LXII Gruppo di lettura - Anna Karenina di Lev Tolstoj

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Jessamine

Well-known member
Io sono appena riuscita a finire la prima parte.
Mi dispiace davvero di non riuscire a tenere il vostro ritmo, anche perché effettivamente il libro mi sta piacendo davvero tanto, e a volte vorrei lasciar perdere tutto e leggermi una trentina di pagine in santa pace invece che dovermi accontentare di sbocconcellare poche pagine tra un ritaglio di tempo e l'altro.
 

isola74

Lonely member
Io sono appena riuscita a finire la prima parte.
Mi dispiace davvero di non riuscire a tenere il vostro ritmo, anche perché effettivamente il libro mi sta piacendo davvero tanto, e a volte vorrei lasciar perdere tutto e leggermi una trentina di pagine in santa pace invece che dovermi accontentare di sbocconcellare poche pagine tra un ritaglio di tempo e l'altro.

non preoccuparti, tutte abbiamo ogni tanto questi periodi "bui" ( io spessissimo) vorrà dire che ti godi di più la lettura :)
 

Holly Golightly

New member
Seconda parte, cap. XVII

So soffrendo perché voglio andare avanti ma non ne ho il tempo materiale. -.-
Mi incuriosisce molto Kitty. Mi sembra che il suo vero problema sia quello di essere stata ferita nell'orgoglio, non tanto il rifiuto in sé da parte di Vronskij, E soprattutto l'idea di aver rinunciato per questo a Lévin (che continua a rimanere il mio preferito, a parte "yeah, ho appena ucciso una beccaccia... ah sì giusto ci sarebbe anche Kitty più di là che di qua, ma io intanto ho appena preso una beccaccia"). Mi sembra che anche Lévin mi sembra molto orgoglioso. Sono due personaggi che, per ora, mi incuriosiscono molto di più di Anna e Vronskij. Fra l'altro il marito mi fa molta tenerezza, il capitolo - non ricordo ora il numero - in cui ragiona su cosa dire ad Anna di ritorno dalla festa è molto bello.
Insomma, voglio andare avanti, ma a sera appena mi metto con il libro crollo dal sonno -.-

La cosa bella dei romanzi russi è "sono a pagina 216, ancora all'inizio, insomma!" :D
 

isola74

Lonely member
Fine parte terza!

Possibili spoiler!

La prima cosa che voglio dire è che la lettura scorre che è un piacere... certo che Tolstoj è proprio bravo:mrgreen: Nemmeno le ho sentite queste 350 pagine e più che finora ho letto..

E veniamo alla storia:
non mi sta piacendo il comportamento di Anna, come si fa a restare impassibili quando tuo marito, a cui hai appena detto che lo tradisci, che non lo ami, che non "puoi essere sua moglie" - ti dice:
"io non sono obbligato a sapere questo. Io lo ignoro. Non tutte le mogli sono come voi generose tanto da affrettarsi a comunicare una notizia così piacevole ai mariti. ....Io ignoro tutto ciò finché il mondo lo ignora, finché il mio nome non è svergognato. E perciò vi dico soltanto che i nostri rapporti devono essere quali sono sempre stati e che solo in caso che vi compromettiate, io sarò costretto a prendere provvedimenti per difendere il mio onore" Terribile!!:OO

Per non parlare di Vronskj che secondo me un po' ci sta ripensando... ha ottenuto il giocattolo che voleva e adesso se ne sta stufando, anche perchè stare con Anna e due bambini sarebbe un bel peso per lui, abituato com'è alla vita di società.. è ancora un ragazzino del resto.
Mi sa che Anna farà una brutta fine ;)
 

isola74

Lonely member
Levin

Con Levin Tolstoj introduce temi più seri, a carattere politico-sociale e lo fa in maniera molto concreta.
L'idea di creare una sorta di società con i contadini, per farli paretcipare agli utili e responsabilizzarli è una novità per l'epoca e lui ha il coraggio di farlo, ma poi -come già è successo in precedenza- ci delude quando, nel parlare dell'obbligo scolastico sostiene che per i contadini le scuole non servono affatto:

