La poesia del giorno....

qweedy

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L’edera

Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti,
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.

Senza turbamento non so guardarla.
La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente, alterazioni invisibili.
Come se non vent’anni ma molti secoli
fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.

Pure, solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore.

Franco Fortini (da “Una volta per sempre”, Mondadori, 1963)
 

Shoshin

Goccia di blu
Un suono discende da molto lontano
Assenza di tempo e di spazio
Nulla si crea, tutto si trasforma

La luce sta nell'essere luminosi
Irraggia il cosmo intero
Cittadini del mondo
Cercano una terra senza confine

La vita non finisce
È come il sogno
La nascita è come il risveglio

Finché non saremo liberi
Torneremo ancora
Ancora e ancora

Lo sai
Che il sogno è realtà
E un mondo inviolato
Ci aspetta da sempre
I migranti di Ganden
In corpi di luce
Su pianeti invisibili

Molte sono le vie
Ma una sola
Quella che conduce alla verità
Finché non saremo liberi
Torneremo ancora
Ancora e ancora



Franco Battiato
Roberto Camisasca
 

Shoshin

Goccia di blu
Luce,io,fiore,acqua

Non c'è una nuvola. Non c'è il vento.
Mi siedo al bordo della vasca:
pesciolini, luce, io, fiore, acqua. Grappolo puro della vita.

Mia madre coglie basilico.
Pane, basilico e formaggio, cielo senza nubi, petunie fresche. La redenzione è vicina:
qui, tra i fiori del cortile.

Che carezza versa la luce nella coppa ramata!
La scala, dall'alto del muro, porta il mattino sulla terra. Tutto è nascosto dietro un sorriso.
Le mura del tempo hanno uno spiraglio, dove si intravede il mio volto. Ci sono cose che non so.
So che morirò, se colgo un filo d’erba.
Vado su, fino in cima, con le ali che mi colmano Scorgo le vie nelle tenebre, con il lume che mi riempie Sono pieno di luce, di sabbia
pieno di alberi e fronde.
Sono pieno di vie, ponti, fiumi, onde. Pieno dell’ombra di una foglia nell'acqua: Come è solo l'intimo mio!

Sohrab Sepehri


Traduzione a cura di Francesco Occhetto e Faezeh Mardani


Attendo con ansia l'arrivo di un libro con la raccolta di poesie scelte di Sohrab.
Con il testo persiano a lato.
Devo sapere più cose di lui.
Ci deve essere un motivo.
Ma non cerco risposta.
 

qweedy

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La realtà esige

La realtà esige
che si dica anche questo:
la vita continua.
Continua a Canne e Borodino
e a Kosovo Polje e a Guernica.

C’è un distributore di benzina
nella piazza di Gerico,
ci sono panchine dipinte di fresco
sotto la Montagna Bianca.
Lettere vanno e vengono
tra Pearl Harbour e Hastings,
un furgone di mobili transita
sotto l’occhio del leone di Cheronea,
e ai frutteti in fiore intorno a Verdun
si avvicina il fronte atmosferico.

C’è tanto Tutto
che il Nulla è davvero ben celato.
Dagli yacht ormeggiati ad Anzio
arriva la musica
e le coppie danzano sui ponti al sole.

Talmente tanto accade di continuo
che deve accadere dappertutto.
Dove non è rimasta pietra su pietra,
c’è un carretto di gelati
assediato dai bambini.
Dov’era Hiroshima
c’è ancora Hiroshima
e si producono molte cose
d’uso quotidiano.

Questo orribile mondo non è privo di grazie,
non è senza mattini
per cui valga la pena svegliarsi.
Sui campi di Maciejowice
l’erba è verde
e sull’erba, come è normale sull’erba,
una rugiada trasparente.

Forse non ci sono campi se non di battaglia,
quelli ancora ricordati,
quelli già dimenticati,
boschi di betulle e boschi di cedri,
nevi e nebbie, paludi iridescenti
e forre di nera sconfitta,
dove per un bisogno impellente
ci si accuccia dietro a un cespuglio.

Qual è la morale? – forse nessuna.
Di certo c’è solo il sangue che scorre e si rapprende
e, come sempre, fiumi, nuvole.

Sui valichi tragici
il vento porta via i cappelli
e non c’è niente da fare –
lo spettacolo ci diverte.

Wislawa Szymborska (da Ogni caso - 1972) (Traduzione di Pietro Marchesani)

 

Shoshin

Goccia di blu
Che cosa sono i fiori?
non senti in loro come una vittoria?
la forza di chi torna
da un altro mondo e canta
la visione. L’aver visto qualcosa
che trasforma
per vicinanza, per adesione a una legge
che si impara cantando, si impara profumando.

Che cosa sono i fiori se non qualcosa d’amore
che da sotto la terra viene
fino alla mia mano
a fare la festa generosa.

