La poesia del giorno....

qweedy

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Non sapevo che Montale avesse scritto questa "parodia" che richiama la poesia di D'Annunzio:

Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.

Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.

Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.

Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.

Piove
in assenza di ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.

Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.

Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.

Eugenio Montale
 

Shoshin

Goccia di blu
Non pensavo fosse conosciuto.
Invece oggi qualcuno ne ha parlato.
È giusto così.
È stata una voce altissima.


Indirizzo


“Dove è la casa dell’Amico?”
Chiese all’alba il cavaliere.
Il cielo esitò.
Il passante teneva stretto un ramo di luce
tra le labbra, lo offrì alle sabbie oscure
indicò col dito un pioppo e disse:


“Prima di arrivare all’albero,
trovi un sentiero più verde del sogno di Dio
dove l’amore è azzurro come le ali della sincerità.
Prosegui fino in fondo al sentiero
che emerge oltre l’adolescenza,
poi volgi verso il fiore della solitudine,
e fermati due passi prima,
a guardare l’eterno ruscello dei miti terrestri
colto da un limpido timore.
Nell’intimità mutevole dello spazio
sentirai un fruscio:
vedrai un fanciullo arrampicarsi sull’alto pino
per rapire il pulcino dal nido della luce
chiedi a lui
dove è la casa dell’Amico”.


Sohrab Sepehri
poeta e pittore persiano.
 

qweedy

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Mi preoccupavo
Mi preoccupavo parecchio.
Per il giardino: crescerà?
Per i fiumi: scorreranno nella giusta direzione?
Per la Terra: sta girando nel modo in cui dovrebbe?
E se non è così, come posso io correggere le cose?
Avevo torto o ragione,
sarò perdonata? Posso fare di meglio?
Sarò mai in grado di cantare? Persino gli uccelli
sanno farlo mentre io… io sono senza speranza.
La mia vista sta già calando
o me lo sto solo immaginando?
Mi verranno i reumatismi, l’artrite, la demenza?
Finalmente mi resi conto che preoccuparmi non mi portava da nessuna parte.
E ho lasciato perdere. Ho preso il mio vecchio corpo,
sono uscita fuori nella luce del mattino
e ho cantato.

Mary Oliver

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Monserrat Gudiol
 

qweedy

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La più bella storia d'amore

L'ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.

Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l'ingenua volontà dell'occhio.

Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell'udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.

Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.

Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l'eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d'Amore
ma, come dice l'adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.

E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d'Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.

Luis Sepúlveda
 

qweedy

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Adesso è forse il tempo della cura.
Dell’aver cura di noi, di dire
noi. Un molto largo pronome
in cui tenere insieme i vivi,
tutti: quelli che hanno occhi, quelli
che hanno ali, quelli con le radici
e con le foglie, quelli dentro i mari,
e poi tutta l’acqua, averla cara, e l’aria
e più di tutto lei, la feconda,
la misteriosa terra. È lì che finiremo.
Ci impasteremo insieme a tutti quelli
che sono stati prima. Terra saremo.
Guarda lì dove dialoga col cielo
con che sapienza e cura cresce un bosco.
Si può pensare che forse c’è mancanza
di cura lì dove viene esclusa
l’energia femminile dell’umano.
Per quella energia sacrificata,
nella donna e nell’uomo, il mondo
forse s’è sgraziato, l’animale
che siamo s’è tolto un bene grande.
Chi siamo noi? Apriamo gli occhi.
Ogni millimetro di cosmo pare
centro del cosmo, tanto è ben fatto
tanto è prodigioso.

Chi siamo noi, ti chiedo, umane e
umani? Perché pensiamo d’essere
meglio di tutti gli altri? Senza api
o lombrichi la vita non si tiene
ma senza noi, adesso lo sappiamo,
tutto procede. Pensa la primavera scorsa,
son bastati tre mesi – il cielo, gli animali
nelle nostre città, la luce, tutto pareva
ridere di noi. Come liberato
dall’animale strano che siamo, arrivato
da poco, feroce come nessuno.
Teniamo prigionieri milioni e milioni
di viventi e li maltrattiamo.
Poi ce li mangiamo, poveri malati
che a volte non sanno stare in piedi
tanto li abbiamo tirati su deformi –
per un di più di petto, per più latte.

Chi siamo noi ti chiedo ancora.
Intelligenze, sì, pensiero, quelli con le
parole. Ma non vedi come non promettiamo
durata? Come da soli ci spingiamo fuori
dalla vita. Come logoriamo lo splendore
di questo tiepido luogo, infettando
tutto e intanto confliggiamo fra di noi.
Consideriamo il dolore degli altri
e delle altre specie.
E la disarmonia che quasi ovunque portiamo.
Forse imparare dall’humus l’umiltà. Non è
un inchino. È sentirsi terra sulla nobile terra
impastati di lei. Di lei devoti ardenti innamorati.