Ecco, io questo non l’ho mai capito — ribatté Levin con calore. — In che modo le scuole possano aiutare il popolo a mi-
gliorare la sua condizione materiale. Voi dite, la scuola, l’istruzione, gli daranno nuovi bisogni. Tanto peggio, perché ancor
meno avrà la capacità di soddisfarli. E in che modo la conoscenza dell’addizione e della sottrazione e del catechismo lo aiuteranno a
migliorare il proprio stato materiale, io non l’ho mai potuto capire.
L’altro ieri sera ho incontrato una donna con un bambino poppante e le ho chiesto dove fosse andata. Mi ha detto: “Sono andata dalla
fattucchiera. Al bambino gli era venuto il frigno, così gliel’ho portato per farlo curare”. Le ho chiesto come la donnetta curasse quel
piangere continuo. “Mette a sedere il bambino sulla gruccia delle galline e poi dice qualche cosa”.

— Ebbene, ecco, lo dite voi stesso. Per questo c’è bisogno di istruire il popolo, perché non vada a far curare il frigno sulla
gruccia — disse Svijazskij, sorridendo allegramente.
— Ah no — disse Levin con stizza. — Per me questo metodo di cura è simile a quello che vuol curare il popolo con le scuole.
Il popolo è povero e ignorante; questo noi lo vediamo con la stessa chiarezza con la quale la fattucchiera vede il frigno, che è
reso evidente dal fatto che il ragazzo frigna. Ma come e perché contro questo malanno della povertà e dell’ignoranza, debbano
giovare le scuole è così incomprensibile come è incomprensibile che contro il frigno giovino le grucce delle galline. Bisogna aiutare
il popolo in quanto è povero.
 

isola74

Lonely member
contabilità all'italiana!

nel capitolo 3 paragrafo 27 è tradotto così anche a voi???

cose da pazzi!!!! è una battuta che potrebbe benssimo circolare oggi in Europa:MM
 

darida

Well-known member
fino al cpitolo XXI

La vita e le regole di Vronskij? :?? subito detto che è un vanesio, c'ha poco da lisciarsi il baffetto, che Anna aspetta un figlio e lui lo sa :mrgreen:

secondo me Anna è schiacciata dalle convenzioni,totalmente presa dal vortice, non riesco a provare che pena per lei sebbene non l'abbia particolarmente in simpatia :boh:

pagine che volano una dopo l'altra, mi toccherà ricredermi sugli autori russi :wink:
 

Spilla

Well-known member
Parte terza, cap XXV circa

Anna ormai fa solo compassione, si è messa in trappola, qualunque cosa succeda lei sarà comunque biasimata, i suoi due uomini comunque saranno ritenuti degni di stima. Terrificante... ma non se ne è resa conto, prima?! In ogni caso tutti e tre sono d'accordo nel... non far nulla :??

Levin disquisisce sui contadini come elemento chiave della produzione agricola (davvero una scoperta, la sua :mrgreen:), lotta con la loro atavica inerzia di fronte al nuovo, che non capiscono perciò combattono. Credo che Tolstoj gli affidi le sue personali riflessioni (se non sbaglio anche lui ha tentato invano di rimodernare la sua tenuta, migliorando anche le condizioni dei contadini), e mi piace molto che le svolga con tanto realismo, senza lasciarsi trasportare dai moralismi.

Ma, soprattutto, mi sono rotolata da ridere davanti alla scena di Levin che tenta di evitare che lo sguardo gli si posi sulla scollatura trapezoidale della cognata di Svijazskij, scollatura che è proprio stata messa apposta per lui :mrgreen::mrgreen:
 
Ultima modifica:

darida

Well-known member
terza parte fino al XXVIII cap.

Molto interessanti i discorsi di Levin con i proprietari terrieri :)
mi è piaciuto questo passaggio: "Levin tentava di penetrare più in la' delle stanze di ricevimento della mente di Sva...:mrgreen: aperte a tutti..."

Intanto, Anna, povera cara che situazione, con quei due baccalà, si è innamorata dell'idea romantica dell'amore...che guaio :boh:

la scena della scollatura ha divertito anche me :mrgreen: Levin è un filino bigottino... come Lev
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Fino al cap 28

nel capitolo 3 paragrafo 27 è tradotto così anche a voi???

cose da pazzi!!!! è una battuta che potrebbe benssimo circolare oggi in Europa:MM

Ci sono arrivata... anche a me è tradotto così.
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Se Levin non avesse avuto la qualità di vedere le persone dal lato migliore...