Che cosa sono se non
leggere ombre a dire
che la bellezza non si incatena
ma viene gratis e poi scema, sfuma
e poi ritorna quando le pare.

Chi li ha pensati i fiori,
prima, prima dei fiori.

MARIANGELA GUALTIERI

[da “So dare ferite perfette (2003–2004)”, in “Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso”, Einaudi, Torino, 2006]
 

qweedy

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BEATO IL MIO VICINO

Beato il mio vicino che dalle sue finestre
coglie con gli occhi i fiori che io curo,
i colori che veglio dal buio della casa.
Io penso a togliere le foglie secche
a dare l’acqua ai vasi appena serve,
devo sempre patire quando un giorno
vedo che sono morti eternamente.
Per lui sono soltanto vivi, solo belli,
non ha bisogno di saperne i nomi
per imparare come amarli meglio.
Beato lui, il vicino,
che chiama il mio balcone il suo paesaggio
e che di fronte a sé tra strada e cielo
vede distintamente il mio destino.

SILVIA BRE
("Marmo", Giulio Einaudi Editore, aprile 2007)
 

qweedy

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"Esercizio del Trasloco"

Il tempo qui non è stato
che un pezzo di cartone,
un sobbalzo. La porta
si chiude per l’ultima volta.
Il fascio di forze domestiche
il genio del luogo
saluto ora con ringraziamento.

A tutto ciò che tace perfettamente
e che sempre qui dentro ha taciuto
a ciò che non appare
in questa casa vuota
e resta come in larga attesa.
A questo punto del mondo, alto sulla città vecchia
a questa cuccia di luce e conforto
in cui abbiamo amato meglio che potevamo
e dormito bene nella sua pace
e fatto tutte le cose umane
delle vite, al mio cuore
senza tristezza che tutto saluta
contento, come esercizio
di distaccamento, come grande
scuola del trasloco e del suo lasciare la presa.

Vi lascio, cose.
Il vostro mancarmi sia la melodia
che ora mi guida:
La schiena liberata dal peso
stia dritta in attesa
della più alta impresa.
Il bastarmi del poco e del niente che serve.
E il resto sia vuoto. Sia intesa
con tutto ciò che non pesa.

Mariangela Gualtieri
 

Shoshin

Goccia di blu
Dalle tue mani nascevano stelle rosse e bianche.
Era il 189... alla Chapelle d'Angillon,
erano le stelle eterne
dal cielo dell'adolescenza.
Di notte spegnevi le lampade
in modo che potessimo trovare i sentieri perduti
che conducono a un liuto rotto e a costumi d'altri tempi,
ad una scuderia fatiscente e a una festa in fienile
dove si incontrano ragazze e vecchie che perdonano tutto.

Ciò che conta non è la luce che accendiamo giorno per giorno,
ma quella che talora spegniamo
per custodire la memoria segreta della luce.
Ciò che conta non è la casa di tutti i giorni
ma quella nascosta in un angolo dei sogni.
Ciò che conta non è la carrozza
ma le sue tracce scoperte per caso nel fango.
Ciò che conta non è la pioggia
ma i suoi ricordi dietro le finestre di mezza estate.

Ci siamo incontrati nella remota strada di un villaggio del sud.
Eri un vagabondo con la barba lunga e una bambina in braccio,
Era la tua ombra - l'ombra della persona scomparsa nel 1914 -
che si fermava a guardare i bambini giocare ai banditi,
o inseguire le oche in una pioggerellina svogliata,
o aiutare le loro madri a sgusciare i piselli
mentre le nuvole passavano come un'estranea,
l'unica che ci avrebbe veramente amato.

È il tramonto.
E al suono di una campana che chiama alla festa
la dura crosta delle apparenze si è spezzata.
Appare la casa vegliata dal glicine, una ragazza
che legge sotto il pergolato al cinguettio dei passeri,
nel rumore delle ruote di una nave lontana.

La realtà segreta brillava come un frutto maturo.
Cominciarono ad accendersi le luci del paese.
I bambini entrarono nelle loro case. Udimmo il fischio degli spari che ti chiamavano.
Sei scomparso dicendoci: "Non c'è casa, né genitori, né amore:
ci sono solo compagni di gioco."
E hai spento tutte le luci
perché accendessimo
per sempre le stelle dell'adolescenza
sorte dalle tue mani in un tramonto del milleottocento
novanta e qualcosa.