Dovremmo innamorarci, credo. Sì.
Di ciò che è vivo intorno. E in primo luogo
vederlo. Non esser concentrati
solo su noi. Il meglio nostro di specie
sta davanti, non nel passato. L’età
dell’oro è un ricordo che viene
dal futuro. Diventeremo cosa? È una
grande avventura, di spirito, di carne,
di pensiero, un’ascesa ci aspetta.
Eravamo pelo musi e code.
Diventeremo cosa?
Diremo io o noi? E quanto grande il noi
quanto popolato? Che delicata mano
ci vuole ora, e che passo leggero, e mente
acuta, pensiero spalancato al bene. Studiamo.
Impariamo dal fiore, dall’albero piantato,
da chi vola. Hanno una grazia che noi
dimentichiamo. Cura d’ogni cosa,
non solo dell’umano. Tutto ci tiene in vita.
Tutto fa di noi quello che siamo.

Mariangela Gualtieri


 

qweedy

Well-known member
Benedico le mie mancanze
ciò che mi manca mi protegge
da ciò che perderò;
tutte le mie capacità
seccate nel prato incolto
mi difendono da quelle
sterili, insulse nel vuoto.
Ciò che mi manca m’insegna
ciò che mi è rimasto mi disorienta
perché mi mostra immagini del passato
come fossero promesse per il futuro.

Katerina Anghelaki-Rooke
 

qweedy

Well-known member
Ci sono parentesi
più o meno quadre
che nella matematica della vita
è difficile far quadrare.
Ci sono insiemi
più o meno scoppiati
talmente bucati
che non si reggono più da soli.
Ci sono tangenti
che ti sfiorano
come meteore
per poi perdersi in un infinito.
Ci sono triangoli
più o meno acuti
che poi ti lasciano solo ferite
e cocci in mano.
Ci sono storie
tonde come un cerchio
di cui non si riesce mai
a trovare l'inizio e la fine.
Com'è complicata
la matematica della vita
un'operazione
difficile da svolgere
con tante incognite
e tante sorprese inattese.

Paolo Olivero - “La matematica della vita”
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff

Fuori Posto di Charles Bukowski

Brucia all'inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all'inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all'inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all'inferno.

L'inferno di
me stesso.
 

Monica

Active member
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro Aprile

Pierpaolo Pasolini
 

qweedy

Well-known member
A volte l'amore c'entra poco
con i corpi e pure con le anime,
è una cosa tra te e la luce,
una confidenza con l'aria,
un'intimità con i tuoi passi,
con i segreti del tuo respiro.
Non ti allontani e non ti avvicini
a nessuno, ti scorre un sorriso
silenzioso tra le braccia,
è tua, è solo tua questa grazia.

Franco Arminio (Studi sull'amore)
 

gamine2612

Together for ever
Quando la notte mostra i suoi misteri
ti puoi sentire perso nell'universo
Una luce fioca che ti illumina appena
é sufficiente ad infonderti un po' di speranza
Sei apparso tu all'orizzonte, come per gioco
Portavi allegria, giochi di parole, musica e canti un po' nostalgici
Un bel sorriso chiaro ed un sguardo di cielo
Così mi sono affidato senza remore
ad uno sconosciuto che è diventato subito amico
E' nato un sentimento delicato ad avvolgente
Ora i giochi sono mutati e non è più possibile
ignorare quello che è sbocciato come un fiore

(anonimo)
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Il paw-paw

Una donna mi parla
di un albero di paw-paw.

Non ho mai visto un albero di paw-paw.
Non ne ho mai mangiato i frutti.

Faccio sì con la testa.
La conversazione va avanti.

Ci sono tante cose
che pensiamo di capire,
finché ci fermiamo a pensare.

La sua vita.

La mia.

Jane Hirshfield
 

qweedy

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Lavoro

Un tempo
la mia vita era facile. La terra
mi dava fiori frutta in abbondanza.

Or dissodo un terreno secco e duro.
La vanga
urta in pietre, in sterpaglia. Scavar devo
profondo, come chi cerca un tesoro.

Umberto Saba
 

qweedy

Well-known member
Se posso perdonare, allora devo
riuscire a perdonare anche me stessa
e smetterla di starmi a giudicare
per come sono o come dovrei essere.
Qui non si tratta di consapevolezza
ma è la superbia che mi tiene stretta
in una stolta morsa che mi danna.
Eccomi infatti qui dannata a chiedermi
che cosa fare per essere perfetta.

Tenersi all’apparenza, forse descrivere
soltanto cose in mutua tenerezza.

Patrizia Cavalli
 

qweedy

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Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Kostantin Kavafis
 

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Strade

Inutile chiedersi che lago protetto da aironi
si trovava nell'altra vallata,
o rimpiangere i canti del bosco
che non avevo attraversato.
Inutile chiedersi dove
potevano portare altre strade,
dato che portavano altrove;
poiché è solo qui e ora
la mia vera destinazione.
È dolce il fiume nella tenera sera
e tutti i passi della vita mi hanno
portata a casa.


RUTH BIDGOOD
 

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La grande paura

La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.

Piera Oppezzo
 
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