Anche io ce l'ho o forse dovrei dire ce l'avevo, perché ultimamente sto valutando anche quello peggiore (purtroppo :W).
 

Spilla

Well-known member
Parte IV - cap 4
La situazione precipita... mi ha messo i brividi il sogno gemello di Anna e Vronskij, con il vecchietto che parla in francese :paura:
 

Spilla

Well-known member
Fine parte terza

Non ho ancora capito se l'atteggiamento di Aleksej Alexandrovic sia detestabile o solo da commiserare. Effettivamente anche lui, in questo contesto e davanti alla decisione di Anna, sembra non avere altra strada. Certo, se riuscisse a manifestare un po' di più i suoi sentimenti risulterebbe più simpatico.
Anna non ha affatto capito che l'amore non è una condizione statica, forse pensava di poter vivere beandosi degli occhi del suo amato per tutto il resto della vita? Vronskij ormai se lo è confessato: a Mosca era felice, ma la felicità gli stava davanti, era da raggiungere, ora ha compreso che il massimo della felicità è già alle spalle. Qui si mette mooooooolto male :?

Misurando con la bilancia i due uomini di Anna, dopo aver visto come Vronskj aggiusta la sua contabilità ( :OO ) e aver letto a quale granitico sistema di valori si tiene saldo, difficile dire chi dei due butterei dalla torre. Entrambi ? :boh: :mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 

darida

Well-known member
Fine parte terza

...

Misurando con la bilancia i due uomini di Anna, dopo aver visto come Vronskj aggiusta la sua contabilità ( :OO ) e aver letto a quale granitico sistema di valori si tiene saldo, difficile dire chi dei due butterei dalla torre. Entrambi ? :boh: :mrgreen::mrgreen::mrgreen:

I baccala'? -non ho ancora concluso la terza parte- ma sento di potermi sbilanciare:secondo me, entrambi :mrgreen: :mrgreen:
 

darida

Well-known member
...

niente spoiler, considerazione al volo
salvo le donne in questo romanzo, fatta eccezione, e con qualche riserva, per Levin :)

che dite, troppo presto per sbandierare la bandiera sessista? :mrgreen:
 

isola74

Lonely member
niente spoiler, considerazione al volo
salvo le donne in questo romanzo, fatta eccezione, e con qualche riserva, per Levin :)

che dite, troppo presto per sbandierare la bandiera sessista? :mrgreen:

veramente, continuando la lettura (ho iniziato la parte quarta) la protagonista non merita poi tutta 'sta simpatia secondo me, e questo pesa molto sulla battaglia dei sessi visto che il libro è intitolato a lei:mrgreen:

Per ora sono pari
 

darida

Well-known member
veramente, continuando la lettura (ho iniziato la parte quarta) la protagonista non merita poi tutta 'sta simpatia secondo me, e questo pesa molto sulla battaglia dei sessi visto che il libro è intitolato a lei:mrgreen:

Per ora sono pari

Uhm, comunque vada, a quella santa donna della Darija và un credito incondizionato solo per avere Stepan come marito,
Kitty è il fulcro di un ideale femminile e molto positivo come personaggio
La spina nel fianco in effetti è Anna, personaggio controverso, è stretta nel confuso moralismo del suo ideatore, la lancia allo sbaraglio e poi la giudica, c'è da provarne pena...:boh:

per finire, pari proprio non direi :mrgreen:
 
Ultima modifica:

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
terza parte finita - citazioni da Levin (e fratello)

Secondo me questo romanzo si sarebbe dovuto intitolare col nome di Levin :mrgreen:.

- Nonostante la tetraggine della natura circostante, (Levin) si sentiva particolarmente eccitato...

Beato lui, a me il maltempo mette sempre malinconia e poi rabbia (nei mesi in cui si può piantare) per l'orto che non può essere coltivato (per chi non lo sapesse io sono una lettrice "contadina a tempo perso" :mrgreen:).