*Jorge Teillier (1935-1996)
I domini perduti



*Poeta cileno della "Generazione letteraria dei '50", creatore della "Poesia Larica". Per lui l'importante in poesia non è l'estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.
 

qweedy

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Donna

Nessuno può immaginare
Quel che dico quando me ne sto in silenzio
Chi vedo quando chiudo gli occhi
Come vengo sospinta quando vengo sospinta
Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
Quando ho fame quando parto
Quando cammino e quando mi perdo,
nessuno sa che per me andare è ritornare,
e ritornare è indietreggiare
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
Ed io glielo lascio credere
E creo.
Hanno costruito per me una gabbia
affinché la mia libertà fosse una loro concessione
E ringraziassi e obbedissi
Ma io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro
Sono libera nella vittoria e nella sconfitta
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
Tuttavia la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio
E al mio desiderio non impartiscono ordini.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
Ed io glielo lascio credere
E creo.

Joumana Haddad

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Louise Camille Fenne
 

qweedy

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Ricordo di Marie A.

Un dì del mese azzurro di settembre
quieto all’ombra di un giovane susino
tenevo il quieto e pallido amor mio
fra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d’estate
c’era, ed a lungo la guardai, una nuvola.
Era assai bianca e alta da non credere
e quando la cercai non c’era più.

Dopo quel giorno molte e molte lune
con tante acque sono corse via.
Sono i susini già tutti recisi,
e dell’amore, mi chiedi, che fu?
E ti rispondo: non me ne ricordo.
Eppure, credi, so che cosa intendi:
ma quel suo viso, io, non lo so più.
Questo soltanto so: che la baciai.

E anche il bacio, l’avrei dimenticato
non fosse per la nuvola che passava.
Quella so ancora e sempre la saprò:
era assai bianca e mi veniva incontro.
Sono forse i susini ancora in fiore,
forse il settimo figlio già quella donna avrà.
Ma pochi istanti fiorì quella nuvola
e quando la cercai era già vento.

(Brecht, Poesie e canzoni)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi è tornata in mente giorni fa per l'ultimo verso

Alla sera di Ugo Foscolo

Forse perchè della fatal quïete
Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure, onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge
 

Shoshin

Goccia di blu
Dove nessuno mi chiama

Ti ho amata come si amano le cose che non succedono,
come si dà un nome alle carezze
e si diffonde il dono della tristezza
in una notte qualunque
cercandoti in un bar dove non eri,
inseguendo la tua pioggia nelle strade vuote
dove non sei mai stata e ancora mi aspetti.


Fernando Beltrán
 

qweedy

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Elenco

Ho fatto un elenco di domande
a cui ormai non otterrò risposta,
poiché o sono premature
o non farò in tempo a comprenderle.

L'elenco delle domande è lungo,
tocca questioni più e meno importanti,
e poiché non voglio annoiarvi,
ne rivelerò solo alcune:

Cos'era reale
e cosa sembrava esserlo appena
in questa platea
stellare e substellare,
dove oltre al biglietto d'ingresso
bisogna avere quello d'uscita ;

Che ne sarà di tutto il mondo vivo,
che non farò in tempo
a paragonare con un altro mondo vivo;

Di cosa scriveranno
l'indomani i giornali;

Quando cesseranno le guerre
e cosa le sostituirà

All'anulare di chi
è ora l'anello
rubatomi - Perduto ;

Dov'è il posto del libero arbitrio,
che riesce a esserci e non esserci
contemporaneamente;

Che ne sarà di decine di persone -
ci conoscevamo davvero oppure no ;

Cosa cercava di dirmi M.,
Quando non poteva più parlare ;

Perché ho preso per buone
cose cattive
e cosa mi occorre
per non sbagliarmi più?

Certe domande le annotavo
un istante prima di addormentarmi.
Al risveglio
non riuscivo più a decifrarle.

A volte ho il sospetto
che si tratti di un codice vero.
Ma anche questa è una domanda
che mi abbandonerà un giorno.

Wislawa Szymborska
 

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Forza. Gli alberi vedono da ogni dove,
foglie rami corteccia, le radici
sono per il profondo, lo succhiano,
lo cullano, lo rendono capace
di prime volte, di sbiechi.
Sottoterra nessuno va dritto al punto,
girovaga, erra, dorme e spunta le pietre.
Forza. Gli alberi ti sentono
percepiscono il fremito
e sanno come tesserlo
nitido e scarno come un dizionario.
Forza, ti hanno posato una parola in mano
non renderla rispettabile, spargila
non lasciarla bruciante in gola.

CHANDRA LIVIA CANDIANI
("Pane del bosco", Giulio Einaudi Editore, settembre 2023)
 

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Fiorire è il fine.

Chi passa un Fiore
con uno sguardo distratto
stenterà a sospettare
le minime circostanze
coinvolte in quel luminoso fenomeno,
costruito in modo così intricato,
poi offerto come farfalla
al mezzogiorno.
Colmare il bocciolo, combattere il verme,
ottenere quanta rugiada gli spetta,
regolare il calore, eludere il vento,
sfuggire all’ape ladruncola,
non deludere la natura grande
che attende proprio quel giorno.
Essere un Fiore, è profonda responsabilità.

