Una sentenza per stupro di gruppo declassato ad "abuso" dai giudici sta facendo discutere tutta la Spagna.
Conosco una pubblico ministero di Madrid, di idee molto conservatrici, che si occupa soprattutto di casi di violenza sessuale. Lei non ha partecipato al processo ma conosce chi invece lo ha fatto, e le voci di corridoio che mi ha riportato dicono che, dai filmati (riservati) che i 5 debosciati hanno fatto durante l’
abuso (uso il termine adoperato dai giudici), appare evidente che è stato uno stupro perché non è possibile che certe cose avvengano senza fare violenza.
Questa storia mi ha fatto ricordare un’esperienza che ebbi a 15 anni e che è rimasta sempre aperta dentro di me, perciò – forse sperando di chiuderne una per chiudere anche l’altra – mi ci arrovello il cervello da mesi.
Alcuni dei punti intorno ai quali giro sono:
1. ai San Fermines puoi andarci per vedere la corrida dalla tribuna in giacca e cravatta, dalle gradinate in maglietta, per partecipare agli
encierros, o per ubriacarti, per unirti ad altri ubriachi e trascorrere una settimana passando da uno sballo all'altro; e per sballo s’intende alcool da coma etilico, droga e sesso sfrenato ovunque e con chiunque (andate su google e ve ne fate un’idea molto chiara).
2. la vittima aveva deciso di separarsi da un suo amico e restare da sola, in leggins, sotto il perizoma, bere troppo e in tali condizioni abbordare i 5 balordi.
3. la vittima aveva dimostrato interesse verso uno di loro (il cosiddetto
Prenda) anche se pare, chiacchierava apertamente con tutti di fare sesso.
4. tutti e 6 hanno girato per ore cercando un hotel dove entrare tutti
a follar (sic!), almeno è quello che hanno dichiarato i dipendenti di una reception chiamati a testimoniare.
5. in modo non molto chiaro, alla fine si sono appartati tutti e sei nell'androne di un palazzo; probabilmente grazie a un trabocchetto di
El Prenda che avrebbe detto agli altri che poi ce ne sarebbe stato anche per loro (sic!).
6. è successo quel che è successo
7. ogni membro della giuria ha detto la sua e alla fine è venuto fuori una condanna per abuso, e cioè, che sì che i 5 avrebbero approfittato del fatto che lei non offriva resistenza, ma non per quello le avrebbero fatto violenza o avrebbero agito contro la sua volontà; ovviamente si può discutere se lei era in grado o meno di esprimere la sua volontà visto che era circondata, con 5 tipi addosso, e lei stessa ha detto che stava zitta per farla finita il prima possibile.
8. Le femministe ne hanno fatto una battaglia e hanno lanciato lo slogan
Un NO è un NO, e un SI’ può diventare un NO in qualsiasi momento.
Io ritengo che il motto delle femministe sia giusto e sacrosanto, ma solo a certe condizioni, e cioè che ci si trovi nella società civile, quella che dovrebbe rispettare le leggi, le regole, il buon senso, la sensibilità, eccetera.
Se invece una/o decide di fuoriuscire dalla società civile e darsi allo sballo (come evidentemente ha fatto la vittima, oltretutto con degli sconosciuti di cui l’unica cosa che sapeva era che giravano con una maglietta con su stampato
Il Branco) che senso ha esigere dagli altri il rispetto delle leggi e delle regole?
Non stavano sballando tutti insieme?
Come si fa a essere sicuri (al punto da condannare 5 persone) del fatto che lei abbia deciso
subito di interrompere la cosa e che invece non abbia avuto un ripensamento solo
durante o addirittura
dopo? Perché in questi due casi le cose cambierebbero e nell'ultimo addirittura non si potrebbe condannare nessuno.
E ammesso e non concesso che lei abbia deciso di punto in bianco di smettere di sballare, come possiamo essere sicuri che effettivamente lo abbia esplicitato ai 5 balordi?
E se lei si era messa in condizione di non poter esplicitare più niente (con 5 intorno capita), la colpa è solo loro? Lei non sarebbe co-responsabile della situazione d’impotenza in cui si è ritrovata?
Alle domande di cui sopra non riesco a darmi una risposta perciò non condanno e non assolvo.
Resto in sospeso pensando che:
9. una vittima è una vittima per quanto sia stata irresponsabile,
10. che la colpevolezza va provata ma l’innocenza non si ottiene certo con le scuse,
11. detto ciò non è corretto condannare dei giudici solo perché si sono ritrovati nella situazione di non poter giudicare al di là di ogni ragionevole dubbio ciò che è accaduto.
12. non sono d’accordo sulla successiva scarcerazione in quanto non possono ricommettere il reato: tanta o poca la colpa, la pena si paga.
13. le femministe avrebbero potuto cercarsi un caso un po’ meno ingarbugliato, che non ne mancano di certo; a questo modo, secondo me, si sono fatte un mezzo autogol.
Da quello che ho capito, l’opinione pubblica spagnola è spaccata: donne e gioventù (maschi e femmine) sono colpevolisti; gli uomini da una certa età in poi si dividono a loro volta tra coloro che ci andrebbero cauti e i cretini che fanno battute.