, altrimenti io l'avrei trovato troppo pesante e troppo lungo per i miei gusti. Sono a pag 550 di 800 (versione ebook) e se non lo stessi leggendo con voi probabilmente avrei già smesso. Quindi proseguo e spero di non restare indietro.
 
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