Emily Dickinson
 

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Incrociare lo sguardo -
questo tremolio di raggio,
che ti trafigge fino a baratri ignoti
dentro di te,
affogati nell'attesa.

L'esistenza si dischiude
nell'attimo in cui incroci lo sguardo:
senza limiti di frontiera,
senza ombra di dipendenza,
senza scopo, senza paura,
senza determinazione alcuna.

In un attimo il tocco leggero
dell'invisibile completezza
del mondo creato.
Incrociare lo sguardo,
sentire la musica
della luce stessa.

Un sublime attimo di libertà.
In un baleno
si incontrano due raggi
di due contrapposti universi:
il raggio ardente del corpo
e il raggio fresco dello spirito.

Una domanda che è un lampo.
E il segreto negli abissi profondi
ti chiama per essere svelato
e tuttavia rimanere segreto.

È ciò a cui sei votato
in questo strano mondo -
incrociare lo sguardo.

Blaga Dimitrova
 

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Se d’improvviso avessi due cuori
saprei certamente cosa farne.
Considerando che l’uno
ha diversi punti di sutura
che gli scossoni sono stati tanti
che è perfino caduto più volte
in un polveroso dirupo
e che a volte mi fanno male le cicatrici
perché anche il dolore
ha i suoi anniversari
mi piacerebbe tenere l’altro
tutto nuovo e indenne
pronto soltanto all’uso raro
della meraviglia e dell’amore
come una volta si teneva nell’armadio
il vestito buono per la festa.
Mi colpisce sempre però
il posto dove tornano i migratori
quel vecchio nido
che ha passato l’inverno
e penso in fondo
non si può amare altro
che la bellezza delle cicatrici
quel fatto che contengono insieme
dolore e speranza.

Anna Spissu
 

qweedy

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MATTINO

Credimi, sono al centro della mia stanza
in attesa che piova. Sono solo. Non m’importa
di finire o meno la mia poesia.

Aspetto la pioggia,
bevendo il caffè e guardando dalla finestra un bel paesaggio
di cortili interni, con panni stesi e immobili,
silenziosi panni di marmo nella città, dove non esiste
il vento e in lontananza si sente solo il ronzio
di una televisione a colori, guardata da una famiglia
che a quest’ora, come me, beve il caffè riunita intorno
a un tavolo:

credimi i tavoli di plastica gialla
si moltiplicano fino alla linea dell’orizzonte e oltre:
verso le periferie dove si costruiscono palazzi
di appartamenti, e un ragazzo di 16 anni seduto su
mattoni rossi osserva il movimento dei macchinari.

Il cielo nell’ora del ragazzo è un’enorme
vite cava con cui gioca la brezza. E il ragazzo
gioca con le idee. Con le idee e con scene bloccate.
L’immobilità è una nebbia trasparente e dura
che gli spunta dagli occhi.

Credimi: non sarà l’amore ad arrivare,
ma la bellezza con la sua stola di albe morte.

Roberto Bolaño
 

Pathurnia

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MATTINO

Credimi, sono al centro della mia stanza
in attesa che piova. Sono solo. Non m’importa
di finire o meno la mia poesia.

Aspetto la pioggia,
bevendo il caffè e guardando dalla finestra un bel paesaggio
di cortili interni, con panni stesi e immobili,
silenziosi panni di marmo nella città, dove non esiste
il vento e in lontananza si sente solo il ronzio
di una televisione a colori, guardata da una famiglia
che a quest’ora, come me, beve il caffè riunita intorno
a un tavolo:

credimi i tavoli di plastica gialla
si moltiplicano fino alla linea dell’orizzonte e oltre:
verso le periferie dove si costruiscono palazzi
di appartamenti, e un ragazzo di 16 anni seduto su
mattoni rossi osserva il movimento dei macchinari.

Il cielo nell’ora del ragazzo è un’enorme
vite cava con cui gioca la brezza. E il ragazzo
gioca con le idee. Con le idee e con scene bloccate.
L’immobilità è una nebbia trasparente e dura
che gli spunta dagli occhi.

Credimi: non sarà l’amore ad arrivare,
ma la bellezza con la sua stola di albe morte.

Roberto Bolaño
Una superpoesia!!!!!😍
 

Shoshin

Goccia di blu
Ti siedi e leggi. Quanto sei sola, nemmeno tu lo sai.
Ma a volte indovini e poi con un movimento lento,
e un pizzico di lieve tristezza i tuoi lineamenti semplici
si immergono nella luce.


Ágnes Nemes Nagy


Poetessa, scrittrice, educatrice e traduttrice ungherese. Con l'avvento del Comunismo, le fu proibito di pubblicare dal 1949. Fu simbolo della resistenza letteraria al Realismo Socialista. Durante il periodo stalinista visse di borse di studio a Roma e Parigi e lavorò come insegnante.
 
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