- «Io lavoro, io voglio fare qualcosa, e ho dimenticato che tutto finirà, che c'è la morte.»
Cominciava appena a schiarirglisi il problema di come vivere, che ecco gli si presentava un nuovo insolubile problema: la morte.


Non per ricoprire il ruolo del nostro prof. Dallolio, ma questa considerazione sulla morte a me fa davvero riflettere :paura:.


- Già da tempo Lèvin aveva notato che quando una persona ti mette a disagio con la sua soverchia arrendevolezza e docilità, ben presto diventa
insopportabile per il suo soverchio pretendere e cavillare
.

- «Là,» disse Nikolàj Lèvin, facendo brillare gli occhi di cattiveria e sorridendo ironicamente, «là, almeno, c'è il fascino, come dire, geometrico, della chiarezza, dell'incontrovertibilità. Può darsi che sia un'utopia. Ma supponiamo che di tutto il passato si possa fare tabula rasa: niente proprietà, niente famiglia; allora anche il lavoro si organizza su basi nuove. Ma tu non hai nulla...»
«Perché confondi? Io non sono mai stato comunista.»
«E io lo sono stato e trovo che è una cosa prematura, ma ragionevole, e che ha un avvenire, come il cristianesimo nei primi secoli.»


P.s. ho scoperto come è facile fare il copia e incolla dall'e-book :YY.
 

handel589

New member
Finito la Parte III.

Mi è piaciuta moltissimo questa parte finale su Levin, ne riporto un passaggio che ho apprezzato particolarmente.

La questione della nuova organizzazione della sua azienda lo interessava come mai nulla in vita sua. Lesse i libri datigli da Svijazskij, e, fattisi arrivare quelli che non aveva, lesse anche libri politico-economici e socialistici su questa materia, ma, come del resto si aspettava, non trovò nulla che si riferisse alla cosa da lui intrapresa. Nei libri di economia politica, in Mill, per esempio, che studiò per primo, con gran calore, sperando di trovare da un momento all'altro la risoluzione delle questioni che lo interessavano, trovò delle leggi tratte dallo stato dell'economia europea; ma non vedeva in nessun modo perché queste leggi, inapplicabili in Russia, dovessero essere generali. La stessa cosa egli vedeva anche nei libri socialistici: o erano fantasie bellissime, ma inapplicabili, cui egli s'appassionava ancora quando era studente, o correzioni, riparazioni di quello stato di cose in cui era posta l'Europa e con cui l'agricoltura in Russia non aveva nulla in comune. L'economia politica diceva che le leggi secondo le quali s'era sviluppata e si sviluppava la ricchezza dell'Europa erano leggi generali e indubitabili. La dottrina socialistica diceva che lo sviluppo economico secondo queste leggi conduceva alla rovina. E nè l'una, nè l'altra dava non solo una risposta, ma neppure il più piccolo accenno di quello che lui, Lévin, e tutti i muziki e i proprietari terrieri russi dovevano fare coi loro milioni di braccia e di desjatiny, perché fossero il più possibile produttive per il benessere generale.

Un discorso attualissimo, purtroppo il nostro sistema economico, da quel che ho potuto constatare attraverso i miei studi universitari, pone le sue fondamenta in alcune scuole di pensiero, le cui teorie, per farla breve, partono da assunzioni e presunzioni, a priori, irrealistiche e arbitrarie, fatte con lo scopo di semplificare inizialmente il ragionamento. Mi sono identificato molto con Lévin in questo passaggio; come me da alcuni anni, egli si trova di fronte a un problema, a uno stallo: ma perché devo applicare alla mia azienda, russa, delle leggi che vengono spacciate per indubitabili, ma che in realtà sono applicabili (forse) solo alla situazione europea? Esse sono generali, teoriche, ma non gli dicono nulla su come esse possano servire concretamente al benessere generale. È una questione su cui personalmente rifletto da molto tempo ormai, e ritrovarla in questo romanzo, inaspettata, è stato quasi emozionante. Tra l'altro anche lui si appassionava ancora quand'era studente :mrgreen:
Bello, bello, bello. :HIPP
 

Spilla

Well-known member
Ragazzi, la parte quarta è emozionantissima, ieri l'ho dovuta leggere tutta, appena avevo 5 minuti mi attaccavo al libro :paura:
 
Stato
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